La notizia era nell’aria e l’aveva anticipata anche lo stesso presidente della Regione Calabria Occhiuto: il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, ha deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale la legge Laghi - la 36 del 2024 - poiché viola “la normativa statale ed europea in materia di energia da fonti rinnovabili e ambiente, l’articolo 117 primo comma, secondo comma, lett. s), e terzo comma della Costituzione, il principio di uguaglianza di cui all’articolo 3, di certezza del diritto e del legittimo affidamento, nonché di libertà di iniziativa economica di cui all’articolo 41 della Costituzione”.
La norma in questione, su iniziativa appunto del consigliere regionale Ferdinando Laghi (capogruppo di DeMa), contiene un articolo che vieta una potenza superiore ai 10 Mw termici agli impianti a biomassa nelle aree protette calabresi, con l’obbligo di adeguarsi entro sei mesi dall’entrata in vigore. Segnatamente, la centrale del Mercure, in esercizio nel Parco Nazionale del Pollino, ha una potenza del blocco in funzione pari a 41 Mw elettrici lordi: equivalenti a circa 130 Mw termici.
Alla fine dello scorso mese di dicembre, l’articolo 14 della legge era già stato oggetto di ricorso al Tar della Calabria da parte di Mercure srl (proprietaria dell’impianto e interamente controllata da Sorgenia) poiché, secondo uno dei motivi del ricorso, “la norma varata dalla Regione Calabria vìola il riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni di cui all’art. 117 della Costituzione della Repubblica Italiana”.
Occhiuto di centrale del Mercure non ne vuole sentire parlare, ha già deciso quale ne sarà il futuro tanto da minacciare di dimettersi qualora la legge fosse stata abrogata. Al contrario della Regione Basilicata, il cui presidente Vito Bardi ha confermato invece il sostegno all’attività della centrale: se ne riparlerà martedì prossimo, nella terza commissione del parlamentino lucano, per volonta del capogruppo del Pd Piero Lacorazza.
I comuni favorevoli potrebbero a loro volta ricorrere, ma poi bisognerà capire quali saranno le azione messe in campo dal fronte del no: ovvero dai comuni di Rotonda e Viggianello e dalla associazioni Radar o dal Forum Stefano Gioia.
Insomma, dopo anni di silenzi, la questione Mercure è tornata prepotentemente al centro del dibattito politico e visti i ricorsi pendenti, come è destino ormai di questo insediamento industriale, è nuovamente materia di interesse per le aule di tribunale.
Quella della centrale del Mercure è una battaglia molto lunga, ultraventennale tra chi è favorevole e chi è contro. Tanti le divisioni: nella valle del Mercure ci sono Castelluccio Inferiore e Castelluccio Superiore da una parte e, appunto, Rotonda e Viggianello dall’altra. Sul tavolo le dispute sui dati sulle emissioni e sui posti di lavoro. Ma anche le ricche compensazioni, di cui si sta discutendo il rinnovo.
Gianfranco Aurilio
Lasiritide.it