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Trivigno, progetto di ricerca università di Pisa sul Trifoglio Incarnato |
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25/05/2017 | L'Azienda Agricola del dottore Antonio Fabrizio è sede di una ricerca sull'impollinazione di uno dei migliori foraggi zootecnici grazie alla tesi sperimentale del laurenado Vito Vignola e del massimo esperto di impollinazione, il professor Antonio Felicioli dell'Università di Pisa
L'Università e il Dipartimento di Scienze Veterinarie di Pisa hanno scelto Trivigno e l'Azienda Agricola del dott. Antonio Fabrizio per un progetto di ricerca sul Trifoglio Incarnato, una delle migliori specie foraggere usate per la produzione di fieno. Grazie a un'idea dello stesso agronomo Fabrizio, è ormai un mese che il laureando Vito Vignola sta praticando dei rilievi sperimentali nell'azienda agricola Fabrizio per la tesi di laurea magistrale in Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali dal titolo "Studio dell'impollinazione di Trifoglio Incarnato (Trifolium Incarnatum L.) con apoidei". La guida scientifica, nonché relatore del tesista, è uno dei massimi esponenti del comparto apistico e degli aspetti che riguardano l'impollinazione delle piante: il professore Antonio Felicioli. L'obiettivo è capire come impollinare il Trifoglio per ottenere una maggiore produzione di semi. L'agronomo Fabrizio è coadiuvato da un altro trivignese, Michele Blescia, laureando in Tutela e Gestione del territorio agroforestale.
Questi sono i giorni più affascinanti per l'Azienda Agricola di Antonio Fabrizio di Trivigno. Un enorme manto verde punteggiato da infiniti capolini di colore rosso intenso: sono i giorni della fioritura del Trifoglio Incarnato. Bellissimo da vedere, ottimo per foraggiare gli animali, ed eccezionale come coltura migliorativa del terreno soprattutto quello argilloso, infine, è una leguminosa fortemente mellifera. In tutto questo verde e rosso, spunta una serra bianca e un omino con una tuta tipo "sbarco sulla luna". E' il tesista dell'Università di Pisa,Vito Vignola, che sotto il coordinamento scientifico del professor Felicioli, sta sperimentando il grado di impollinazione naturale, la capacità d'impollinazione dei bombi e quella delle api. L'obiettivo di questi tre tipi di impollinazione è il miglioramento dell'efficienza produttiva del campo per ottenere una maggiore quantità di semi del trifoglio. Ma come si fa a capire il grado di impollinazione dei tre elementi?
La ricerca del tesista Vignola consiste nella suddivisione dell'area di studio in tre macrozone, in ciascuna di queste inserisce tre tipi di sperimentazioni: la prima sperimentazione consiste nel ricoprire i fiori del trifoglio con un cappuccio di carta affinché non possa essere impollinato da fattori esterni e verificarne l'autoimpollinazione, nel secondo esperimento il trifoglio è coperto da un cappuccio di rete per accertare l'impollinazione del vento e, infine, nel terzo il trifoglio è segnato da un nastrino e sottoposto anche all'azione impollinatrice degli apoidei, sia selvatici (i megachilidi) che d'allevamento, ovvero bombi e api. Queste due ultime specie sono introdotte in due serre distinte in modo da individuare quale delle due ha più potere d'impollinazione sul trifoglio. Il tutto è coadiuvato dal laureando trivignese Michele Blescia. A risultati ottenuti, la ricerca potrà dare la formula esatta per l'impollinazione del trifoglio incarnato e quindi per ottenere maggiore produzione delle generazioni successive, da cui una maggiore quantità di semi.
Bisogna fare un passo indietro e ripercorrere la causa di una ricerca di questo tipo nel territorio appenninico lucano. Prima di tutto il trifoglio incarnato è una specie che resiste abbastanza bene al freddo, viene impiegato sia in purezza che in consociazione con altre specie per la formazione di erbai e la sua coltivazione appartiene per il 54% al Lazio e per il 23% alla Campania. Riuscire a introdurlo in Basilicata sarebbe una soluzione strategica molto importante per il mercato sementiero lucano. E questo il dott. Fabrizio lo sa bene. Dopo un anno e mezzo di sperimentazioni tra varietà diverse di trifoglio, l'agronomo trivignese ha capito che quello incarnato si adatta meglio sia all'habitat che al terreno appenninico, inoltre la varietà tardiva (fiorisce tra fine maggio e inizio giugno) coincide proprio con la risalita dei contoterzisti, i quali lasciano la "marina" per la trebbiatura del grano in montagna. Caratteristica rilevante del trifoglio incarnato è anche la sua "fioritura scalare": conserva il fiore per lungo tempo (circa 20-25 giorni) e le api possono lavorare per più tempo nella produzione di miele. Tutte le specificità del trifoglio collaborano alla tecnica di coltivazione aziendale di Fabrizio che è di tipo conservativa, con pratica di semina su sodo, il che significa che il terreno non viene rivoltato, conservando humus superficiale più fertile: il trifoglio, essendo una leguminosa, è un azoto-fissatore che contribuisce ulteriormente alla fertilità del suolo.
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