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Recensione:“Tutt’altro che tipico” di Nora Raleigh Baskin, Uovonero

10/01/2017

Jason Blake ha dodici anni ed è autistico. Ha una madre, un padre e un fratello di otto anni Jeremy che gli vogliono molto bene e “dolorosamente” hanno imparato a fare i conti con la sua “diversità” Vive in un mondo di persone neutoritipiche e Jason questo lo sa bene. Lo ha imparato dai tre quattro anni quando, cominciando a frequentare la scuola materna, si distingueva perché a quattro anni sapeva già leggere e scrivere tutto quello che vedeva ma non riusciva a comportarsi come gli altri. Jason ormai sa che ogni giorno qualcosa per lui andrà storto, ed è solo questione di tempo, perché non riesce a tirare fuori le parole per dire come si sente, perché è arrabbiato, cosa lo fa star male. Non riesce a guardare negli occhi le persone, i rumori forti lo mandano in confusione e comincia a “sfarfallare” con le braccia e poi con tutto il corpo. Il tempo che scorre è la sua ossessione e si angoscia perché ha sempre paura di non fare in tempo a terminare i compiti assegnati, a “sistemare” la realtà” che sembra continuamente sfuggirgli tra le dita. Non riesce a parlare eppure conosce tutte le parole più difficili e i suoi compagni, che lo prendono in giro perché è “ritardato”, gli chiedono aiuto per trovare la parola giusta , l’espressione più corretta.
Jason riesce ad essere se stesso scrivendo racconti che posta sul sito Storybord.E’ qui che conosce una ragazza, PhoenixBird “uccello fenice”, che diventa la sua prima vera amica. Cosa accade quando Jason ha la possibilità di incontrarla al raduno nazionale del sito di narrativa Storiboard esi terrorizza perché teme che la sua “fenice”, che si chiama Rebecca, possa vedere in lui solo il suo autismo.?
Col supporto della sua meravigliosa famiglia e di un carattere tutt’altro che debole e sprovveduto, il ragazzo affronterà la prova. Ne uscirà vincitore?
“Tutt’altro che tipico” di Nora Raleigh Baskin, è una storia, scritta in modo scorrevole e perfino divertente, nella quale il disturbo autistico non è una patologia da analizzare, ma viene raccontato attraverso i comportamenti, le emozioni, i ragionamenti, i pensieri dei giovanissimi protagonisti. Cessa di essere un dramma, una malattia, per diventare una diversità che però non macchia ma, semplicemente, distingue.
Jason è consapevole di essere differente in un mondo di “tipici”, soffre per questo, manifesta apertamente tutte le sue difficoltà, le vive,e le trasmette perché ha imparato a raccontarsi attraverso la scrittura.
Jason vuol bene, si affeziona, si innamora; è partecipe dei sentimenti altrui, ed è in grado di farli vivere ai personaggi dei racconti che inventa. Possiede capacità empatiche( nessuno meglio di lui sa raccontare le incertezze, le paure della madre, la forza del padre, il grande amore del fratello, la superficialità crudele di molti docenti ) e sa emozionarsi tanto quanto i “normali”. Differisce la codifica, la modalità relazionale, la tipologia di manifestazione.

Questo libro è prezioso anche per questo perché l’autrice, che è anche docente di scrittura creativa, attraverso il protagonista del suo romanzo che si racconta in prima persona, dà ai suoi giovani lettori consigli preziosi su come esprimere pensieri, emozioni e raccontare in modo avvincente, anche attraverso le storie che Jason racconta, mentre parla di sé.
E al lettore arrivano anche un fiume di sentimenti , l’emotività, la genialità, gli affetti, le speranze, i sogni, le ambizioni, che si possono comprendere, sentire, condividere.
E così la diversità si accorcia, diviene accettabile, perfino interessante, perché portatrice non di un handicap ma di un altro punto di vista, che non toglie ma arricchisce.
Tutti , “tipici” e “atipici”, possiamo crescere solo attraverso il confronto con gli altri e con i propri limiti, la sperimentazione di sé, il conforto dell’accettazione propria e altrui.
Bella 10 gennaio 2016. Mario Coviello




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