Al Tribunale di Lagonegro è cominciato il processo (prossima udienza a giugno) che ha al centro la seconda parte della gestione dell'Arena Sinni, il cosiddetto ''macro attrattore'' di Senise, finanziato con i fondi del Programma Speciale Senisese dell'accordo Puglia-Basilicata sull'acqua. Sono quattro gli imputati e le accuse sono di abuso d'ufficio, appropriazione indebita e falso. La vicenda ha avuto inizio grazie a una denuncia dell'allora consigliera comunale di opposizione Giovanna Di Sanzo, quando la giunta era guidata da Rossella Spagnuolo.
Dopo due deludenti stagioni in cui l'Arena Sinni aveva ospitato (come previsto dal progetto originario) lo spettacolo ''Lo sbarco dei Greci in Occidente'' e dopo la rescissione del contratto anzitempo con l'Ati che aveva avviato l'opera nella parte infrastrutturale e in quella artistica, nell'estate del 2018 l'Arena (di proprietà comunale) ospitò una serie di eventi (alcuni gratuiti e altri a pagamento).
La denuncia e il successivo rinvio a giudizio che vede 4 imputati (capo ufficio tecnico, due imprenditori e il tirolare di un'associazione) riguarda proprio questa seconda parte della vita dell'Arena. Sull'abuso d’ufficio, reato che è stato abolito l’estate scorsa dal Centrodestra, come precisato dal Quotidiano del sud, durante l’udienza, ''l’accusa ha evidenziato come la Cassazione abbia recentemente chiesto alla Corte Costituzionale di dichiarare illegittima tale abrogazione. A seguito di questa osservazione, il presidente del collegio ha invitato il pubblico ministero a specificare in modo più dettagliato il capo d’imputazione, chiarendo quali norme sarebbero state violate dall’imputato e in che modo si sarebbe concretizzato l’abuso. L’udienza è stata quindi aggiornata a giugno''.
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Fonte Quotidiano del Sud