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La sfida della Basilicata ai margini del cielo: perché la Pista Mattei è strategica per il Sud |
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6/06/2025 |
|  Continuiamo a dare spazio agli approfondimenti sulla Pista Mattei di Pisticci, un’infrastruttura che riteniamo strategica per l’intera Basilicata e per l’Alto Jonio cosentino. La questione aeroportuale in Basilicata non è nuova: se ne discute da anni, e ce ne siamo occupati anche in recenti articoli. Tuttavia, il progetto di un vero e proprio aeroporto regionale fatica ancora a decollare, intrappolato tra la burocrazia e una visione dello sviluppo regionale troppo frammentata. Proviamo a rilanciare il dibattito con un interessante contributo di Donatello D’Andrea, che riportiamo di seguito. In un contesto nazionale che punta al riequilibrio infrastrutturale e alla coesione territoriale, la Basilicata rischia di restare l’unica regione priva di un aeroporto pienamente operativo. Una condizione che incide pesantemente sulla mobilità di cittadini e imprese e limita lo sviluppo di settori chiave come il turismo, l’agroalimentare e l’industria. L’aviosuperficie “Enrico Mattei” di Pisticci, intitolata al fondatore dell’ENI, rappresenta oggi una concreta opportunità per colmare questo gap e restituire centralità a un’area che storicamente soffre di marginalizzazione logistica. La questione aeroportuale in Basilicata non è recente. Da anni si alternano annunci, proposte e manifestazioni d’interesse, spesso rimasti intrappolati nelle maglie della burocrazia e di una visione frammentata dello sviluppo regionale. Nonostante il tema sia stato più volte rilanciato in sede locale e parlamentare, manca ancora una volontà politica chiara e condivisa capace di portare a compimento il processo di trasformazione dell’infrastruttura. La mancanza di una strategia integrata e l’assenza della Basilicata nel Piano Nazionale Aeroporti 2035 ne sono il segno più evidente. La richiesta di adeguamento della pista e di riconversione dell’infrastruttura in aeroporto di aviazione generale si inserisce in un dibattito ampio, che riguarda la necessità di rafforzare l’accessibilità aerea del Mezzogiorno, in linea con le raccomandazioni europee in materia di trasporti e sviluppo sostenibile. La mancanza di uno scalo non è solo un dato infrastrutturale: è una questione sistemica che tocca direttamente la competitività regionale, l’equilibrio tra i territori e il diritto alla mobilità. Una posizione strategica nell'Italia meridionale policentrica La Pista Mattei si trova in una posizione geografica cruciale. Collocata a Pisticci Scalo, nel cuore della piana del Metapontino, l’aviosuperficie è baricentrica rispetto a tre regioni: Basilicata, Puglia e Calabria. Una potenziale catchment area che coinvolge oltre un milione di abitanti, distribuiti tra Matera, Potenza, Taranto, Trebisacce, Sibari e le aree joniche delle regioni confinanti. In quest’ottica, l’infrastruttura assume un valore interregionale: non un’opera “localistica”, ma un asset capace di facilitare la mobilità di persone e merci lungo direttrici oggi frammentate. La nuova Statale 106 Sibari-Roseto, in fase avanzata di progettazione, collegherà in modo più efficiente la Piana di Sibari con il Metapontino, rendendo la Pista Mattei un possibile snodo intermodale tra la costa ionica calabrese e quella lucana. Non si tratta solo di una questione di trasporto: il potenziamento della Pista Mattei rappresenterebbe un segnale concreto di riequilibrio territoriale. La presenza di uno scalo in Basilicata contribuirebbe a rafforzare la coesione infrastrutturale del Sud, oggi fortemente polarizzata attorno ai grandi hub pugliesi e campani, come Bari-Palese e Napoli-Capodichino. Al contrario, la dorsale jonica rimane penalizzata, con tempi di percorrenza lunghi e costi elevati per raggiungere gli aeroporti più vicini. Un aeroporto a Pisticci favorirebbe non solo il turismo leisure, ma anche quello culturale, congressuale e legato al business, ambiti in forte crescita in un’area che già offre attrattori di rilievo come Matera, patrimonio UNESCO e capitale europea della cultura nel 2019. La sua assenza continua a rappresentare una barriera invisibile allo sviluppo turistico della regione, in particolare nella bassa stagione, quando l’accessibilità diventa fattore decisivo. Dall’aviosuperficie al volano di sviluppo regionale Attualmente, la Pista Mattei è lunga 1.500 metri e consente l’atterraggio solo a velivoli leggeri, in un regime di operatività limitata. Il piano di adeguamento proposto prevede l’estensione della pista a 2.300 metri, misura che consentirebbe di accogliere aerei di linea e low-cost per tratte nazionali e internazionali di corto e medio raggio. La sua trasformazione in aeroporto civile rappresenterebbe non solo una risposta alle esigenze locali, ma una leva di sistema per l’intero Mezzogiorno. L’infrastruttura è inoltre al centro di una mobilitazione civica e istituzionale. Il giornalista Giuseppe Mazzei, già vicedirettore del TG1 e capo del servizio politico al TG2, ha promosso una petizione intitolata “Un aeroporto nel nome di Enrico Mattei in Basilicata al servizio anche delle aree joniche di Puglia e Calabria”. La raccolta firme ha riacceso il dibattito e rilanciato il tema nel panorama nazionale, sottolineando il valore strategico dell’opera anche per il comparto agricolo, in particolare per la filiera ortofrutticola lucana, e per la logistica delle merci a medio raggio. Anche il turismo enogastronomico e rurale, in forte crescita nel territorio, trarrebbe enorme beneficio da una maggiore connettività aerea. Oggi il turismo internazionale in Basilicata è ancora fortemente dipendente dalle infrastrutture aeroportuali delle regioni limitrofe, spesso raggiunte con lunghi spostamenti su gomma. Dotarsi di uno scalo proprio significherebbe attrarre nuovi flussi e destagionalizzare l’offerta, aumentando la competitività dell’intero comparto. Inoltre, l’export delle produzioni agroalimentari — dal vino Aglianico al peperone crusco — potrebbe essere rafforzato da un’infrastruttura logistica più vicina ai luoghi di produzione. A oggi, nonostante alcuni segnali di apertura da parte delle istituzioni regionali, la Pista Mattei non è ancora inclusa nel Piano Nazionale Aeroporti, documento di indirizzo strategico redatto dall’ENAC e dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Il piano, proiettato fino al 2035, punta su un sistema integrato e policentrico, ma esclude la Basilicata dai circuiti prioritari. Una scelta che rischia di tradursi in un’ulteriore esclusione, non solo infrastrutturale ma anche simbolica, di una regione che ha dimostrato resilienza e capacità progettuale. La Pista Mattei non è un semplice aeroporto: è un indicatore della volontà, o meno, di colmare una lacuna storica nel sistema infrastrutturale nazionale. Rappresenta un’opportunità concreta per rilanciare la Basilicata nel circuito delle regioni accessibili, dinamiche e interconnesse. Un’infrastruttura di questo tipo ha implicazioni che vanno ben oltre il trasporto: significa garantire parità di accesso, favorire la crescita economica, valorizzare un patrimonio turistico spesso poco visibile e costruire un’immagine regionale più competitiva. Negli anni, la volontà politica si è manifestata a tratti, tra annunci sui social, petizioni civiche e progetti regionali. Ma le difficoltà burocratiche, la frammentazione tra istituzioni e le priorità concentrate altrove hanno frenato ogni slancio. Senza un salto di qualità nella governance delle infrastrutture, la Basilicata rischia di restare esclusa dai grandi corridoi della mobilità e del turismo. Occorre, oggi più che mai, una presa di posizione forte, tecnicamente fondata e politicamente condivisa. Sostenere il progetto non è solo un atto tecnico: è un’azione politica nel senso più alto del termine, orientata alla giustizia territoriale e all’inclusione infrastrutturale. In un’epoca in cui la connettività è la chiave dello sviluppo, lasciare una regione senza ali rischia di diventare una scelta irreversibile. La sfida è ora: restare a terra o prepararsi finalmente al decollo.
di Donatello D’Andrea |
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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