''La nostra battaglia per gli ultimi contro i potenti arriva a Venezia''
5/09/2020
Era il mese di ottobre di un anno fa quando, in una giornata di un autunno appena accennato, la bellezza mozzafiato di Matera ci accolse in un abbraccio per documentare il set di un film dedicato alla Passione di Gesù. Una storia antica, raccontata mille volte, almeno due in capolavori girati proprio in quello stesso, straordinario scenario lucano. Ma il set di quell’autunno di un anno fa era differente. Perché la storia aveva cominciato a vestire i panni della stretta attualità, dei dolori che conosciamo, dello sfruttamento e dell’irragionevolezza del male di chi pensa che ‘’diverso’’ sia sbagliato. E in tutto questo, il fatto che il protagonista di questo nuovo progetto cinematografico fosse ‘’nero’’ non apparve nemmeno come la rivoluzione più grande. E’ tutto questo ‘Il nuovo vangelo’ ‘The new gospel’, diretto da Milo Rau, con Maia Morgenstern, che in The Passion di Mel Gibson è Maria; Enrique Irazoqui, che fu Gesù per Pasolini, e con Marcello Fonte (‘Dogman’) nel ruolo di Ponzio Pilato.
E poi le persone, con il grandissimo coinvolgimento delle comunità locali, in un film corale, girato tra la Basilicata e la Puglia, in cui la ‘’finzione’’ cinematografica si intreccia con gli obiettivi concreti di lotte e progetti da costruire, da Casa Betania a Bernalda alle lotte contro gli sfruttamenti.
Il protagonista (Gesù) è Yvan Sagnet (nella foto), dal Camerun in Italia nel 2007 con una borsa di studio al Politecnico di Torino. Faro nella lotta contro il caporalato, tra i promotori di importanti progetti per la legalità e contro lo sfruttamento di donne e uomini, italiani e stranieri. In queste ore Yvan è in viaggio per Venezia dove parteciperà, domani, assieme a parte della squadra che ha realizzato il film, alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia, nella Giornata degli Autori.
Una grande emozione E’ il coronamento di un bel lavoro, di un’opera straordinaria su un tema importante che portiamo avanti anche grazie a questo progetto. Per noi è un momento importante, lo è per tutta la squadra che ha lavorato alla realizzazione di questo film.
Tra l’altro siete riusciti a portare il Metapontino e i grandi temi legati alla lotta dello sfruttamento e del caporalato, per esempio, su un palcoscenico così grande a livello internazionale Questa avventura si può leggere in due modi: la storia di Gesù e la Basilicata, in particolare Matera, già avevano conosciuto una grande ribalta con Mel Gibson e prima ancora con Pasolini. Questi film hanno fatto conoscere la provincia di Matera in tutto il mondo. Nello specifico, le problematiche del territorio legate allo sfruttamento e al caporalato, come ha detto, per la prima volta arrivano sul un palcoscenico così grande grazie a questa opera d’arte. Questo permetterà di far capire all’opinione pubblica internazionale la portata di questo fenomeno.
’Gesù era un sindacalista’: lo ha detto anche in altre interviste. In che senso? Sì, Gesù oltre ad essere un profeta, l’ho sempre considerato un sindacalista che si è sempre battuto per gli ultimi ed è sempre stato accanto agli ultimi. Ed oggi, dopo oltre 2mila anni, sarebbe sempre accanto agli ultimi della terra e contro i potenti. E’ importante mandare questo messaggio, è l’impostazione data dal regista che ha voluto scegliere un Gesù tra gli ultimi e per ricordare ai potenti di questo mondo che ‘’gli ultimi saranno i primi’’.
Poche settimane fa, nel corso della presentazione di un progetto contro lo sfruttamento delle donne braccianti, lei ha espresso un concetto bellissimo. Ha detto: ‘’sono un ragazzo africano che parla di diritti a 50 donne italiane perché i diritti non hanno colore’’. Sta avvenendo una rivoluzione? Sì, è proprio uno degli obiettivi. Già da un po’ di tempo è in atto una rivoluzione culturale e abbiamo utilizzato questo potente strumento, che è il Cinema, per dire che il messaggio di Gesù è per tutti, al di là delle origini, del colore della pelle, della religione, per i credenti e per i non credenti. La nostra è una battaglia per tutti, lo sfruttamento non ha colori. Gli italiani e gli stranieri vengono sfruttati allo stesso modo e dobbiamo perseguire l’unità: nella lotta, nella sofferenza, nel costruire un mondo migliore. Basta con le divisioni. E’ un messaggio inclusivo che ha una portata molto potente e speriamo che con il film possa diffondersi quanto più possibile.
Non con i miei soldi. Non con i nostri soldi di don Marcello Cozzi
Parlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua