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40 anni dalla ''Presa del tappo'' a Senise: il ricordo di Giovanni Soave

6/03/2024

Ricordo con grande piacere, orgoglio, e nel contempo con tristezza poiché il fautore di quella lotta oggi non c'è più, quella giornata e quella mattina di 40 anni fa quando mio fratello Raffaele all'alba del 6 marzo venne a bussare alla porta di casa mia per dirmi che non saremmo più partiti per Potenza, ma sarebbe, invece, andato a Senise ad organizzare un'importante manifestazione perché stavano per mettere il tappo e fare l'invasamento delle acque. Raffaele mi disse, lo ricordo ancora come se fosse oggi :“Io vado adesso, tu vieni più tardi e porta quanti più compagni possibile”.
Dopo questa premessa Raffaele partì da Roccanova per Senise e con i megafoni sulla macchina girò per l'intero paese invitando i cittadini a recarsi presso la diga. E così fu, a centinaia raggiunsero con tutti i mezzi la diga. Con Raffaele c'era anche l'allora sindaco di Senise, il Comunista Pietro Policicchio, grande medico e dirigente politico. Quella fu una grande giornata di lotta di popolo.
Se avessero messo il tappo si sarebbe dovuto dire “addio” alle richieste di risarcimento, ai pagamenti degli espropri, all'industrializzazione, all'infrastruttura della sinnica ecc...
Il Ministero dell'Industria e la Regione Basilicata riaprirono la vertenza Senise dopo oltre tre mesi di sequestro del tappo (sequestro previsto da un'ordinanza sindacale del sindaco Policicchio). Il tappo era picchettato in piazza a tutte le ore dalle istituzioni, dai lavoratori, dai cittadini di Senise e della zona limitrofa.
Durante i tre mesi la trattativa fu seguita a Roma dalla federazione Unitaria CGIL CISL e UIL.
Con la firma dell'accordo il tappo fu restituito e la diga cominciò a funzionare. Il risultato fu importante per la controparte: 50 miliardi delle vecchie lire e terreni da coltivare a monte della diga per gli espropriati, finanziamenti per l'area industriale e strutture varie per i comuni del senisese (come per esempio la strada per Roccanova, attraverso zona Gimone che porta a Senise;. nell'accordo c'era anche la collocazione dello stabilimento Barilla, spostata dalla Giunta regionale a Melfi). Raffaele ne parla nel suo libro “La diga di Senise, lotte, conquiste, inadempienze”.
Quella fu una grande stagione di lotte. Fu una stagione di sviluppo territoriale e di grandi lotte sindacali. Grande merito è stato soprattutto di Raffaele che da dirigente sindacale della FIOM di Torino portò in Basilicata ed a Senise tutto l'entusiasmo, la passione politica e sindacale che oggi purtroppo è svanita. E' venuto meno l'ideale ed il progetto, da allora non c'è stato più in questa zona nessun fermento politico e sindacale, nessuna grande vertenza che possa paragonarsi a quella della presa del tappo della diga di Monte Cotugno.
Oggi occorre una grande battaglia di popolo contro lo spopolamento dei piccoli comuni, per lo sviluppo, per il lavoro e per una sanità territoriale. Mi auguro, infatti, che come allora i sindacati confederali si facciano carico di queste inadempienze, delle difficoltà delle aree interne e che aprano un nuovo tavolo tecnico per evitare che i nostri paesi scompaiano, che si facciano portavoce delle esigenze dei cittadini e delle loro difficoltà.
Purtroppo sembra tutto immobile, fermo a quella vertenza perché non c'è stato quello sperato rinnovamento di cui necessita una vera democrazia.
Oggi ci sarebbe tanto bisogno di quella professionalità politica e sindacale incarnata da Raffaele Soave e Pietro Policicchio.
Concludo sperando che questo ricordo non rimanga solo un semplice cartello in memoria, ma si trasformi in un momento di riflessione e di lotta da raccontare anche nelle scuole, diventando al tempo stesso un punto non di arrivo, ma di partenza per l'intero campo progressista.

Giovanni Soave
fratello di Raffaele
che partecipò attivamente a quella lotta .




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