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Nel segno di Marija Gimbutas si conclude la mostra-evento di Teri Volini |
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24/06/2017 | Chiude i battenti la doppia mostra di Teri Volini “Percorsi d’arte in bilocazione”, ospitata nella Pinacoteca provinciale e nel Museo archeologico di Potenza. L’allestimento della grande mostra ha inteso offrire, per oltre un mese e mezzo, una parte, se non esaustiva, assai significativa e rappresentativa dell’intero percorso ultra–trentennale dell’artista biofila, originaria di Castelmezzano, puntualmente in grado di incrociare con l’arte pittorica il fronte dell’impegno civile e ambientale, dei diritti umani e della sacralità del principio femminile. Ha incontrato il favore dell’Amministrazione comunale l’ultimo dei tre appuntamenti previsti in concomitanza alla permanenza della mostra. Si è svolto, infatti, mercoledì scorso, 21 giugno, il convegno sulla “Toponomastica al femminile” che ha richiamato l’attenzione sul tema del gender gap ancora esistente anche in tema di intitolazioni di strade, piazze o spazi verdi delle città a rilevanti personaggi femminili. Un appuntamento di cui Teri Volini ha voluto farsi promotrice, allo scopo di intitolare una via cittadina all’archeologa lituana Marija Gimbutas, portatrice di un messaggio universale inerente la priorità dell’ordine della Pace nelle società esistite ben prima del ‘tempo storico’.
“La targa a lei dedicata – ha spiegato Teri Volini in qualità di esperta di Gimbutas, di ricercatrice e conferenziera sulle ancestrali civiltà matrilineari - diverrà portabandiera della rivoluzionaria scoperta a cui la grande archeologa dedicò l’intera vita: che è la pace e non la guerra ad essere iscritta nel DNA degli esseri umani. E di questo ci ha fornito le prove tramite i ritrovamenti archeologici, in tutta la zona della vecchia Europa, di civiltà arcaiche a base matrilineare, pacifiche e laboriose. Un esempio significativo è presente anche in Basilicata, vicino Matera, nel sito di Serra d’Alto. Una scoperta a cui la ricercatrice, seguendo una sua precisa intuizione arrivò dopo decenni di scavi e di ritrovamenti di successo, ma che la lasciavano inappagata per il continuo ritrovamento di ‘armi, armi e ancora armi’”. La proposta, ampiamente motivata da Volini in un’approfondita prolusione, ha incrociato il parere favorevole e la disponibilità di Giancarlo Grano, dirigente dell’Ufficio Pianificazione del Comune di Potenza, che al convegno ha portato i saluti del Sindaco di Potenza, Dario De Luca, già favorevole al progetto. “Le intitolazione delle strade procedono per gruppi omogeni – ha spiegato Grano – e non sarà difficile inserire Marija Gimbutas tra le intitolazioni nella zona di Macchia Romana, dove il tema è quello dei grandi personaggi di pace, da Giovanni Paolo II a Martin Luter King. Certamente è condivisibile la dovuta attenzione alle donne del passato che sono di grande esempio ancora oggi”.
“Il gender gap – ha detto Ivana Pipponzi, Consigliera di Parità della Regione Basilicata - è ancora presente non solo negli spazi fisici, ma anche in quelli simbolici. Purtroppo anche Potenza, ancor oggi, non è costruita a misura di donna: dai pochi parcheggi rosa alle scarse barriere architettoniche per i passeggini”. Un gap che ha saputo ben quantificare la Vicepresidente nazionale dell’Associazione Toponomastica femminile Livia Capasso: “Solo a Roma – ha detto - su 16.140 strade e piazze, 7600 dedicate a personaggi maschili, solamente 630 a donne. Con l’intento di fare pressione su ogni territorio affinché strade, piazze, giardini e luoghi pubblici siano intitolati anche alle donne, Toponomastica femminile (un gruppo indipendente di ricerca e azione nato su Facebook nel 2012 grazie alla denuncia di un’insegnante romana, Maria Pia Ercolini, e diventato Associazione nel 2014) è impegnato in un accurato censimento di tutti i Comuni d’Italia: il risultato è al quanto deprimente, dato che in media solo il 4% dei luoghi urbani censiti per ogni città porta il nome di una donna. Se poi da questa minima percentuale sottraiamo le figure di carattere meramente religioso, rimane davvero poco o niente. E non perché manchino donne che si siano contraddistinte nella storia, nelle scienze o nella letteratura, ma semplicemente perché anche la storia è sempre stata appannaggio degli uomini”. Nell’auspicio che si possa intervenire per molte più intitolazioni a donne – lucane e non solo - anche la Presidente di Telefono Donna e referente locale di Toponomastica femminile, Cinzia Marroccoli, ha sottolineato che “solo a partire da un cambiamento culturale, dal mondo della scuola e delle università, si potrà sensibilizzare la nostra società al rispetto della parità di genere, al valore e al rispetto delle donne”.
La doppia mostra-evento nel suo insieme ha voluto dare testimonianza di un “fare arte” ampio e complesso, capace di cavalcare tecniche e linguaggi diversi, ma con un filo rosso comune, per ribadire l’urgenza di onorare la Terra, la sua bellezza e la sua prodigalità e di rispettare l’universalità della vita, in quanto Natura e in quanto Umanità: il tutto, a partire dalle opere pittoriche realizzate sin dagli anni ‘80-‘90, alle più recenti picto-sculture in cui ritorna l’inconfondibile dettaglio cellulare-pittorico-onirico-naturalistico; dalle opere performative in oltre settanta pannelli fotografici o foto-composti, alle proiezioni in loop di video, animazioni, gallerie virtuali e diverse installazioni. A cura del Centro d'Arte e Cultura Delta è stata proposta nell’ambito del Maggio potentino dell’Ufficio Cultura del Comune e patrocinata anche dalla Provincia di Potenza, dal Consiglio regionale di Basilicata, dalla Camera di Commercio e dalla Consigliera di Parità della Regione Basilicata.
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