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Lagonegro: l’Ordine gli avvocati chiede si realizzi una casa circondariale.'Unico tribunale ad esserne privo'

26/11/2024



 Il Consiglio dell’ordine degli avvocati (Coa) di Lagonegro, ha approvato la mozione proposta del presidente Enzo Bonafine e si è impegnato “a farsi promotore dell'iniziativa per la realizzazione di una casa circondariale nel circondario di Lagonegro”. Bonafine ha scritto anche ai governatori di Basilicata e Campania, Vito Bardi e Vincenzo De Luca, oltre a tutti i 64 sindaci del comprensorio. Difatti il circondario in questione comprende appunto due regioni, sessantaquattro comuni e due province: Potenza e Salerno. L’avvocatura, oltre a chiedere alle istituzioni politiche e giudiziarie di condividere l’iniziativa, garantisce “l’incondizionata disponibilità ad impegnarsi nel comune interesse alla tutela e valorizzazione delle nostre comunità”. La situazione carceraria in Italia è purtroppo drammatica: al 31 luglio di quest’anno, secondo i dati del Ministero della Giustizia, vi erano 61.465 detenuti contro una capienza regolamentare di 51.282. “Sono, innanzitutto, persone, uomini e donne (molti dei quali, peraltro, presunti non colpevoli perché non condannati in via definitiva) - si legge nella delibera del Coa - costretti in condizioni lesive della dignità umana, ai limiti di ogni sopportazione, come reso evidente dall’elevatissimo, indecente numero di suicidi, non solo tra i detenuti, finanche tra il personale dell’amministrazione penitenziaria”. Tuttavia, fanno notare gli avvocati, Il Tribunale di Lagonegro, “nonostante la sua notevolissima estensione territoriale e l’assenza di qualsiasi accettabile rete di trasporto pubblico, è l’unico, nel panorama nazionale, privo di una casa circondariale, risultando da tempo dismesse sia quella di Lagonegro che quella di Sala Consilina”. Per cui, “tale grave carenza incide inevitabilmente sulla funzionalità dell’ufficio giudiziario”, sottraendo “energie e risorse per i conseguenti spostamenti da e per il Tribunale verso gli istituti di detenzione”, inasprisce “ingiustamente il distacco dei detenuti dalle famiglie, con effetti negativi anche sul percorso di reinserimento, impoverisce un territorio già storicamente preda di politiche di spoliazione”. Per estensione territoriale, quello di Lagonegro, è il secondo tribunale più grande d’Italia, dietro solamente a quello di Roma, eppure non dispone di un istituto penitenziario.


“Una casa circondariale, oltretutto, alleggerirebbe il peso delle presenze negli istituti viciniori - scrive ancora il Coa - così contribuendo all’ineludibile miglioramento delle inumane condizioni di vita dei reclusi.


La straordinaria disponibilità di risorse finanziarie, anche per l’edilizia carceraria, derivante dal Pnrr, impone a tutti i soggetti istituzionali il massimo sforzo per non perdere l’opportunità di dotare il circondario di una fondamentale struttura”. E ancora: “Per tali ragioni, nel declinare quella funzione sociale ontologicamente propria dell’avvocato, che non si esplica solo nel garantire il rispetto dei diritti ma si pone quale promotrice di solidarietà, ritiene che l’Ordine debba assumere la responsabilità di affermare e rivendicare l’assoluta necessità che il circondario abbia una casa circondariale.


Sia chiaro: non importa dove, perché di tutto si ha bisogno, in un momento storico di esasperata centralizzazione, tranne che di sciocche e anacronistiche lotte di campanile”. Quindi la richiesta da parte del Coa “all’Ufficio di Presidenza del Tribunale e della Corte di Appello, l’Ufficio di Procura della Repubblica e della Procura Generale, a condividere la proposta e adottare ogni più utile iniziativa istituzionale affinché la stessa possa trasformarsi in un progetto concreto; ai comuni del circondario, le Regioni Basilicata e Campania, gli enti intermedi, affinché possano coltivare e rafforzare in sede politica tale richiesta; alle associazioni di settore e alla società civile perché si mobilitino, risultando indispensabile il coinvolgimento delle comunità per rivendicare energicamente quella casa circondariale che è non solo naturale e obbligato complemento del presidio giudiziario ma la cui realizzazione costituirebbe una straordinaria opportunità di sviluppo per le ricadute economiche nel breve e lungo periodo”. Secondo una speciale graduatoria pubblicata nello scorso agosto dall’associazione ‘Luca Coscioni’, il ranking del sovraffollamento nelle carceri delle regioni italiane, basato su dati ufficiali del Ministero della Giustizia, assegnava alla Basilicata il settimo posto con un livello di sovraffollamento del 125% (con oltre 460 detenuti). In Basilicata, secondo il Sappe (sindacato autonomo della polizia penitenziaria) - sempre in riferimento alla scorsa estate - si contavano 100 detenuti a Potenza (su una disponibilità di 60 posti), 180 a Matera (su 138 posti), 182 a Melfi (su una base di 138 posti) mentre nell’unico istituto penitenziario minorile, quello di Potenza, gli ospiti erano 18 su una disponibilità di 17 posti. Dall’inizio dell’anno e fino a metà agosto, i suicidi nelle carceri italiane erano già stati 63.


 


Gianfranco Aurilio




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