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Il viaggio sognante in terra lucana, 'giardino segreto d'Italia'

8/01/2017

È un sogno o un viaggio vero il racconto che prende corpo dagli appunti di un "viaggiatore inatteso" che si trova a girare in Basilicata? La risposta è che a guardar bene sono vere entrambe le cose. Se ne ha il sentore già nel mentre le pagine scorrono per averne poi conferma non appena si è arrivati in fondo, a pagina 106, di "Basilicata: Il giardino segreto d'Italia", Giulio Perrone editore. Il libro è scritto a quattro mani da un Lucano, Nicola Timpone il quale, se nel testo dà il volto ad un falegname di Lagonegro la cui auto è in panne mentre è in giro tra i quattro fiumi della sua regione per eseguire alcuni lavori, nella vita di tutti i giorni è anche direttore del Gal Cittadella del Sapere. Il coautore è un romano, Claudio Colaiacomo, esperto di storia romana antica e moderna il quale, nei panni vestiti per il racconto diventa il romano arrivato in terra lucana per una toccata e fuga -giusto il tempo necessario ad incontrare un cliente-, che è propria di chi è commesso viaggiatore. Viaggio vero e sogno dunque. Perché se si gira per la Basilicata le cose, le case e le persone descritte le trovi, non sono frutto di sogni. Solo se si è capaci di sognare, però, le si vede davvero bene. Se si è capaci di sedersi sull'erba, senza stare a pensare se umida o asciutta; se si riesce a restare immobile dinanzi ad un panorama con la testa tra le mani in un "silenzio anestetico", quello che si incontra restituisce una parte di se stessi e quanto si va cercando. Quello che la velocità delle metropoli e i ritmi frenetici fanno perdere di vista. Non è più uguale a quando è arrivato chi se ne riparte dalla visita in Basilicata se ha saputo viversela con i tempi giusti. Perché cosa si cerca lo si può afferrare osservando le mani rugose di una anziana che sgrana piselli o nei capelli al vento di una giovane donna che non si conosce e che però si sarebbe pronti a seguire ovunque, tanta è la sua bellezza. Perché dalla Basilicata se ne ritorna consapevoli che le carezze le si deve dare quando si sa che servono e saperle anche ricevere. Tutto questo, oltre gli scenari, racconta il libro tra profumi di vino Aglianico e peperoni cruschi; tra voli sospesi su cavi d'acciaio o corse in canoa. Un viaggio di lavoro in un angolo sperduto di mondo che diventa una seduta psicanalitica che forse non si era mai nemmeno messo in conto di sottoporsi. Una vacanza introspettiva da dove il protagonista ne riemerge rinfrancato. Capita così che lo scontroso Claudio, partito dalla capitale dove rifiuta persino un dialogo di cortesia con il barista sotto casa il quale da anni gli prepara il caffè, si ritrovi a gustarne uno in un motel con un perfetto sconosciuto di cui non comprende nemmeno la lingua e al quale si offrirà addirittura, in maniera gratuita, come noleggiatore-conducente, libero ormai com'è da impegni immediati poiché ha appena scoperto tra le mail quella dove la multinazionale per cui lavora gli comunica il licenziamento. Quanto accadrà suggerirà a Claudio di ritornare alle domeniche in riva al Tevere verso i propri luoghi e affetti, e a recuperarne sguardi, silenzi e carezze. Chi resta in Basilicata, è il caso di Nicola, l'artigiano, sa che ha il dovere di attrarre viaggiatori e farli rallentare. Perché poi sono questi che fanno innamorare di più della propria terra chi stabilmente l'abita e a questi, ai quali pare scontato conoscerla, capita di ri-scoprire tanto altro. Proprio come a Nicola il quale se da alcuni luoghi manca da tempo da altri passa sempre troppo in fretta e che tra una tappa e l'altra dirà a Claudio che: "Ora con la scusa di lasciarti guardare, guardo pure io". Un libro piacevole che racconta di un viaggio lento di cui però gli appunti son scritti in maniera veloce come rivela qua e la qualche refuso ma ci sta. Perché piace pensare che è scritto di getto, senza revisioni, con le mani sulla tastiera e lo sguardo oltre, immerso tra nuovi profumi e propositi.

PS. Non importerà a nessuno però mi piace raccontarlo. Ho incontrato uno degli autori, il lucano, in una libreria romana a Porta Pia e nel veloce saluto -dove accennavo ad una sua intervista rilasciata ad un amico comune e che la sera prima avevo ascoltato sul canale youtube di questi-, ho fatto cenno al libro. È bastato dare l'indirizzo a Nicola e il volume via posta, da Lagonegro, è arrivato quasi prima che me ne rientrassi dalla Capitale da dove ero in partenza il giorno stesso.

Grazie.

Paolo Sinisgalli



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