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Esce nella sale 'La sindrome di Antonio' con il lucano Biagio Iacovelli |
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10/11/2016 | Lo avevamo intervistato a settembre e ci aveva preannunciato l’uscita del suo ultimo lavoro da protagonista. Lui è il giovanissimo attore di origini lucane (di Latronico per la precisione) Biagio Iacovelli che ha conosciuto il suo primo red carpet in un appuntamento davvero unico: la Festa del Cinema di Roma. Qui è stato proiettato in anteprima (e nelle sale uscirà il prossimo 17 novembre) ‘La sindrome di Antonio’, un film opera prima di Claudio Rossi Massimi, prodotto da Imago Film e Draka Production. Si tratta di una storia importante e ambiziosa e non soltanto per la presenza di veri e propri pilastri del cinema italiano e internazionale come Remo Girone e Moni Ovadia e, nella sua ultima apparizione prima della scomparsa, del grande Giorgio Albertazzi; anche perché filo conduttore della storia, figlia del romanzo uscito 11 anni fa il cui autore è lo stesso regista, è la filosofia. Disciplina ‘maltrattata’, dimenticata che, però, Massimi ha il coraggio di portare sul grande schermo, senza girarci intorno e senza banalizzarla. Già, perché il cavillo del giovane Antonio è Platone. Ambientato negli anni Settanta, con il Sessantotto che ancora faceva sentire forte la sua eco, il film indossa un vestito a metà tra la nostalgia e l’inquietudine di chi vuole conoscere il mondo e la vita e, magari, cambiarli. Nel nome di Platone ma anche di Ernesto Che Guevara. Antonio è un promettente studente, diverso dai suoi coetanei e anche dalla ragazza di cui pensa di essere innamorato, perché l’estate dopo la maturità non vuole certo passarla a Forte dei Marmi tra falò sulla spiaggia e divertimento. Lui vuole andare in Grecia, sulle tracce delle ombre di Platone. Parte con la Fiat Cinquecento di sua madre e sul suo cammino incontra i suoi compagni di viaggio e di avventura, molti dei quali sembrano quello che, in realtà, non sono. Ma, soprattutto, nella Grecia dei Colonnelli, incontra Maria, della quale si innamorerà. Il racconto cinematografico, però, deluderà chi pensa di trovare una sorta di ‘guida turistica’ della Grecia condita d’amore e di passione tra un uomo e una donna. I paesaggi fanno solo da cornice alle parole; i dialoghi sovrastano di gran lunga il contesto e accompagnano lo spettatore nella vivacità del mondo della filosofia, spingendolo quasi a porsi domande che oggi, come secoli fa, risultano attuali. E’ un film che, sicuramente, oltre che sul grande schermo, è giusto proiettare nelle scuole, in particolar modo negli istituti in cui la filosofia è materia ancora viva. Suggestiva la scelta della colonna sonora e l’accostamento di brani celebri degli anni Sessanta e Settanta con la classicità dei luoghi visitati da Antonio. Gli ‘Animals’ e la Pizia, Percy Sledge e Tebe. Buon viaggio.
Mariapaola Vergallito
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