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Mare Nostrum, verso il processo: le accuse e il ''quadrato ambientale'' ricostruiti da L’Altravoce

24/11/2025



Nuovi sviluppi segnano il percorso giudiziario dell’operazione “Mare nostrum”, uno dei filoni più delicati dell’Antimafia lucana. Come riportato da L’Altravoce – Il quotidiano del Sud, l’avviso di chiusura delle indagini è stato notificato a tutti gli indagati, aprendo la strada alla fissazione dell’udienza preliminare. Nell’articolo firmato da Leo Amato si ricostruisce il quadro delle accuse: oltre ottanta capi d’imputazione, in larga parte sovrapponibili a quelli contestati ai 19 destinatari delle misure cautelari scattate nell’ottobre 2024.
Ventuno persone devono rispondere dell’accusa di associazione mafiosa legata ai clan Scarci e Scarcia. A ciò si aggiunge una lunga serie di estorsioni: pescatori obbligati a cedere parte del pescato o ad abbandonare lo specchio di mare tra Policoro e Scanzano, imprenditori costretti ad assumere persone “segnalate”, ristoratori vincolati ai prodotti ittici dei presunti clan confederati. Contestata anche una turbativa d’asta a carico di Nicola Stigliano e Grazia Ferrara.
Un capitolo a parte riguarda l’induzione a non rendere dichiarazioni, ipotizzata per il boss e per un’avvocata tarantina, accusati di aver spinto un collaboratore a ritrattare. Al centro dell’attenzione anche il presunto “inchino” della processione della Madonna del mare: per il sindaco di Scanzano, Cariello, i pm contestano il turbamento di funzioni religiose aggravato dalle finalità mafiose.
Il quadro complessivo, sottolinea L’Altravoce, ruota intorno al presunto monopolio sulla pesca e a un “quadrato ambientale” in cui le regole informali mafiose sarebbero note a tutta la comunità.




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