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La centrale della discordia: la Calabria la limita, la Basilicata la difende

14/01/2025



La calma era solo apparente, di fatti il fuoco covava sotto la cenere. Quella della centrale del Mercure è una vicenda tornata ad accendersi e che poggia le sue radici in anni ormai molto lontani. Le polemiche di questi giorni stanno interessando la sola Regione Calabria, ma sulla questione è fondamentale conoscere l’orientamento della Basilicata - l’altra Regione con voce in capitolo sul Parco Nazionale del Pollino - differente, se non diametralmente opposto, circa il futuro dell’impianto a biomassa che, a questo punto, potremmo definire della discordia: ostacolato dalla Calabria che lo ospita, difeso invece a ‘spada tratta’ dalla Basilicata.


 


LA POSIZIONE DELLA REGIONE BASILICATA E L’APPROVAZIONE DEL PIANO DEL PARCO 


 


Per comprendere la posizione della Basilicata bisogna fare un piccolo passo indietro. Era l’estate del 2023 e, con l’approvazione del Piano del Parco del Pollino, il governatore calabrese Occhiuto - immediatamente pesantemente criticato dal senatore lucano di Fratelli d’Italia, Gianni Rosa - aveva escluso per la centrale del Mercure ulteriori deroghe alla potenza di 3MW, ma il collega Bardi (con cui condivide anche l’appartenenza a Forza Italia) è però orientato in un modo profondamente differente, che rischia di rimettere tutto in discussione. Di fatti, la delibera dello scorso dicembre, di approvazione del Piano da parte dell’esecutivo lucano (da sottoporre ora al Consiglio), è molto chiara e prevede, a differenza di quanto stabilito dalla Calabria, di confermare “la deroga espressa rispetto alla potenza installata”, rifacendosi ad una decisione del governo Renzi ed a due sentenze della giustizia amministrativa. 


“Abbiamo approvato il piano tenendo conto dell’attuale potenza di 41MW ed abbiamo esplicitamente citato gli atti del Consiglio dei Ministri e quelli successivi”. Così Laura Mongiello, assessore regionale all’Ambiente che ci ha anche spiegato l’intenzione di impugnare quanto previsto sul tema dalla legge della Regione Calabria che ne riduce la potenza a 10MW.


“Stiamo lavorando in sinergia con i sindaci per impugnare questo emendamento - ci ha spiegato ancora Mongiello - sulla base delle risultanze dell’attività di monitoraggio dell’Osservatorio ambientale che ci dicono come la centrale non stia impattando. La nostra decisione deriva quindi da una serie di atti e risultanze ed anche noi redigeremo una relazione a sostegno della presenza dell’impianto”.


Gli atti e le sentenza cui fa riferimento l’assessore sono indicati nella premessa al provvedimento della Giunta lucana con cui viene, appunto, recepito il Piano del Parco del Pollino e parliamo della "delibera del Consiglio dei Ministri per la Centrale Mercure del 11/06/2015" e del successivo decreto dirigenziale di approvazione della Regione Calabria "N.16330 del 28/12/2015", che sarebbe stato poi impugnato dai comuni di Rotonda e Viggianello, dal Forum Stefano Gioia ed altre associazioni portando alla pronuncia  del Consiglio di Stato “del 29/11/2018 n. 06773/2018”, di conferma di quella di primo grado del Tara di Calabria - Sede di Catanzaro - 2Sez. n. 02223/2016 pubblicato il 17/11/2016" che aveva riconosciuto proprio "la legittimità dell’autorizzazione alla riattivazione e all’esercizio della Centrale del Mercure disposta dalla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 11/06/2015”.


 


LE COMPENSAZIONI E LA NORMA CHE RIDIMENSIONA LA POTENZA DELLA CENTRALE DEL MERCURE


 


È di questi giorni la polemica sollevata da tanti sindaci ‘pro centrale’ e dalle imprese operanti nella filiera del legno circa l’emendamento - proposto da Ferdinando Laghi, consigliere alla Regione Calabria - recepito nella leggina 36 del 2024 (che riguarda le nomine nei parchi regionali e non il piano del Parco del Pollino), che vieta il funzionamento anche all’interno del Parco del Pollino di impianti di potenza superiore ai 10MW. Ipotesi che comporta un significativo ridimensionamento di quello a biomassa al confine con la Basilicata, la cui potenza è di 41MW (nominali). Sorgenia, proprietaria della centrale attraverso la controllata Mercure srl, ha già comunicato l’intenzione di presentare ricorso contro la norma ed, a muoversi nella stessa direzione, potrebbero essere i comuni calabresi ed anche quelli lucani interessati dalla prosecuzione di un’attività che frutta ricche compensazioni che, tra l’altro, riguardano anche le due regioni e lo stesso Ente Parco Nazionale del Pollino. L’intesa che le aveva introdotte, sottoscritta al ministero dello Sviluppo economico nel 2014, è scaduta ed è stato avviato l’iter per il rinnovo e prevedeva 500mila euro annui per ognuna delle due regioni, per il Parco e per il comune di Laino Borgo, dove ha sede l’impianto, e 100 mila euro cadauno invece ai comuni di: Mormanno, Papasidero, Laino Castello, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore e Lauria. Essendo l’impianto in esercizio, le compensazioni vengono riconosciute anche in questa fase di transizione. Storicamente contrari, invece, i comuni di Rotonda e Viggianello che, per questa ragione, non ricevono nulla.


 


Gianfranco Aurilio


Lasiritide.it




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