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Il bronzo olimpico Telesca: ‘Ripagati i miei sacrifici. Penso già a Los Angeles’

13/09/2024



È diventato il primo atleta lucano ad ottenere una medaglia olimpica individuale e, dopo l’argento ai mondiali di Dubai (2023) come mai nessun azzurro, con il bronzo di Parigi è anche il primo in Italia a salire sul podio nella pesistica paralimpica in una edizione dei giochi: terzo nella categoria fino a 72 chili con 213kg sollevati, dietro il vincitore, il malese Bonnie Bunyau Gustin (232kg), ed al cinese Peng Hu (214kg).
A soli 25 anni Donato Telesca è già una leggenda capace prima di sconfiggere un destino profondamente avverso, per poi letteralmente umiliarlo diventando nella sua specialità uno dei più forti al mondo e di tutti i tempi. Nel corso di una lunga intervista che ci ha concesso, partendo da una discussione circa i suoi successi ed i progetti futuri, sono emersi tanti altri aspetti da ricondurre all’uomo Telesca la cui forza morale e spirituale è infinitamente superiore a quella esercitata dal suo fisico per sollevare bilancieri di oltre 2 quintali. Basta parlarci pochi minuti per scoprire un carattere forgiato nel ferro, nel quale la determinazione e la consapevolezza del campione si mescolano con l’umiltà della persona.
Il fuoriclasse delle Fiamme oro non è uno cui piaccia sedersi sugli allori, ormai è un modello ed un esempio per tutti, sa di esserlo, e questo ruolo non lo spaventa, anzi, gli dà un’ulteriore spinta motivazionale per migliorare sotto tutti i punti di vista. Non a caso la sua testa è già proiettata verso l’edizione a 5 cerchi del 2028 a Los Angeles, dove andrà con l’intenzione di scrivere una nuova è più importante pagina di storia provando a vincere.
Adesso, l’olimpionico si trova nella sua Pietragalla dove domani sera (ore 19 ai Palmenti) riceverà il meritato abbraccio della sua comunità e non solo.

Quando sei partito per Parigi credevi in questa medaglia oppure ti ha sorpreso?
“Ci credevo poiché ci sono arrivato da numero 2 del ranking mondiale, per cui, sapevo di potercela fare. Tuttavia, tra il pensarlo ed il farlo vi assicuro che in mezzo c’è davvero un mondo. Una simile competizione è completamente diversa da ogni altra gara, cambia il contesto e cambiano gli avversari nonostante siano gli stessi. Basti pensare come, ad esempio, ho sempre battuto il cinese Hu che invece questa volta mi è arrivato davanti. E, andando a vedere, si nota che per lui era la quarta paralimpiade mentre per me è stata solamente la seconda. Chiaramente, essendo più acerbo, ho avuto un approccio diverso nel gestire l’enorme pressione che mi ha impedito di esprimere tutto quello che avevo. Tra l’altro, prima della paralimpiade, ho avuto anche qualche piccolo problema fisico”.

Quindi hai avvertito la responsabilità di dover centrare un risultato storico, oltre che per te stesso anche per la Federazione?
“Non posso nasconderlo poiché, ripeto, sono arrivato a Parigi per mettere al collo una medaglia, dopodiché, bisognava riuscirci. Per dare un’idea di cosa voglio dire, basti pensare come un paio di mesi fa fossi riuscito a sollevare 216 kg, mentre in pedana ho fallito i 215. Quando sei in una olimpiade è veramente tutto diverso, in un attimo ti giochi anni e anni di duro lavoro e sacrifici. Questo per dire che sono sicuramente amareggiato per aver mancato l’argento, ma, al contempo, sono orgoglioso di aver portato a casa il bronzo perché essere salito sul podio in questa competizione, per un’atleta, ha un valore inestimabile”.

Dalla precedente edizione dei giochi di Tokio sono passati appena tre anni, eppure la tua crescita ed i tuoi miglioramenti sono stati esponenziali. Questo significa che il tuo lavoro nel tempo sta pagando?
“Sta pagando, ma per arrivare a questo livello non nascondo di aver sacrificato veramente tutto. Negli ultimi tre anni, probabilmente, sarò rincasato tardi non più di 5 o 6 volte: ovvero, in totale, meno di una settimana in oltre mille giorni. Per raggiungere questi risultati mi sono letteralmente isolato, sacrificando la famiglia e gli amici. Negli ultimi 12 mesi, si contano sulla punta delle dita le volte in cui sono uscito la sera senza fare tardi. Per un giovane della mia età, parliamo davvero di qualcosa al limite del normale. Io sono molto autocritico con me stesso, ma per prepararmi per Parigi ho davvero dato tutto quello che potevo e non avrei potuto fare meglio. Solo che questo aver dato tutto mi è costato dei sacrifici personali enormi”.

Ormai sei una leggenda di questo sport e lo dicono i risultati, tuttavia, in proiezione Los Angeles 2028, da un punto di vista delle motivazioni, l’argento che ti è sfuggito quanto ti stimola a proseguire lungo questa strada anche al costo di altri grandi sacrifici?
“Questa domanda me la sono fatta anche io e, considerando che il primo era inarrivabile, chiaramente per me è stato pazzesco arrivare terzo per così poco. Dopo la gara mi sono messo a riflettere su cosa avessi sbagliato, ma non sono in cerca di scuse che lascio agli altri. A Los Angeles già ci penso: per il 2028 cambierà tutto, salirò probabilmente di categoria arrivando agli 80 kg e questo mi costringerà a modificare il mio corpo. Sarà come un secondo grande step della mia carriera. È come dover fare una modifica ad un motore, sostituendo la centralina. Cambierà tutto, a cominciare dagli avversari. Sarà un’avventura totalmente differente e dovrò sollevare molti più chili, ma non mi spaventa anzi mi stimola sempre di più. Non andrò a Los Angeles per un altro bronzo o un argento, ma con l’intenzione di scrivere ancora una volta la storia facendo qualcosa di molto più importante”.

Per aver sconfitto il destino e per aver vinto così tanto, sei considerato dai giovani e meno giovani un modello da seguire. Sicuramente è un ruolo importante, ma lo senti e come ti poni rispetto a questa situazione?
“Lo sento e non scappo, è un grosso peso che però a me piace in quanto ho sempre cercato di aiutare gli altri. Per riuscirci, però, è necessario essere davvero impattanti perché c’è bisogno di esempi concerti, eclatanti e coinvolgenti affinché tutti pensino che: ‘se ce l’ha fatta lui, allora posso riuscirci anch’io’. Questo spinge ciascuno ad andare oltre ogni limite e difficoltà ed è quanto succede a me ogni giorno e, nella mia vita, questo modo di ragionare mi ha sempre indotto ad andare avanti ed oltrepassare ostacoli che sembravano impossibili da superare. Per cui: sì, ribadisco che sento questa responsabilità ma, allo stesso tempo, è ciò che mi dà più la carica per proseguire. Vedere qualcuno che voglia emularmi, per me, rappresenta la massima motivazione possibile e mi aiuta a fare sempre meglio molto di più rispetto alla spinta che potrebbero darmi una medaglia o un record”.


Gianfranco Aurilio
Lasiritide.it





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