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Ictus e infarto nella donna, a Milano focus su sintomi e strategie

7/03/2025

Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di mortalità a livello globale. Tuttavia, esistono differenze significative tra uomini e donne in termini di prevalenza, manifestazione clinica, risposta ai trattamenti e vissuto emotivo e cognitivo, e ciò influenza la consapevolezza delle pazienti, le strategie di prevenzione e gli approcci terapeutici, rendendo necessari focus specifici sul rischio cardiovascolare nelle donne. E' questo l'obiettivo de 'Le donne verso un cuore consapevole', l'evento organizzato da Daiichi Sankyo Italia a Milano, nella sede dell'Unione Femminile Nazionale, per promuovere il confronto tra esperti italiani di varie discipline sulle differenze di genere nelle patologie cardiovascolari, sul ruolo della prevenzione mirata e dell'innovazione digitale, affinché la salute delle donne sia riconosciuta come fondamentale investimento sociale ed economico, e la medicina di genere diventi realmente obiettivo strategico della sanità pubblica italiana.




Oltre a cardiologi, ricercatori, analisti e psicologi, anche i pazienti hanno potuto far sentire la loro voce sul tema, attraverso una tavola rotonda che ha visto il confronto dell'Associazione per la lotta all'ictus cerebrale (A.L.I.Ce. Italia ODV), del Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore (Conacuore ODV) e della Fondazione italiana per il cuore (FIPC).




Nella valutazione e nella consapevolezza del rischio cardiovascolare c'è un gap da colmare, infatti le donne tendono a manifestare sintomi atipici rispetto agli uomini, con conseguente ritardo diagnostico e terapeutico. A ciò si aggiunge l'impatto di fattori di rischio genere-specifici, quali sindrome dell'ovaio policistico, menarca precoce, terapie contraccettive orali, ansietà e depressione, le complicanze della gravidanza, le malattie autoimmuni, menopausa prematura, terapie per cancro al seno. Eppure, la consapevolezza pubblica e professionale di queste importanti differenze rimane bassa: diversi studi mostrano che le donne sono meno informate degli uomini sui propri rischi

cardiovascolari, e dunque partecipano meno anche ai programmi di screening, con conseguenze negative sulla prevenzione e sulla gestione delle malattie cardiovascolari.



La scarsa consapevolezza è stata confermata anche da Carin women survey, lo studio multicentrico osservazionale condotto da A.R.C.A. (Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali), che ha coinvolto 49 ambulatori cardiologici su tutto il territorio nazionale. Su 5.600 pazienti intervistate, poco più del 10% si è ritenuta ad alto rischio cardiovascolare. "La valutazione di tale rischio nella donna dovrebbe essere eseguita lungo tutto il suo arco di vita, ed esso deve essere considerato come dinamico, in quanto può modificarsi in qualunque momento. Infatti, il riconoscimento precoce ed il trattamento dei fattori di rischio possono alterare la traiettoria degli eventi cardiovascolari avversi", spiega Adele Lillo, cardiologa e referente nazionale del Gruppo Studio Malattie CV di Genere A.R.C.A.


Le donne vivono più a lungo ma in condizioni di salute peggiori. Il 51% del carico sanitario femminile è causato da malattie comuni a entrambi i sessi, ma con maggiore prevalenza o un impatto differente sulle donne. Circa il 60% di tutto il carico di cattiva salute, inoltre, si manifesta in età lavorativa, con conseguenze su reddito e benessere familiare, una criticità che si aggiunge ad altre differenze già presenti a livello sistemico. Le patologie cardiovascolari, insieme a quelle oncologiche, sono le principali cause di mortalità e disabilità in Italia per la popolazione femminile e per questo considerate ad alto impatto economico.


Questo tipo di patologie hanno un costo annuale di circa 41 miliardi di euro, di cui 3/4 legati a costi diretti e 1/4 a quelli indiretti e comportano in media 59 giorni di lavoro persi. Solo ictus e infarto pesano sul carico di cattiva salute femminile per il 10%, a dimostrazione dell'importanza di attuare politiche di prevenzione mirate al target femminile. È questo il quadro tracciato da Irene Gianotto, consulente di The European House - Ambrosetti. "Lo stato di salute e il benessere delle donne deve diventare un parametro cruciale per misurare il benessere complessivo della società. Migliorare la salute femminile significa, da un lato, sostenere la crescita economica di ogni Paese favorendo livelli più elevati di istruzione e partecipazione alla forza lavoro delle donne, dall'altro, generare benefici intergenerazionali sia sanitari che sociali. A livello globale, lo dimostra una correlazione positiva tra PIL pro capite e stato di salute femminile", prosegue Gianotto, secondo cui investire nella Medicina di Genere "non genera benefici solo per la salute delle donne", ma "integra le differenze biologiche e sociali in prevenzione, diagnosi e trattamento, e quest'approccio garantisce cure più appropriate per tutti, con benefici anche per gli uomini e altri gruppi quali anziani, bambini, transgender". Inoltre, "non dimentichiamoci infine che nel 70-80% dei casi la salute familiare è gestita dalle donne. La salute delle donne, in molti casi, è anche quella delle famiglie di cui fanno parte".


Purtroppo, ancora oggi la ricerca pre-clinica e clinica non tiene conto delle differenze di sesso e genere e le donne sono ancora sottorappresentate nelle diverse fasi degli studi clinici, non permettendo l'individuazione di percorsi di prevenzione, diagnosi e cura appropriati e specifici per entrambi i sessi. Esempio paradigmatico delle differenze di sesso e genere sono le malattie cardiovascolari che sono classicamente considerate un problema maschile ma, di fatto, sono la principale causa di morte delle donne. Alla base di questa evidenza ci sono diverse cause, quali la diversa sintomatologia (1 paziente donna su 3 presenta sintomi atipici), la sottostima dei sintomi e del rischio da parte dei medici e delle stesse donne, che porta a ritardi nella diagnosi e presa in carico, minore accesso a trattamenti terapeutici e dispositivi innovativi, con conseguente maggiore probabilità di eventi avversi.


"L'adozione della medicina di genere come strategia sanitaria è cruciale per garantire diagnosi più tempestive e percorsi terapeutici adeguati, per migliorare l'appropriatezza delle cure e ridurre il gender gap in termini di salute e aspettativa di vita in buona salute", commenta Elena Ortona, Direttrice del Centro di Medicina di Genere dell'ISS, "Considerare il sesso e il genere nelle azioni di prevenzione e di cura è necessario per promuovere l'equità e l'appropriatezza degli interventi contribuendo a rafforzare la 'centralità della persona' e ad applicare una medicina personalizzata".


Promuovere un cambio di paradigma nella gestione delle patologie cardiovascolari femminili, e più in generale nella salute delle donne, richiede un approccio olistico e multidisciplinare nonché l'impegno a lungo termine per un'alleanza tra istituzioni, professionisti della salute, ricercatori e opinione pubblica. In prima linea, a raccogliere questa sfida, c'è Daiichi Sankyo Italia, "Siamo consapevoli che cambiare l'attuale paradigma rappresenta un percorso lungo e non privo di ostacoli, ma continueremo a fare tutto il possibile per sostenere i decisori politici, le istituzioni sanitarie, le campagne di sensibilizzazione delle associazioni dei pazienti e la ricerca, perché l'impegno di Daiichi Sankyo nel proteggere le persone dalle malattie va oltre lo sviluppo di nuovi trattamenti efficaci", chiosa Joanne Jervis, Managing Director & Head of Specialty Business Division di Daiichi Sankyo Italia, che ha fortemente voluto questo incontro, "i bisogni dei pazienti sono una nostra priorità, e prendere in considerazione le differenze di genere è fondamentale per applicare una medicina e una cura personalizzate, al fine di migliorare la qualità della vita e la prosperità delle future generazioni, in qualunque parte del mondo".

 

 

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NEWS BREVI
1/12/2021 Ultimo lotto Bradanica, domani alle 11.30 l’apertura al traffico

Come annunciato nei giorni scorsi verrà aperto domani, 2 dicembre, l’ultimo lotto “La Martella” della strada Statale “Bradanica”.
L’apertura al traffico è in programma alle ore 11.30 al km 135 lato La Martella.
Sarà presente l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Donatella Merra.

28/11/2021 Poste Italiane: estesi orari apertura di tre uffici postali lucani

Poste Italiane comunica che a partire lunedì 29 novembre, gli Uffici Postali di Matera 5, Melfi e Moliterno saranno interessati da un potenziamento degli orari di apertura al pubblico.
In particolare, gli uffici postali di Melfi e Moliterno (PZ) saranno aperti dal lunedì al venerdì, dalle ore 8:20 – 19:05, il sabato dalle ore 8:20 alle 12:35. Matera 5 osserverà l’orario di apertura su 6 giorni lavorativi. Lun/ven 08:20 – 13:45, sabato  08:20 – 12:45.
Questi interventi confermano la vicinanza di Poste Italiane al territorio e alle sue comunità e la volontà di continuare a garantire un sostegno concreto all’intero territorio nazionale. Anche durante la pandemia, infatti, Poste Italiane ha assicurato con continuità l’erogazione dei servizi essenziali per andare incontro alle esigenze della clientela, tutelando sempre la salute dei propri lavoratori e dei cittadini.
L’Azienda coglie l’occasione per rinnovare l’invito ai cittadini a recarsi negli Uffici Postali nel rispetto delle norme sanitarie e di distanziamento vigenti, utilizzando, quando possibile, gli oltre 8.000 ATM Postamat disponibili su tutto il territorio nazionale e i canali di accesso da remoto ai servizi come le App “Ufficio Postale”, “BancoPosta”, “Postepay” e il sito www.poste.it. 

15/11/2021 Obbligo di catene o pneumatici da neve

E’ stata emessa questa mattina e trasmessa alla Prefettura ed a tutte le Forze dell’ordine, l’ordinanza firmata dal Dirigente dell’Ufficio Viabilità e Trasporti della Provincia, l’ing. Antonio Mancusi, con la quale si fa obbligo:“A tutti i conducenti di veicoli a motore, che dal 01 Dicembre 2021 fino al 31 Marzo 2022 transitano sulla rete viaria di competenza di questa Provincia di Potenza, di essere muniti di pneumatici invernali (da neve) conformi alle disposizioni della direttiva comunitaria 92/33 CEE recepita dal Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 30/03/1994 e s.m.i. o a quelle dei Regolamenti in materia, ovvero di avere a bordo catene o altri mezzi antisdrucciolevoli omologati ed idonei ad essere prontamente utilizzati, ove necessario, sui veicoli sopraindicati.

Tale obbligo ha validità, anche al di fuori del pericolo previsto in concomitanza al verificarsi di precipitazioni nevose o formazione di ghiaccio”.





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