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Testimoni di Geova perseguitati in Kazakistan |
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10/02/2017 | La recente preoccupazione manifestata dalla comunità dei Testimoni di Geova potentina per le vicende negative che hanno coinvolto i loro compagni di fede russi riguarda, purtroppo, anche altri Paesi del mondo.
Il Kazakistan, ad esempio, sta perseguitando senza ritegno diverse confessioni cristiane. I metodi sono sempre gli stessi: alcuni individui, fingendosi interessati a una certa confessione religiosa, chiedono di incontrarsi con i membri di tale confessione; di nascosto, però, registrano le conversazioni e le trasmettono alle autorità. Sulla base di quelle che sono pacifiche conversazioni religiose, le autorità accusano i membri della confessione di “incitare alla discordia religiosa” e di “promuovere la superiorità religiosa”.
Di recente le autorità hanno preso di mira anche i Testimoni di Geova, confessione presente in tutto il mondo e universalmente riconosciuta come pacifica. Due testimoni di Geova sono stati messi sotto custodia cautelare per 60 giorni e, se saranno ritenuti colpevoli di “incitamento alla discordia religiosa”, rischiano fino a 10 anni di carcere! Intanto il loro primo appello è stato respinto. Uno di loro ha 61 anni, tre figli e gravi problemi di salute.
Il Kazakistan continuerà a perseguitare i cristiani? O continuerà a violare i diritti umani? Il 9 agosto 2016 il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite si è detto “preoccupato per le restrizioni ingiustificate imposte all’esercizio della libertà religiosa” nonché alla “libertà di opinione e di espressione”.
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