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Bolognetti: la mia rotta è sempre la stessa

16/10/2025

Tra poco compirò 61 anni. Sono nato a Napoli nei pressi dello Stadio Collana e la mamma di mio padre era di Ferrandina (MT). Vivo in Basilicata dal 1991.
Pensavo che negli ultimi 43 anni hanno viaggiato con me le vite e la memoria di uomini e donne straordinari/e. Uomini e donne che non ho mai avuto il piacere di incontrare, mai conosciuti.
Anzi, no. A ben pensarci credo di conoscerli e provo a custodirne la memoria. La memoria di ciò che ci innalza e rappresenta un antidoto a tutto ciò che ci abbrutisce. Penso ai fratelli Rosselli, a Ernesto Rossi, a Gaetano Salvemini e molti altri. Penso anche alle sorprese che ti riserva la vita e ai tanti incontri di questi anni. Notti, giorni trascorsi in congressi. Ore, settimane, anni spesi a dare gambe, braccia, forza a ciò che ritieni importante, giusto.
A farmi da rotta la costante difesa del diritto umano alla conoscenza, che è sinonimo di democrazia, e la difesa dello Stato di diritto democratico.
Anni fatti di tempo in cui metti “radici”, di ciò che va stratificandosi, di elaborazione e rielaborazione. Anni trascorsi a tenersi saldi a principi inderogabili e a far prevalere sempre le convinzioni sulle convenienze. Anni di processi, nati dal tentativo di tapparmi la bocca, e poi le puntuali assoluzioni, magari dopo qualche anno. Anni trascorsi a dar valore alle parole e a parlare quando quasi tutti tacciono e l'unica parola buona è, per molti, la parola non detta.
Anni in cui alzi lo sguardo quando vorrebbero fartelo abbassare e in cui provi a guardare la luna e non il dito.
Pensiero e azione. E poi l’incontro con Marco Pannella; i libri: i tanti letti e i pochi scritti.
Poi scopri che i tuoi compagni di viaggio stanno riducendo a simulacro tutto ciò che avrebbero dovuto far vivere. Cambiare strada, anzi no, io no. La mia strada è quella di sempre.
L'insofferenza per il conformismo degli anticonformisti e per un “politicamente corretto”, che si fa manganello e viene utilizzato per sedare e divorare pensiero e pensieri. E gli incontri con caporali di regime e di giornata e quelli con galantuomini e “pazzi malinconici”. E il capire che la critica deve essere sempre rivolta ad atti ed omissioni e il costante tentativo di farlo comprendere.
Cannibalizzare la vita che scorre lenta e veloce. Tenere accesa una luce quando cala la notte.
La fede e il comprendere che il potere è un mezzo e non può e non deve essere un fine.
Un lungo, ininterrotto Satyagraha (insistenza per la verità), nutrito spesso da scioperi della fame, digiuni, scioperi della sete, disobbedienze civili.
A volte di anni me ne sento 120. Altre volte, quando penso di non avere più energie, le ritrovo e mi rialzo e cammino e, se ci riesco, corro o indosso i panni del marciatore, del maratoneta.
Il dialogo e la costante richiesta a chi rappresenta le mie istituzioni di rispettarle e onorarle.
Difetti? Ne ho di certo. E di certo non sopporto i mercanti nel "tempio" di democrazie in stato comatoso.
Penso che il liberismo sia una ideologia perniciosa e che la "mano invisibile" ci stia prendendo da tempo a sonori ceffoni.
Detesto i farisei, i sepolcri imbiancati, gli ipocriti di ogni tempo e ogni luogo.
Mi illumino quando penso al volo di Bassanesi su Milano e mi commuovo e, al tempo stesso, sorrido leggendo le lettere dal carcere di Ernesto Rossi e l’“Elogio della galera”.
Se credo in Dio? Sì, ci credo. Sono cristiano e leggo e rileggo passaggi dei Vangeli, come ad esempio quel: "guide cieche che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello".
So, o credo di sapere, che compagno è colui che spartisce con te il "pane" e che il "pane" che provo a spartire è quello della democrazia, dei diritti umani.
Con Carlo Rosselli ripeto: “Il liberale è un credente che afferma la libertà dello spirito umano, che proclama l’uomo unico fine, [...] che è animato da una insoddisfazione perenne per tutte le posizioni acquisite, per tutte le lotte conchiuse e le mortifere quieti”.

Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani, già membro del Consiglio Nazionale dei Club Pannella, iscritto all’ODG e alla FNSI, collaboratore dal 2010 al 2022 di Radio Radicale.

In azione nonviolenta dalle ore 23.59 del 7 ottobre, condotta alternando 24 ore di digiuno (Solo acqua e caffè) e 24 ore di Sete (niente acqua e niente cibo). Azione iniziata per chiedere verità sulla vicenda Israelo-Palestinese e la fine dell’ennesima censura operata dalla Rai sul mio tentativo di nutrire un dibattito asfittico.



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