Sabato 15 settembre 2018. Angela Ferrara, 31 anni appena, veniva freddata con la pistola di ordinanza del marito, Vincenzo Valicenti, una guardia giurata anche lui del posto, davanti all’impotenza della madre di lei, ferita per fortuna non in maniera grave. Angela lo aveva lasciato. Tutto avvenne a pochi passi dalla scuola elementare nella quale, mezz’ora prima, era entrato il figlio della coppia, 8 anni. L’uomo aveva poi attraversato i vicoli del centro storico e, nei pressi dell’abitazione di famiglia, si era ucciso con quella stessa pistola.
Succedeva tutto a Cersosimo, un borgo minuscolo incastonato tra le montagne del Pollino, al confine con la Calabria.
Cersosimo come Agnosine, nel bresciano; Agnosine come Fagnano Castello, nel cosentino. Da nord a sud, solo per citare gli ultimi due femminicidi in ordine di tempo avvenuti poche ore prima del terzo anniversario della morte di Angela.
Non chiamatela follia; non chiamatelo troppo amore. E attenzione alla ‘’vittimizzazione secondaria’’, ‘’ quella data da un trattamento insensibile, da una non considerazione dell’offesa subita, da un meccanismo che attenua nelle parole e nei fatti la responsabilità di chi – ben consapevolmente e in piena autodeterminazione – ha tolto la vita alla propria compagna perché non accettava le di lei decisioni, l’autonomia, le scelte’’(Anna Maria Giannini).
Sembra passato un secolo da quel 15 settembre del 2018. In mezzo c’è stata e c’è ancora la tempesta della pandemia. E, invece, sono solo tre anni. Ma in tre anni il nome di Angela e il suo esempio nel nome della cultura sono più vivi che mai.
Ad Angela è stato intitolato il presidio di Libera del territorio; nel nome di Angela e nel teatro a lei dedicato, vengono organizzati convegni, iniziative e spettacoli dedicati al tema, come quelli presentati da Ulderico Pesce; ad Angela è stato dedicato un premio promosso dal coordinamento donne di Cgil Cisl Uil e dall'Università degli Studi della Basilicata; di Angela si parla nelle scuole, attraverso i suoi libri.
Non sono consolazioni. Sono fari accesi nella notte della disperazione e speranze che, grazie al suo sacrificio, i semi coltivati oggi possano far crescere una foresta di amore vero, dialogo, confronto, coraggio. E rispetto nei confronti della sacrosanta volontà di autodeterminazione.
MpVerg
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