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Maxiblitz sullo Jonio, i dettagli delle indagini che coinvolgono anche il sindaco Carriello

2/10/2024



I Carabinieri del R.O.S. e della Compagnia di Policoro, insieme alla Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto e della Compagnia di Policoro, collaborati nella fase esecutiva da personale delle rispettive unità cinofile e dai Comandi Provinciali territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a 21 decreti di fermo emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia a carico di soggetti indiziati sia di appartenere a una confederazione mafiosa, operante sul litorale jonico lucano e riferibile alle famiglie Scarcia/Scarci, sia di essere responsabili di ulteriori delitti quali estorsione, illecita concorrenza, detenzione e porto di esplosivi e armi, e altro, per un totale di 81 reati contestati.


Secondo la ricostruzione dell'accusa, da sottoporre al vaglio giurisdizionale, valendo in ogni caso la presunzione d'innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, le attività delittuose contestate ai soggetti indiziati di appartenenza al sodalizio erano finalizzate ad acquisire, in modo diretto o indiretto, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva, la gestione e il controllo monopolistico delle attività turistiche, balneari, di pesca professionale e di ristorazione presenti sul litorale ionico lucano. Il provvedimento eseguito, emesso d'urgenza essendo stato ritenuto concreto il pericolo di fuga, è lo sviluppo di una lunga e complessa attività d'indagine coordinata da questo Ufficio e svolta in modo sinergico e congiunto dalle forze di polizia giudiziaria sopra menzionate. Essa ha permesso di accertare, a livello indiziario, l'esistenza di una confederazione mafiosa composta da due famiglie (la famiglia SCARCI, con al vertice SCARCI Andrea, originario di Taranto, e la famiglia SCARCIA, con al vertice SCARCIA Salvatore e Daniele, in passato raggiunti da sentenze di condanna passate in giudicato per fatti di criminalità organizzata), che sarebbero capaci di controllare le attività economiche e criminali del litorale in esame, anche durante lo stato detentivo di alcuni membri delle stesse. A SCARCI Andrea era demandato il controllo del tratto di mare antistante Scanzano Jonico, mentre alla famiglia di SCARCIA Salvatore era affidato il tratto di mare antistante Policoro.


Dalle indagini è emerso, a livello indiziario, che proprio nel settore della pesca professionale la confederazione mafiosa avrebbe imposto la cosiddetta "signoria" nello specchio di mare interessato, attraverso un vero e proprio controllo e condizionamento delle attività professionali della pesca, con uso strumentale della capacità intimidatoria e quindi con condotte – esplicite o implicite – di violenza e/o minaccia, idonee a incidere sui meccanismi di una concorrenza libera e lecitamente attuata, garantendosi un regime di "monopolio" sulle attività marittime. L'associazione mafiosa, quindi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, con lo scopo di inibire l'altrui concorrenza, imponeva a tutti gli altri imprenditori del settore una tangente da pagare (la cosiddetta "parte") per poter pescare nello specchio di mare antistante Metaponto di Bernalda e Nova Siri, prospettando possibili conseguenze per chi non avesse rispettato le imposizioni e impedendo alle cosiddette "paranze" di autodeterminarsi nell'esercizio della propria attività imprenditoriale/professionale.


Le attività d'indagine, complessivamente condotte sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, hanno dunque permesso di accrescere il patrimonio di conoscenze relative al fenomeno dell'associazionismo mafioso nella provincia di Matera, e segnatamente lungo il litorale jonico, con forti e attuali ingerenze anche nel territorio di Taranto. Indicativo della diffusa condizione di assoggettamento nell'ambiente che circondava il sodalizio è l'atto di deferenza, il cosiddetto "inchino", compiuto a Scanzano Jonico (MT) la mattina del 15 agosto scorso, allorquando, nel corso della cosiddetta "Processione del Mare" con la statua della Vergine portata in barca, il corteo religioso veniva fermato – senza né autorizzazione né preavviso all'Autorità Ecclesiale presente a bordo – dinanzi al tratto di spiaggia, ora libero, ma in un recente passato occupato dallo stabilimento balneare gestito dagli SCARCI e dove vengono rimessate, a tutt'oggi, le barche da questi utilizzate per uscire in mare (dove, peraltro, la mattina del 27.12.2023 veniva rinvenuto e sequestrato un ingente quantitativo di esplosivo pari a circa 13 kg, di cui metà esplosivo ad alto potenziale, impiegato per demolizioni civili, e metà a base di "tritolo", nella disponibilità degli stessi). Per tale vicenda è stata notificata a Cariello Pasquale, sindaco del predetto Comune che si era posto alla guida del corteo religioso, un'informazione di garanzia in quanto indiziato per il delitto di cui all'art. 405 (turbativa di funzioni religiose) con l'aggravante di cui all'art. 416 bis 1 CP. L'attività, in conclusione, ha dunque consentito di individuare a livello indiziario, e da verificare in sede giurisdizionale, una confederazione mafiosa composta dai 21 soggetti fermati, ai quali sono contestati i delitti di associazione di tipo mafioso, aggravata dalla disponibilità di armi e volta ad assumere e mantenere il controllo di attività economiche finanziate, in tutto o in parte, con i proventi dell'attività delittuosa; plurimi delitti di estorsione, illecita concorrenza con minacce o violenza, turbata libertà di incanti, detenzione di armi ed esplosivi, lesioni personali, occupazione abusiva di proprietà pubblica, furto, tutti aggravati dall'appartenenza all'associazione mafiosa e dall'aver agevolato la confederazione mafiosa SCARCI/SCARCIA. Nel corso delle attività di perquisizione a carico degli indagati, sono stati sottoposti a sequestro munizioni, preziosi, somme di denaro contante per circa 220.000 euro, buoni fruttiferi per 40.000 euro.




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