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La voce della Politica

Bolognetti: ''la mia azione non violenta nel nome del diritto alla conoscenza''

16/05/2024

«Ogni volta che andiamo al voto rispettiamo per davvero alcuni standard democratici? E se il diritto alla conoscenza è alla base di una sana democrazia, semplicemente perché si può decidere solo se si conosce, questo diritto è garantito? A me sembra proprio di no».
E’ questo il cuore delle motivazioni che hanno spinto Maurizio Bolognetti, responsabile regionale diritti umani di Azione Basilicata e Segretario di Radicali Lucani e giornalista, ad intraprendere una nuova azione non violenta, che si palesa con lo sciopero della fame (siamo arrivati al quinto giorno) e che non ha contemplato anche l’alternanza di un giorno di digiuno, come lui stesso aveva annunciato, solo per onorare la presenza di Marcello Pittella alla trasmissione nazionale “Quarta Repubblica” di Nicola Porro («penso che per la prima volta sia stato concesso a Pittella di raccontare la sua vicenda a livello nazionale», dice Bolognetti).
Si nota subito un cambio di comunicazione: Bolognetti sollecita stampa e istituzioni, ma anche semplici cittadini, esortando al dialogo per comprendere le ragioni di questa azione non violenta, che non manifesta con comunicati stampa, come accaduto in passato. «Ho smesso di fare soliloqui- spiega- ero stanco di parlarmi addosso. Ho bisogno e, soprattutto, c'è bisogno di avere una interlocuzione, un confronto, una interazione non solo con la classe dirigente ma anche con i colleghi della stampa. E ci tengo a sottolineare come io non ce l’abbia assolutamente con la stampa lucana. C’è una necessità generale di confrontarsi, di discutere. Questo manca».
«Io sono convinto che nel nostro Paese, anche e soprattutto in occasione di tornate elettorali, si consumi in maniera reiterata quello che il codice penale definisce un attentato contro i diritti politici del cittadino e cioè l'articolo 294 del codice penale, che recita nel suo incipit: Chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l'esercizio di un diritto politico, ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
La violenza non è solo quella fisica e l’inganno sussiste, per esempio, in campagna elettorale nella misura in cui viene impedito ai cittadini di poter conoscere per deliberare, c'è censura, c'è rimozione. Parlo dei grandi mezzi di informazione di massa, parlo delle tv, delle radio e innanzitutto della Rai. Io mi chiedo perché il 23 maggio negli studi di “Porta a Porta”, alla vigilia delle Elezioni Europee, si confronteranno le leader dei due grandi partiti e non venga dato spazio a tutti gli altri.
Sono accadimenti che portano a chiedermi: ogni volta che andiamo al voto rispettiamo per davvero alcuni standard democratici? E se è vero come è vero che un’autentica democrazia debba necessariamente rispettare il diritto alla conoscenza, esso è per me un diritto umano ed è sinonimo di democrazia. Noi decidiamo sulla base delle cose che ci danno la possibilità di poter conoscere e questo non avviene da tempo. Si pensi all’ultimo referendum costituzionale del 2020 sulla riduzione del numero dei parlamentari: siamo stati letteralmente travolti e abbiamo deciso sull'onda dell'antipolitica, non del confronto. Tantomeno della conoscenza. Siamo stati travolti da un martellamento continuo di antipolitica. Un altro tema di cui in Italia non si discute in maniera adeguata, secondo me, è la possibile riforma del premierato, cioè la possibilità di elezioni dirette del presidente del Consiglio. Io non sono pregiudizialmente contrario alle elezioni del presidente del Consiglio, però sono assolutamente contrario a una ipotesi di riforma che vedrebbe, secondo me, un presidente e un esecutivo fortissimi e un parlamento definitivamente svilito nelle sue funzioni.
Il tema che dovrebbe essere all’ordine del giorno dovrebbe poggiare sul quesito: qual è la qualità della democrazia e non solo in Italia? E qui c’entra tantissimo la lezione di Einaudi del “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”.- La democrazia non è per sempre ma è una pianta che va curata giorno dopo giorno perché rischia di appassire».
Nelle ultime ore Donato Pessolano (Azione) ha invitato Maurizio Bolognetti a sospendere lo sciopero della fame: «Pur condividendo le giuste ragioni della sua protesta, invito Maurizio Bolognetti a sospendere lo sciopero della fame, che da alcuni giorni sta portando avanti, a tutela della sua salute che è importante proprio come la libertà. La sua battaglia non violenta, basata sul fondamentale diritto di ogni cittadino a conoscere per deliberare può e deve proseguire con altri mezzi e con gli strumenti che può mettere in campo il partito».
Ci associamo a questo appello, pur comprendendo le ragioni di questa azione non violenta.


Mariapaola Vergallito



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