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Di Sanzo: "a Senise grave attacco alla democrazia"

29/02/2024

C'erano una volta la Costituzione Italiana e il TUEL.........
Con la seduta consiliare tenutasi il 22 febbraio, che ha visto la mia mancata convalida votata dal sindaco Castronuovo e dagli ultimi pezzi di una maggioranza ormai inesistente, si sono cristallizzati fatti gravissimi:
L'inosservanza della legge e, se pensiamo che l'Assise Comunale è la più alta espressione di volontà popolare, si è manifestato un vero e proprio attacco alla Democrazia.
Mai prima d'ora si era giunti ad un momento tanto buio nella storia della politica senisese.
Da circa 4 anni mi sono allontanata dalle dinamiche politiche di questa comunità, avendo avuto l'onere e l'onore di ricoprire ruoli istituzionali molto più importanti di quelli locali, pur seguendo con attenzione ciò che accadeva e vivendo, da senisese quale sono, sulla mia pelle gli effetti prodotti dalla pessima amministrazione Castronuovo, non avrei però, mai e poi mai immaginato il degrado politico e istituzionale che si celasse in essa.
È chiaro a tutti che sollevare nei miei riguardi le cause di incompatibilità, quando ancora non si era concretizzata e addirittura l'ineleggibilità, quando riguarda esclusivamente la carica di Sindaco e non dei consiglieri, risulta essere l'ennesima strategia per evitare che il popolo senisese potesse esprimersi nella tornata elettorale del 9 giugno 2024, poiché, come disposto dalla Gazzetta Ufficiale, quest'anno andranno al voto solo i consigli comunali sciolti entro la data del 24 febbraio. È altrettanto chiaro che con il mio ingresso in Consiglio si sarebbe ricostituito il numero dei seggi dell'opposizione, cioè 4 , che unito ai 3 dell'ex maggioranza, avrebbe decretato la caduta immediata dell'Amministrazione.
Nessuno ha creduto alla buona fede, all'eligio rispetto della legge, nonché esercizio di controllo da parte del sindaco Castronuovo e dei pochi che sono rimasti intorno a lui, tanto più se si tiene conto del fatto che è stato consentito al signor Marino di subentrare in Consiglio a seguito di surroga e, investito addirittura di carica assessorile, è stato sospeso dopo pochi mesi dal Prefetto di Potenza per effetto della legge Severino, prova che proprio il controllo non ha funzionato.
Quella sera era mio sacrosanto diritto entrare in consiglio comunale e scegliere liberamente entro i termini previsti per legge in quale dei due comuni continuare ad esercitare il mio mandato istituzionale, sulla vicenda sono certa che sarà la prefettura di Potenza a fare chiarezza, così come già aveva fatto prendendo posizione sulla mancata sostituzione del consigliere sospeso, stabilendo che venisse effettuata la sostituzione entro la prima seduta utile di consiglio. È altresì doveroso specificare che detta seduta consigliare non è mai stata indetta su iniziativa del presidente del consiglio, ma fortemente richiesta a colpi di atti dai sei consiglieri, che da mesi, con determinazione si stanno battendo affinché i principi più basilari della Democrazia e del Diritto vengano rispettati. Perché ad oggi di questo parliamo. Il comportamento messo in atto dallo stesso Castronuovo non trova riscontro in nessun ragionamento politico e soprattutto partitico. Siamo davanti all'arroganza di un uomo politicamente finito che per anni ha gestito la cosa pubblica e non accetta il suo stesso fallimento( politico), cercando di aggrapparsi a tutto pur di prendere tempo prima di lasciare la poltrona. A cosa stanno realmente servendo questi ultimi giorni al Sindaco, sarà soltanto il tempo stesso e gli atti consumati a fare verità, di certo non serve ai senisesi.
Se in altre Valli dell'area sud della Basilicata attraverso azioni condivise e sinergiche da parte di sindaci che hanno avuto la capacità di mettere da parte la teoria del campanile a favore della rete tra i territori, hanno fatto registrare dati che provano un andamento positivo di sviluppo economico e sociale all'interno delle proprie comunità, Senise per mano di Castronuovo non solo ha perso la centralità che meritava rispetto l'intera area, è sprofondata in un preoccupante isolamento, malgrado abbia le risorse e i servizi più importanti rispetto tutte le altre comunità del senisese. Davanti agli effetti negativi prodotti dalla gestione amministrativa e dall'arroganza del sindaco, è stato molto più semplice arrecare le colpe a vicine comunità della stessa Valle del Sinni o a reppresentanti regionali, piuttosto che ammettere i propri errori. Primo tra tutti l' immobilismo. Senise ha perso ben tre anni e mezzo di occasioni e dialogo istituzionale, tre anni e mezzo di prospettive, tre anni e mezzo di ripresa, che nel contesto storico- economico più difficile dal dopoguerra ad oggi per effetto del covid, sarebbero risultati decisivi per il tessuto economico finanziario e sociale, nonché per la sua sopravvivenza stessa. Un sindaco anacronistico, incapace di fare sintesi sui reali bisogni della comunità che rappresenta, bocciato dalla sua stessa maggioranza, da due dei suoi assessori, ai quali con un colpo di spugna ha ritirato le deleghe, accentrando ancor di più il suo potere.
Quanto a me, non mi risparmierò dall'intraprendere una seria azione legale contro coloro i quali hanno impedito o limitato un mio diritto riconosciuto dalla legge, poiché possa essere da monito per tutti noi che rappresentiamo la nuova classe dirigente e per chi verrà dopo di noi, affinché atti tanto vili e oltraggiosi verso la democrazia e gli organi istituzionali non avvengano mai più. Perché la Politica è un'altra cosa. I Partiti sono un'altra cosa. E noi a Senise siamo difronte alla morte della Politica stessa. Per quanto riguarda il partito che rappresento,, chiarisco fin d'ora che nessuno dei nostri aderenti si presterà a sostenere questa amministrazione, soprattutto non lo farà la prima dei non eletti dopo la sottoscritta.
A quanti , quei pochi che si stanno accanendo con beceri mezzi anche contro legge a mantenere ancora in vita il sindaco Castronuovo, vi dico che sarete chiamati a rispondere delle vostre responsabilità davanti al popolo senisese per essere stati i fautori di un lungo periodo di commissariamento dell'ente; per non aver avuto l'onestà intellettuale e morale di capire che i giochi erano finiti e che era giunto il momento di staccare la spina.



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