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Elisa Simoni“Oltre il Jobs Act: eresie per una sinistra nell’era digitale" |
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7/01/2017 | Il libro di Elisa Simoni “Oltre il Jobs Act: eresie per una sinistra nell’era digitale” di 131 pagine, edito nel 2016 da il Rubbettino Editore, ed acquistabile al prezzo di 12 euro, mette in rilievo che dal boom degli anni ’90, la cosiddetta Internet economy è stata al centro del dibattito economico e di quello politico con analisi e proposte su come far nascere e crescere il settore dell’economia in cui operano aziende di comunicazione, tecnologie di start up e produttori di dispositivi. In questi ultimi anni, vi è, stata la trasformazione nei processi lavorativi anche grazie alla diffusione delle tecnologie digitali che sta apportando a tutta l’economia, anche alle imprese che non lavorano in settori esplicitamente high teach. Insomma, se l’Internet economy, rappresenta uno dei tanti settori in cui è articolato il sistema economico, oggi il digitale è tecnologia abilitante per tutte le filiere, da quella agricola fino ad altre aziende che forniscono altri servizi. Possiamo ben dire di vivere nell’economia di Internet: non esiste praticamente alcun settore che non sia stato toccato dalla trasformazione digitale e tutte le analisi concordano sul fatto che nei prossimi anni vi saranno ulteriori cambiamenti. Pertanto stiamo assistendo a tre grandi processi che cambieranno dalle fondamenta il contesto economico. Il primo, attiene alla dimensione del mercato: con la diffusione di Internet in qualsiasi angolo del pianeta, ogni impresa può essere una multinazionale con clienti in tutto il mondo e, allo stesso modo, ciascuna impresa deve essere in grado di competere con le altre In secondo luogo, le tecnologie digitali abbattono le economie di scala: fare analisi dei dati e dei mercati, utilizzare strumenti raffinatissimi di organizzazione del lavoro o realizzare grandi campagne pubblicitarie, tutte cose che fino a pochissimo tempo fa segnavano il vantaggio competitivo delle grandi imprese rispetto alle piccole, è ora alla portata anche delle imprese piccole e piccolissime. Il terzo mutamento riguarda i prodotti. Per quasi tutta la storia dell’uomo, siamo nati e vissuti in condizioni cangianti. L’Italia, come tutti gli Stati avanzati del mondo, è entrata in un’era di incertezze. I ritmi della circolazione delle informazioni, e quelli del lavoro e delle sue trasformazioni, i cicli di innovazione nei prodotti e nei processi produttivi sono più veloci oggi che in qualsiasi altro momento nella storia dell’umanità. Tranne per uno: il futuro. Questo mondo nuovo richiede dei cambiamenti profondi nel modo in cui ci occupiamo di formazione, di welfare, di politiche per il lavoro, per lo sviluppo economico; di come abbiamo fino a oggi utilizzato una contrattualistica non pensata per le nuove forme ibride di lavoro.
Questo libro che parla di un determinato scenario, si interroga sulle conseguenze politiche della digitalizzazione, sulle sfide che le istituzioni avranno di fronte per governare la trasformazione digitale da un certo punto di vista E lo fa partendo dal punto di vista di chi vuole rappresentare il mondo del lavoro e della piccola impresa, di chi vuole costruire una politica in grado di accompagnare quel mondo a cogliere tutte le opportunità della trasformazione. Il dibattito sull’innovazione si è spesso fermato alla contrapposizione tra i tecno ottimisti e i tecno-pessimisti: gli uni impegnati a disegnare una realtà in cui ognuno fa solo quello che gli piace, mentre al resto ci pensano le macchine, e gli altri a mettere in rilievo i rischi di una disoccupazione di massa. Ciò che accomuna i due punti di vista è la distanza dai fatti, assieme ai limiti di una riflessione nuova che viene affrontata con lenti usurate, troppo legate all’evoluzione del singolo settore o industria, e accompagnata dalla nostalgia del passato e dalla paura delle modifiche turbolente che l’avvento della rete ha portato ai nostri stili di vita.
Biagio Gugliotta.
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