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Recensione:“Il ponte delle spie”, un film di Steven Spielberg |
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6/01/2017 | Raccontare il passato per comprendere il presente
Nel 1957 viene arrestato nel quartiere di Brooklin a New Jork Rudolf Abel,spia sovietica. Incaricato delle sua difesa, in un processo che in epoca di guerra fredda non può che essere breve ed “esemplare” è l’avvocato James B. Donovan,un uomo”comune”,così caro alla filmografia di Steven Spielberg. Spielberg non si stanca di indicarci la strada in questo nostro presente così complesso, incerto, violento. Ribadisce che non possiamo mai rinunciare ai principi fondamentali della Costituzione che sono validi sempre e per tutti gli uomini.
L’avvocato Donovan ha una carriera avviata , è un esperto nelle cause civili, ha una bella famiglia,una moglie e dei figli , ma per non rinnegare se stesso affronta l’odio dell’opinione pubblica americana, i proiettili sparati alle sue finestre, perché vuole garantire un giusto processo alla spia Abel che , a sua volta, non ha accettato di collaborare con gli americani e rischia per questo la pena di morte.
Tra i due uomini il rispetto reciproco cementa una “strana amicizia” e Donovan convince il giudice a dare alla spia trenta anni di carcere e non la sedia elettrica. E quando una giovane spia americana viene catturata dai russi l’avvocato accetta di fare da mediatore a Berlino. Nella città si sta costruisce un muro per dividere Berlino est sovietica da Berlino ovest filo occidentale. Donovan osserva con dolore i giovani mitragliati che tentano di scavalcare quel muro.Quel muro diviene il simbolo delle guerra fredda e ci ricorda i muri, il filo spinato che noi “ civili” occidentali stiamo erigendo per “ difenderci” dalle migrazioni.
Donovan con grande senso pratico riesce a destreggiarsi tra spie, politici consumati e conflitti ideologici e salva non solo la spia americana ma anche un giovane studente, prigioniero della Germania comunista.Subito dopo torna a fare l’avvocato civilista fino a quando con la crisi di Cuba, richiamato come mediatore con Fidel Castro, riesce a salvare oltre mille prigionieri rinchiusi nelle carceri cubane.
Il film racconta questa storia vera in forma piana. Accurata è la rappresentazione dell’epoca e magnifici gli interpreti, ricordiamo oltre Tom Hanks che è l’avvocato Donovan, Mark Ryalance, che in questi giorni è sui nostri schermi , sempre in un film di Spielberg, “ Il Grande Gigante Gentile”.
Bella 6 gennaio 2017 Mario Coviello
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