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La voce della Politica
| Bolognetti: Buon Natale e pace in terra agli uomini di buona volontà |
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23/12/2025 | Premesso che occorre lavorare per far sì che in questo nostro mondo prevalga la pace e la fratellanza, è altrettanto importante, non meno importante, comprendere che non può esserci pace senza giustizia e senza "giustizia sociale" e che la pace vive laddove si riesce a far trionfare democrazia, libertà e verità.
Il fondatore del Partito Popolare, Luigi Sturzo, che notoriamente non amava il Don, affermava: “Non c’è libertà dove c’è menzogna; perché la libertà è figlia della verità". A fargli eco, a farsi eco, a migliaia di chilometri di distanza, la filosofia etico-politica gandhiana denominata Satyagraha, parola che in lingua sanscrita sta a significare "fermezza nella verità". Chiunque abbia approfondito seriamente il pensiero di Gandhi e la sua teoria e pratica della nonviolenza (teoria per certi aspetti non statica, ma che è stata un continuo work in progress), sa che nonviolenza gandhiana e pacifismo non sono esattamente la stessa cosa e di certo questa è la mia opinione dopo lunghe riflessioni. Attenzione, non esprimo in questo caso una qualche scala di valori; affermo semplicemente che c'è differenza tra un nonviolento gandhiano e un pacifista. Pacifista, ovviamente, e non uno dei troppi paci-finti.
Non possiamo correre il rischio di evocare la parola "pace" per trasformarla in qualcosa di retorico e inconsistente. La pace cresce solo se ci sono radici forti ad alimentarla. Da questo punto di vista il discorso di commiato del generale Dwight D. Eisenhower, pronunciato nel 1961, è di grandissimo interesse. E lo è ancor di più oggi, nel momento in cui le preoccupazioni espresse dal generale che guidò lo sbarco in Normandia, l'operazione "Overlord", prendono corpo con un complesso militar-industriale, che sembra voler dettare l'agenda alla politica, e con una crescita esponenziale in vendita di armamenti che nel 2024 ha superato i 2718 miliardi di dollari, in buona parte spesi da 15 paesi e tra questi l’Italia, con Usa, Cina e Urss che hanno speso il 54,5% del totale mondiale.
Una politica aggiungo, ahimè, che sempre più perde forza e dignità, trascinando nella palude anche le nostre istituzioni nazionali e sovranazionali, inclusa quella Organizzazione delle Nazioni Unite che sempre più ricorda la fu Società delle Nazioni.
Scriveva, tra l’altro, nel sopra citato discorso il generale “Ike”, 34° Presidente degli Stati Uniti d’America: “L’unione di un immenso stabilimento militare e di una grande industria di armi è nuova nell'esperienza americana. L'influenza totale - economica, politica, persino spirituale - si fa sentire in ogni città, ogni State-house, ogni ufficio del governo federale. Riconosciamo la necessità imperativa di questo sviluppo. Tuttavia, non dobbiamo mancare di comprendere le sue gravi implicazioni. Sono coinvolti il nostro lavoro, le nostre risorse e il nostro sostentamento. Così è la struttura stessa della nostra società. Nei consigli di governo, dobbiamo guardarci dall'acquisizione di un'influenza ingiustificata, cercata o meno, dal complesso militare-industriale. Il potenziale per il disastroso aumento del potere fuori luogo esiste e persisterà. Non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i processi democratici. Non dovremmo dare nulla per scontato. Solo una cittadinanza attenta e ben informata può obbligare a unire adeguatamente l'enorme apparato di difesa industriale e militare con i nostri metodi e obiettivi pacifici, in modo che la sicurezza e la libertà possano prosperare insieme. Il disarmo, con reciproco onore e fiducia, è un imperativo costante. Insieme dobbiamo imparare a comporre le differenze, non con le armi, ma con intelletto e scopo decente. Poiché questa esigenza è così acuta ed evidente, confesso che ho stabilito le mie responsabilità ufficiali in questo campo con un preciso senso di delusione. Come uno che ha assistito all'orrore e alla persistente tristezza della guerra, come uno che sa che un'altra guerra potrebbe distruggere completamente questa civiltà che è stata costruita così lentamente e dolorosamente per migliaia di anni, vorrei poter dire stasera che una pace duratura è intuizione”.
Noi non possiamo negarci la comprensione dolorosa che senza il sangue versato sulle spiagge della Normandia e l'immane tragedia del II conflitto mondiale, non ci saremmo liberati da certi totalitarismi. Evito di soffermarmi, come pure dovrei, sulle radici del male e su quanto la pace sancita a Versailles, e non solo, abbiano contribuito a creare i presupposti per la deflagrazione della seconda Guerra Mondiale e per il diffondersi di quella agghiacciante "Banalità del male" di cui parla Hannah Arendt. Non meno interessante sarebbe riflettere su quanto Julien Benda scrive nel suo "Il tradimento dei chierici": “La mistica della pace, proprio come quella della guerra, può uccidere del tutto in coloro che ne sono afflitti, il senso di giustizia”.
Gandhi, in un articolo scritto nel giugno del 1921 per il suo giornale “Young India”, afferma: “Anche quando entrambe le parti credono nella violenza, spesso la giustizia si trova da una sola delle due parti. Un uomo derubato ha la giustizia dalla sua parte, anche quando si dispone a riottenere i propri averi con la forza. E sarebbe un trionfo della nonviolenza se la parte offesa potesse essere convinta a tentare di riottenere i suoi avere con i metodi del Satyagraha, ossia con l’amore e la forza dell’anima piuttosto che con la violenza”.
Personalmente temo che difficilmente il caporale Adolf Hitler, preso magistralmente in giro da Charlie Chaplin, da quel Chaplin che finirà vittima delle purghe maccartiste, avremmo potuto convincerlo a non invadere la Polonia con una mera invocazione alla pace. Di fronte ad un interlocutore ideologicamente "armato" non solo di bombe e baionette, ma anche della ferma volontà di distruggere democrazia, verità e libertà, le cose si fanno molto molto complicate.
Oltre ad invocare la pace, a me sembra che occorrerebbe lavorare quotidianamente per ridar forza alle democrazie, che ovunque nel mondo sviliscono e si trasformano in democrazie reali o peggio in democrazie senza democrazia. Il tutto mentre il capitalismo, dopo la caduta del muro di Berlino, si è trasformato in un capitalismo cannibale, finanziario, illiberale, che erode democrazia, diritti e libertà. Questo per non dire dell'incombere di totalitarismi vecchi e nuovi e del sempre in agguato topo de "La peste" dello scrittore franco-algerino Albert Camus.
Nella lettera-enciclica “Pacem in Terris”, Papa Giovanni XXIII tra l’altro scrive: “Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà [...] Ogni essere umano ha il diritto al rispetto della sua persona; alla buona riputazione; alla libertà nella ricerca del vero, nella manifestazione del pensiero e nella sua diffusione, nel coltivare l’arte, entro i limiti consentiti dall’ordine morale e dal bene comune; e ha il diritto all’obiettività nella informazione [...]”. È interessante notare che l’introduzione alla lettera-enciclica citata è preceduta, nel titolo, dalle seguenti parole: “Al clero e ai fedeli di tutto il mondo nonché a tutti gli uomini di buona volontà: sulla pace fra tutte le genti fondata nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà”.
Sì, pace in terra agli uomini di buona volontà, ma occorre che quella “buona volontà” venga quotidianamente nutrita da tutti e da ciascuno, ad iniziare da coloro che ambiscono a definirsi classe dirigente e che spesso nemmeno si accorgono che il loro ruolo è mero ruolo di ratifica.
Nell’augurare un sereno e Santo Natale a tutti, anche a chi volentieri decreterebbe la mia morte civile, mi consento un’ultima citazione tratta da un libro straordinario scritto da Ignazio Silone, “Uscita di Sicurezza”: “La vita, la morte, l’amore, il bene, il male, il vero cambiarono senso, o lo perdettero interamente”.
Ecco, occorre cercarla quotidianamente questa uscita di sicurezza, trovarla e curarla. Occorre ridare pienamente senso a parole ridotte a simulacro.
Di Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani, già membro del Consiglio Nazionale dei Club Pannella, già membro della presidenza e del Consiglio generale del Prntt e della Diirezione Nazionale di RI, iscritto all’Odg e alla FNSI |
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