La guardia di finanza di Padova ha denunciato 15 persone accusate di aver presentato false liste elettorali e candidature farlocche. E’ una vicenda che conosciamo molto bene e che ha avuto una rilevanza a livello nazionale l’anno scorso grazie al ‘’caso Carbone’’, in Basilicata, paese in cui, dopo che la lista locale era stata ricusata, erano rimaste solo due liste: quella del ‘’poliziotti’’ (eletti e dimissionari il giorno dopo) e quella del Movimento politico ‘L’Altra Italia’. E proprio contro esponenti di questo movimento sono state emesse sette misure cautelari tra Rovigo, Foggia e il Salento. Ai domiciliari il segretario nazionale, originario di Uggiano La Chiesa, Cosimo Cartelli.
Secondo l’accusa sarebbero state assemblate delle vere e proprie liste “false” per le candidature alle elezioni comunali anche del 2020. Sono quindici le persone indagate complessivamente tra le province di Foggia, Lecce e Rovigo e ben sette le misure cautelari personali emesse nei confronti dei vertici del movimento, emergente nel panorama nazionale, e che ha presentato diverse liste anche nelle recenti consultazioni per le amministrative. All’esito delle indagini, svolte nello specifico dalle fiamme gialle della compagnia di Este, sono stati segnalate alla procura di Rovigo i 15 principali responsabili, che, a vario titolo, avrebbero proceduto, secondo le accuse contestate, alla formazione e alla presentazione di false liste di candidati presso ben 23 amministrazioni locali insistenti su tutto il territorio nazionale.
Il tribunale di Rovigo, accogliendo le proposte formulate dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta, ha emesso l’ordinanza per le sette misure cautelari personali, disponendo gli arresti domiciliari nei confronti del segretario nazionale del movimento, nonché l’obbligo di firma per due pubblici ufficiali autenticatori (il vigile urbano Francesco Foti, presidente del movimento e consigliere comunale a Barbona e un altro consigliere) destinatari anche della sospensione temporanea dal pubblico ufficio di consigliere comunale per dodici mesi, e nei riguardi di due dirigenti del movimento. Destinatari dell’obbligo a presentarsi anche Franco Merafina di Cerignola e Felicetta Tartaglia di San Paolo di Civitate.
Gli accertamenti in fase preliminare hanno permesso agli investigatori, secondo quanto poi avallato dalla procura veneta, di riscontrare come nel corso delle tornate elettorali per la nomina alla carica di sindaco e di consigliere comunale per i Comuni patavini di Barbona e Vighizzolo d’Este, svolte, rispettivamente, nel maggio 2019 e nel settembre 2020, il movimento L’Altra Italia aveva presentato liste di candidati formate da soggetti iscritti, nella maggioranza dei casi, a loro insaputa.
L’autorità giudiziaria rodigina, pertanto, oltre ad avallare le condotte contestate, ha deciso di ampliare il raggio delle indagini agli ulteriori 21 comuni in cui il movimento politico aveva presentato i propri candidati per la consultazione elettorale del settembre dello scorso anno e, in particolare nelle province di Alessandria, Asti, Belluno, Bergamo, Campobasso, Catanzaro, Cosenza, Genova, Imperia, Isernia, Perugia, Pisa, Potenza, Savona, Vibo Valentia e Vicenza.
Si trattava di realtà comunali, tutti con una popolazione inferiore ai mille abitanti e per i quali la normativa vigente prevede una procedura semplificata per le relative candidature. Gli accertamenti investigativi, come chiarito in conferenza stampa dai finanzieri, hanno permesso di comprendere come l’obiettivo principale del movimento fosse quello di presentare candidature in piccole realtà territoriali dove, approfittando proprio della specifica normativa settoriale, vi era una buona probabilità di eleggere un proprio rappresentante per ottenere una visibilità sull’intero territorio nazionale, in modo da far accrescere il consenso per le successive consultazioni.
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