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La voce della Politica

''Pozzo Pergola 1 non sia ricatto salute o lavoro''

8/03/2025

Il petrolio lucano ha portato lavoro a pochi e molti soldi ad ancora più pochi
Sono 40 anni che trivellano e devastano i nostri territori e oggi il risultato qual è? Denatalità, inquinamento e spopolamento. È un fatto incontrovertibile così come è incontrovertibile la pericolosità del Pozzo pergola 1 secondo le osservazioni e i ragionamenti tecnici e scientifici della Commissione Tecnica di Valutazione Ambientale che per la seconda volta ha dato parere negativo al progetto (già in data 2015, ENI presentò istanza di VIA.)

I motivi sono almeno 3: altissima sismicità dell’area, presenza di falde acquifere sottostanti, natura carsica dei terreni interessati dal progetto.

Per questi motivi ho depositato una interpellanza per chiedere al Governo se non fosse il caso di chiudere definitamente la questione con apposito decreto. La risposta è stata più un esercizio di retorica che un tentativo concreto di affrontare la questione. Nonostante i dati allarmanti, nonostante il rischio concreto di contaminazione della falda acquifera e gli effetti irreversibili sull’ambiente e sulla salute umana in caso di sversamenti - che, visto il tasso di corrosione del petrolio lucano, non sono un’eventualità remota ma una certezza prima o poi - il ministero annuncia l’archiviazione che è come decidere di non decidere per continuare a far finta di nulla.

Si continua a far passare il messaggio che queste attività siano sicure, sostenibili e, addirittura, vantaggiose per il territorio. Come se l’inquinamento delle falde e del Pertusillo per lo sversamento del 2017 (nascosto per 5 anni) di ben 400 tonnellate di petrolio, non fosse mai successo. Il punto è semplice: e qualcuno la verità la deve pur dire e la verità è che l’attività estrattiva in Basilicata ha portato più danni che benefici. Per anni si è parlato delle royalties come una manna dal cielo, ma la realtà è che i danni ambientali, economici e sanitari superano di gran lunga i vantaggi. Come se nulla fosse, si ripresenta lo stesso film già visto: l’archiviazione ministeriale consente di ritirare in sordina il progetto per poi riapparire magicamente tra qualche anno, nella speranza che nel frattempo cambi qualcosa e lo si possa far passare senza troppi problemi.

Cosa potranno inventarsi domani? Che di colpo sparisce il carsismo6? o che magari spariscono le falde acquifere di ricarica sottostanti? che la vocazione agricola di quel territorio non è vera? che lo sversamento di 400 tonnellate di greggio non c’è mai stato?

Purtroppo le conseguenze negative di questa politica energetica miope sono molto evidenti e la situazione in tutta la Val d’Agri rischia di arrivare ad un punto di non ritorno, con ripercussioni sull’economia legata all’agricoltura e alla zootecnia.

A quale prezzo, verrebbe da chiedersi, dato che in Basilicata si estrae oggi l'80% della produzione nazionale di greggio, pari a circa il 6% soltanto del fabbisogno nazionale. Per il solo 6% si ammazza un territorio: è la rappresentazione plastica del fallimento delle politiche energetiche e della politica estera del centrodestra che ha preso la via delle armi a oltranza.

Oggi l’Europa si ritrova con una guerra persa, un Presidente USA che dice che l’UE non esiste ma che nel frattempo ci rifila un gas a 4 volte il prezzo di quello che pagavamo prima dalla Russia (che ci arriva lo stesso per altri costosi giri). Il risultato è che oggi cittadini e imprese si ritrovano a pagare bollette maggiorate del 30%. Una follia.

Ed è inaccettabile il ricatto del lavoro che arriva puntualmente ogni volta che si solleva un pericolo per l’ambiente e per la salute. Tra l’altro, il Pozzo regola 1 non c’entra nulla, visto che le eccezioni sui rischi per l’ambiente e per la salute riguardano un progetto ancora pendente.

Un ricatto che, comunque, non sta più in piedi, sia per i risultati evidenti di 40 anni di petrolio in Basilicata, sia perchè oggi il mondo sta andando da tutt’altra parte. Abbandonare il fossile è un obbligo. Certo, passo dopo passo. Iniziare a comprendere e condurre i cambiamenti (non subirli) anche sociali che ci aspettano con la transizione ecologica.

Se non iniziamo questo percorso, in Basilicata non cambierà nulla: il petrolio continuerà a portare lavoro per pochi e molti soldi ad ancora più pochi.



On. Arnaldo Lomuti

Camera dei Deputati



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