Si dovrebbe sapere a breve il nome del nuovo Presidente del Parco Nazionale del Pollino. Da indiscrezioni, se confermate, la scelta sarebbe già stata fatta. E a quanto pare sarà, a meno di colpi di scena dell’ultima ora, Luigi Lirangi, calabrese, sindaco di Terranova da Sibari, in provincia di Cosenza. Un nome che circolava già poche ore dopo la “defenestrazione” di Pappaterra, tra quelli più accreditati della prima ora, insomma, sia per la collocazione politica, ma anche per una serie di competenze ed esperienza sul campo.
Per Lirangi, nei giorni scorsi si sono mossi politici di peso dell’area meloniana, e un incontro si sarebbe svolto a Roma per chiudere l’accordo. Tra i papabili, in corsa, sino all’ultimo, Renato Iannibelli, stimato e fattivo sindaco di San Costantino Albanese, una comunità della Valle del Sarmento di origini albanesi. Ma a quanto pare, ancora una volta, la Basilicata si dovrà accontentare di qualche altra poltrona. Attualmente, il presidente facente funzione è la sindaca di Chiaromonte, Valentina Viola, che ha saputo tenere le redini con competenza, garbo e autorevolezza, ma, considerate le voci provenienti dalla Capitale, lo farà ancora per poco. Si chiuderebbe così il lungo braccio di ferro che ormai durava da ben otto mesi, subito dopo l’uscita di scena, ex abrupto, di Domenico Pappaterra dalla presidenza del Parco. L’ormai ex numero uno, subito dopo il ben servito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che con una nota gli comunicava la decadenza dalla carica, non perse tempo, ricorrendo al Tar, che a stretto giro di posta confermò la decadenza. Il Tribunale amministrativo mise così la parola fine al lungo governo Pappaterra che durava da ben 16 anni. Il nuovo Presidente, i nuovi organi di governo avranno molto da fare, per ridefinire scenari e progetti in grado di rilanciare e ridefinire una governace che ad oggi risulta appannata. I cittadini, i comuni dell’area naturalistica e protetta gradirebbero vedere un futuro sempre più come una opportunità che come un peso. Comunque sia, resta un “palcoscenico unico, in grado di ammaliare, tra paesaggi mozzafiato e vette maestose, memoria tenace e silenziosa di una storia millenaria”. Parole sacrosante, quelle che si leggono sul portale ufficiale, anche perché il Parco Nazionale del Pollino – si precisa ancora- con i suoi 192.565 ettari di estensione è la più grande area protetta in Italia, a cavallo tra Calabria e Basilicata. Un territorio ricco di 56 comuni, caratterizzato da diversi massicci montuosi che vanno a comporre la catena dell’Appennino meridionale. Natura e insediamenti umani intrecciano millenari rapporti che il Parco, istituito nel 1993, conserva e tutela sotto il suo emblema: il “Pino Loricato”. Fino al 2015 il Parco – si sottolinea ancora- è entrato a far parte della Rete europea e globale dei Geoparchi, sotto l’egida dell’UNESCO, di cui è Patrimonio, mentre alcune faggete, quella Vetusta di Cozzo Ferriero e la Vetusta del Pollinello sono state inserite nel sito transnazionale delle “Antiche Faggete Primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”, proclamandole Patrimonio Mondiale. Veramente tanto: storia, natura, tradizioni meritano attenzione, tutela e iniziative; progetti capaci di dare nuova linfa e opportunità a un patrimonio inestimabile, in grado di creare cultura, imprese, lavoro e sviluppo.
Vincenzo Diego