 Da Pisticci paese, l’occhio viene rapito da una striscia d’asfalto, mentre una torre si alza tra capannoni e campi verdi. È l’aviosuperficie «Enrico Mattei», “l’aeroporto” della Basilicata, uno scalo che doveva far decollare le tante eccellenze di questa terra, ma non solo. A crederci anche la Calabria del Nord-Est, la Sibaritide, e un’altra lingua importante di terra, quella Pugliese, quella tarantina. Ma di aeroporto, in tanti anni, resta solo un’idea. Tutto fermo, inchiodato dalle tante visioni e divisioni che caratterizzano le nostre società: antichi bizantinismi, dietrologie, lotte magno-greche che da sempre, da troppo tempo, frenano uno sviluppo possibile. Grazie a una raccolta di firme a sostegno dell’opera, dopo anni, qualcosa si sta muovendo. Il noto giornalista Giuseppe Mazzei, assieme ad altri cittadini, politici e imprenditori, sta cercando di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica. Un grido di speranza, ma allo stesso tempo di dolore, per una terra teatro di mitiche battaglie, capace nel tempo di scrivere leggi e costituzioni, in grado di accogliere storie e civiltà diverse. Non solo miti e leggende, dunque, ma vicende e gesta di donne e di uomini che hanno plasmato il nostro modo di fare, nel bene e nel male. Non basta cambiare regione, come in questi giorni si legge, per migliorare. Non serve, se dentro non si ha la voglia di fare, di costruire, di progettare. In questo modo si vive di espedienti, di speranza sulle spalle altrui. Sant’Agostino affermava che “La speranza ha due figli bellissimi: l’indignazione e il coraggio”. Noi spesso ci indigniamo davanti alle troppe cose che non vanno, ma non abbiamo ancora il coraggio come “Comunità” di cambiarle, di progettare assieme un futuro possibile che dia speranza a giovani e meno giovani. Ci si indigna per la mancanza di lavoro, per la sanità, per le politiche socio-assistenziali, e per tanto altro, come i trasporti. Sì, i trasporti. La “Pista Mattei” nel Piano Nazionale Aeroporti (PNA), presentato anni fa –lo ricordiamo- non c’era come “approdo privilegiato all’interno di corridoi aerei”. Il Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili (Mims) aveva messo in consultazione la bozza del Piano elaborato dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC), ma della Basilicata nessuna traccia. Una bozza importante, tanto attesa, che disegna il perimetro d’interesse dell’aviazione civile con un orizzonte sino al 2035. Il PNA è un documento di indirizzo politico e tecnico di sviluppo del trasporto aereo e del sistema aeroportuale in grado di potenziare la competitività del sistema economico nazionale, soddisfare la domanda di mobilità di persone e merci, realizzare la transizione ecologica e digitale del settore, aumentare l’accessibilità alle reti di trasporto di tutti i territori, riducendo le attuali disuguaglianze, ma è proprio così? Probabilmente no, almeno per la nostra Regione. Un Piano comunque aperto a osservazioni, indicazioni, suggerimenti che bisognava inviare alla Direzione Generale per gli aeroporti, il trasporto aereo e i servizi satellitari del Dicastero (DGATASS). Il comune di Pisticci le osservazioni nel 2022 le ha inviate. Il sindaco Domenico Albano – ha sottolineato nel documento- “che i trasporti sono una condizione imprescindibile affinché il territorio regionale si affranchi dall’isolamento e si metta in rete con il resto del Paese in una dimensione europea”. Poi, insiste sui numeri, sulle percentuali: i flussi turistici in aumento come il Pil prodotto nei vari comparti, il lavoro, l’agricoltura, startup, digitalizzazione, sostenibilità sociale, settori che cercano di affrancarsi dal gap storico e di risalire la scala dei valori, ma servono servizi e infrastrutture. Uno scalo – si precisa- che potrebbe essere volano per l’economia, la cultura, capace di far incontrare i progetti intermodali, strategici, con i tanti attori economici, sociali, istituzionali di un’area vasta che va da Corigliano-Rossano, in Calabria, sino al tarantino. “Nelle analisi dei bisogni del territorio”, la nostra Regione è inserita nella macro area Sud-Isole, con Calabria, Sicilia e Sardegna. In realtà compare solo il nome, nient’altro. Mentre nelle “reti gestionali”, facendo confusione, compare in quella Campana: composto da Napoli e Salerno, mentre la “Rete Aeroportuale Pugliese” si dovrebbe estendere anche in Basilicata . In poche parole, le politiche di sviluppo future sono incentrate sul consolidamento e sullo sviluppo degli aeroporti campani e pugliesi. Come si capisce, la « nostra Terra non c’è». Una terra dimenticata, ai margini. Se non scatta un moto d’orgoglio, non servono i referendum per farci fare le “valigie”. Sulla cartina, man mano, perderemo terra, appartenenza, colore e vigore. I nostri paesi, scrigni di storia e di cultura, abitati da gente ( sempre meno) che con caparbietà vive i margini di una società distratta, scompariranno, stritolati da un mondo che non regala opportunità e sogni. E della Lucania resterà, forse, di questo passo, solo qualche riga sui libri ( digitali) di storia.
Vincenzo Diego |