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Una nota dell’Associazione “ALTURA Campania” su Migranti domestici

21/04/2011

In natura, la sola specie che può integrarsi in tutti gli ambienti e le culture del pianeta è quella umana.
Nell’ecosistema ogni elemento è legato all’altro e le trasformazioni umane lo disgregano. L’assunto è noto agli ambientalisti e agli scienziati, non ai politici. Accade così che la Provincia di Salerno, con un bando ha chiesto ad aziende del Cilento e del Vallo di Diano di allevare specie sia pur formalmente appartenenti a specie presenti in Italia provenienti da un altro emisfero, per ripopolamenti a scopo venatorio.
Chiaro che la Convenzione di Shengen non verrà tirata in ballo dall’Assessore Provinciale Antonio Mauro Russo, che ha avuto la brillantissima idea di lanciare lepri europee allevate in sudamerica in Provincia di Salerno, queste ultime che potremmo descrivere come emigranti di ritorno ignorano che, quando verrà sparato loro addosso, la Lega Nord sarà estranea alla cosa. Le associazioni ambientaliste stanno facendo ostruzione a tale progetto.
Intanto, però, l’Ente Provincia ha già stanziato i fondi per allevare quattrocento lepri europee provenienti dal sudamerica, che verranno liberate per essere uccise dai cacciatori o divorate dai predatori. Tali migranti domestici potrebbero andare ad occupare particolari nicchie dove sopravvive la nostra rarissima lepre appenninica (Lepus corsicanus). Non arriveranno con barconi, ma in grosse gabbie, e non avranno neppure il tempo di
ambientarsi, ma è inutile spiegarlo.
Metteteci la qualità dei metodi di cattura e le modalità di costituzione dei lotti da spedire, metteteci il viaggio dalle zone
di cattura all'aeroporto di spedizione (una volta le spedivano pure via nave cargo), aggiungeteci il fatto che là in Argentina le catturano a mezza estate e che quindi gli animali arrivano qui che gli si rovescia il trend del fotoperiodo in un attimo (bella tempesta ormonale alla rovescia direi) e potete prevedere il successo di reintroduzione. In una ricerca pubblicata nei primi anni '80 si riportava il risultato del successo di ripopolamento e si parlava di 1 superstite su 10 liberati dopo 2-3 mesi. Siccome queste sciocchezze (importazioni) sono giustificate dagli elevati costi delle lepri di cattura slovacche o ungheresi (ora 400 € per 1M+1F) va da se che dal punto di vista economico o gli animali argentini costano meno di 20 € l'uno o non convengono. Ma
aggiungete che un paese sensato NON dovrebbe ammettere l'importazione di mammiferi/uccelli da altri continenti, specie per l'uso di ripopolamento, perché un serio protocollo di gestione del rischio biologico sarebbe duro da ignorare. Se pensate ai problemi provocati dalla tularemia dall'est europa proprio con le lepri, ditemi chi potrebbe ammettere di introdurre un mammifero del quale è impossibile conoscere il potenziale di parassiti interni/esterni i batteri e i virus coi quali convivono nelle pampas argentine e che possono passare nei popolamenti locali o peggio saltare di specie. Inutile ricordare all’Assessore l’impatto devastante di tale intromissione nell’ecosistema del nostro Appennino. Inutile rammentare al nostro come le coturnici orientali, svago
venatorio degli emiri e dei Khan coi loro astori, abbiano
cancellato dal nostro paese la Coturnice autoctona.
Come tacere del cinghiale appenninico, via via inquinato geneticamente dall’introduzione della specie centro europea.
Su questi abusi, di cui l’introduzione della lepre europea con passaporto sudamericano non è che l’ultimo atto, le proteste degli ambientalisti sembrano inascoltate, ma essi non smetteranno di protestare.
La fauna globalizzata va all’asta e la natura a rotoli, è lo slogan, bisogna far di tutto per salvaguardare la fauna italiana.

Felice Turturiello



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