L’intelligenza artificiale rappresenta indubbiamente un’opportunità ma, allo stesso tempo, può comportare rischi soprattutto in determinati ambiti come, ad esempio, quello sanitario e per determinate fasce di età, ossia quelle giovanili che vengono più in contatto con questa nuova tecnologia.
Valeria Pedacchio è una giovanissima infermiera lucana, originaria di Sant’Arcangelo, che dopo la laurea ha trascorso un periodo come volontaria in Ecuador - “lì è dura, non possono nemmeno fare risonanze o radiografie”, ci dice - per poi trasferirsi a giugno in Spagna, per lavorare nella provincia di Alicante all’Hospital Clinica Benidorm. Inoltre, sta proseguendo gli studi per specializzarsi in scienze della nutrizione umana.
La passione per la divulgazione scientifica e il ruolo dell’innovazione tecnologica in ambito sanitario, l’hanno indotta a scrivere un interessante articolo sui ‘I rischi dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale per i giovani in ambito sanitario e il caso della Basilicata’, attraverso il quale ha approfondito i principali pericoli legati all'uso di questi strumenti da parte dei ragazzi, con particolare attenzione alla disinformazione, alla dipendenza tecnologica e agli aspetti etici. “Il tema è chiaramente interessante ed è molto trattato - ci spiega Pedacchio - ho provato a capirci di più pensando alla Basilicata ed ai rischi connessi ai giovani, visto quanto sia presente nelle loro vite.
L'intelligenza artificiale sta di fatti rapidamente rivoluzionando il settore sanitario, fornendo strumenti avanzati per la diagnosi, il monitoraggio e la gestione delle patologie. Tuttavia, l’uso indiscriminato di tecnologie come ‘ChatGPT’ e ‘DeepSeek AI’ da parte dei giovani può comportare rischi significativi”. Segnatamente, aggiunge, “le intelligenze artificiali (di seguito IA oppure dall’inglese AI, ndr) conversazionali, come ‘ChatGPT’ e ‘DeepSeek’, sono in grado di fornire risposte rapide a quesiti sanitari”.
Ma esistono differenze sostanziali tra i due strumenti: “ ‘ChatGPT’ è un modello sviluppato da ‘OpenAI’, addestrato su un vasto dataset fino a una certa data, ma soggetto a errori e imprecisioni, specialmente in ambito medico, se non aggiornato con fonti affidabili”. ‘DeepSeek AI’, invece, “è un modello emergente con una maggiore capacità di ricerca diretta su fonti recenti, ma che potrebbe fornire informazioni non verificate o di minore qualità rispetto a linee guida ufficiali”. Quindi: “L’accesso immediato a queste informazioni può indurre i giovani a bypassare la consulenza di professionisti sanitari, aumentando il rischio di autodiagnosi errate e automedicazione pericolosa”.
Ma secondo l’infermiera 23enne i pericoli possono essere anche altri. “L’uso eccessivo dell’IA nei giovani può generare dipendenza tecnologica, con ripercussioni sulla loro capacità di pensiero critico e decisionale in ambito sanitario. Il rischio principale - evidenzia ancora - è che i giovani sviluppino una fiducia eccessiva nell’IA, riducendo la loro capacità di discernimento tra fonti affidabili e non.
Un ulteriore rischio è legato alla gestione dei dati sensibili. Molte IA utilizzano dati per migliorare le loro risposte, ma ciò solleva preoccupazioni sulla privacy. Se un giovane condivide informazioni sanitarie personali con un'IA, potrebbe esporre dati sensibili a potenziali violazioni della privacy”. A suo avviso, gli effetti negativi trattati potrebbero riverberarsi ancora maggiormente sulla Basilicata. “In regioni come la Basilicata, caratterizzate da una bassa densità di popolazione e un accesso limitato a strutture sanitarie avanzate, l'IA potrebbe rappresentare un'opportunità per migliorare l'assistenza medica a distanza.
Tuttavia, è elevato il rischio che i giovani basino le loro decisioni sanitarie solo su strumenti digitali senza un confronto con professionisti qualificati. L’assenza di una cultura diffusa sull’uso consapevole dell’IA in ambito sanitario potrebbe amplificare i pericoli già descritti, rendendo necessario un maggiore impegno nella formazione digitale e sanitaria”. In conclusione, il giudizio di Pedacchio sull’intelligenza artificiale non è negativo ma a determinate condizioni. “L’IA può essere un valido supporto in ambito sanitario - evidenzia ancora l’infermiera - ma l’uso indiscriminato da parte dei giovani rappresenta un pericolo significativo.
È fondamentale promuovere l'educazione digitale e sensibilizzare i ragazzi sull’importanza di consultare sempre fonti sanitarie affidabili e professionisti qualificati. Purtroppo, però, non lo si fa a sufficienza”.
Gianfranco Aurilio
Lasiritide.it