Sempre meno assistenza sanitaria. Sempre meno medici. Ammalarsi diventa un dramma, specialmente per quelle piccole realtà interne, dove gli anziani sono sempre di più. Le patologie aumentano di pari passo con l’età, ma l’assistenza sanitaria – e non solo – sta diventando una vera e propria chimera, se non un problema serio. Come si dice nei paesi, “la salute è la prima cosa”. Ed è vero, hanno ragione. L’articolo 32 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. E ancora: “Per il nostro ordinamento, il diritto alla salute rappresenta l'unico diritto ad essere qualificato come ‘inviolabile’, poiché rappresenta la premessa biologica per l'integrità fisica, senza la quale non potremmo beneficiare di tutti gli altri diritti”. Ma è proprio così? Purtroppo, no. Ecco allora la mobilitazione di cittadini e di sindaci. In una nota, il primo cittadino di San Paolo Albanese, Mosè Antonio Troiano, ancora una volta denuncia una vera e propria violazione di un diritto “vitale”. Prende carta e penna e scrive ai vertici dell’Asp: “Continua lo stato di disagio per noi cittadini di San Paolo Albanese – scrive senza giri di parole – per quanto riguarda il servizio di continuità assistenziale, come si evince dalla nota dell’Asp Prot. n. 034813 del 03/04/2025”.
Una nota che Troiano non capisce, non condivide e non ritiene giusta. Parole che sanno troppo di burocrazia, parole slegate dal buon senso, accompagnate dal silenzio della politica. “Diverse volte ho evidenziato il problema – ci tiene a sottolineare il Sindaco – ma essendo San Paolo una piccola comunità, non viene tenuta nella dovuta considerazione, creando in tal modo la vituperata classificazione di cittadini di serie A e cittadini di serie B”. Un’amara considerazione, specialmente quando tutti parlano di “restanza”, di “vivere i margini”, di politiche per le aree interne. In realtà, il pensiero di tutti – giovani e meno giovani – è che sia davvero difficile restare e vivere da “cristiani” nei piccoli paesi.
Una “passione” quotidiana che non porta alla resurrezione e al riscatto, ma alla “morte sociale, alla morte civile”. “San Paolo – precisa ancora il primo cittadino – non ha mai avuto il privilegio di usufruire della continuità assistenziale nei giorni feriali, sin da quando è stato istituito il servizio. Solo il sabato e la domenica le porte restavano aperte. Mentre da dicembre dello scorso anno, il servizio viene sospeso anche il sabato e/o la domenica, per cui la situazione diventa ancora più incresciosa. Comprendo che c’è carenza di medici – sottolinea – ma la problematica dovrebbe coinvolgere tutti. Non è giusto che sia penalizzato solo San Paolo”. E conclude, con amarezza: “Diversamente, è inutile tenere in attività un ambulatorio che richiede costi notevoli di gestione, per far venire un medico solo la domenica notte.
Esiste l’istituto della rotazione, per cui, se c’è da fare un sacrificio, è giusto che venga condiviso tra tutti”. Troiano, si capisce dalla nota, chiede di aprire un tavolo al più presto per discutere di assistenza e di sanità, chiede di riordinare una materia delicata quanto complessa. Lo chiede alla politica, ai dirigenti dell’Asp e all’intero territorio.
Vincenzo Diego