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ANTONELLO FARETTA, un regista fuori campo |
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8/11/2016 | Il territorio italiano è disseminato di giovani registi, radicati nelle loro postazioni come fossero dei bunker, in cui proteggersi e lanciare le proprie incursioni, militi ignoti del cinema industriale, dei box office, delle proiezioni stampa, elitari per vocazione e necessità, sperimentali per antiche passioni cinefile, solitari per indole, eppure sostenuti da una rete di fedeli sostenitori, anch’essi disseminati sul territorio. Un’onda dal basso, i cui effetti sono appena percepiti in superficie, ma senza mai perdere la sua carica propulsiva.
Antonello Faretta, regista lucano, di quest’onda è uno degli esponenti di punta, abbinando, alla carriera di regista e produttore (Noeltan), un’intensa attività come operatore culturale e di strenuo sostenitore delle potenzialità della sua regione. Fra i tanti giudizi che accompagnano la sua produzione, abbiamo scelto le parole del poeta e scrittore Franco Arminio: «Con Antonello abbiamo parlato a lungo di Montedoro, abbiamo parlato delle tante difficoltà per realizzarlo. Ed ora il film c’è ed è un’opera unica: un film lontanissimo dal cinema industriale, un film di terra e di silenzio, di rughe e nuvole. Questo lavoro per me segna un altro felice momento, dopo quello di Matera che diventa capitale europea della cultura (Matera 2019). All’inizio il film somiglia molto al cinema di Abbas Kiarostami, poi lentamente Faretta trova il suo passo, lascia parlare la forza dei luoghi e dei volti. Tutti bravissimi i miei amici: Joe Capalbo, Caterina Pontrandolfo , Domenico Brancale, Aurelio Donato Giordano. Sono felice di aver incoraggiato e in qualche modo ispirato questo lavoro. Sono felice che Craco è stata raccontata da un giovane regista lucano. Il paesaggio non è usato come fondale, ma è il protagonista principale della storia. Una storia che va a scovare la vita in uno di quei luoghi che diciamo morti solo perché non piu abitati da umani. E invece Craco è viva e Faretta ha rimesso in moto il suo cuore. La lezione pronunciata in maniera asciutta è che oggi la vita può dirci qualcosa solo quando è perduta, fuori corso. Quello di Faretta è il primo grande film sull’Italia dei margini. Non è un evento, è una vicenda dello spirito».
Programma
ore 18.00 > DA DOVE VENGONO LE STORIE? di Antonello Faretta (2003, 7’)
Cosa succede quando si ha il desiderio di girare un grande film, ma non avete una storia da raccontare? Cortometraggio realizzato nell’ambito del workshop “Le strade di Kiarostami”, tenuto da Abbas Kiarostami a Torino nel 2003 e organizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dalla Scuola Holden.
a seguire > IL GIARDINO DELLA SPERANZA di Antonello Faretta (2011, 25’)
Un ragazzo affetto dalla sclerosi multipla. Il suo giorno passa tra terapie, ricordi, immaginazione e lotta per rimanere in piedi. Una lotta condotta con dignità, coraggio, fede e amore per la vita. Un film sulla voglia di vivere e sullo spazio privato di chi soffre, sui pensieri più nascosti…
a seguire > DOWN COMES THE RAIN di Antonello Faretta (2007, 20’)
Downs Comes the Rain è un film di poesia basato sull’omonima poesia e performance di John Giorno. È girato in Basilicata prevalentemente a Valsinni nel castello di Isabella Morra. Chiude la serie di poetry films che Faretta ha realizzato con John Giorno.
a seguire > NINE POEMS IN BASILICATA di Antonello Faretta (2007, 55’)
Nine Poems in Basilicata e? il poetry film basato su nove differenti poemi scritti ed interpretati dal grande poeta italo-americano John Giorno. Nove poesie-nove locations. Il film e? interamente girato in Basilicata, la regione dalla quale emigrarono i parenti di John alla volta di New York. Nine Poems e? la memorabile e vivida sintesi di 50 anni della luminosa carriera di John Giorno.
ore 20.45 > Incontro moderato da Adriano Aprà (Adriano Aprà.it) con Antonello Faretta
a seguire > MONTEDORO di Antonello Faretta (2015, 90’)
Una donna americana di mezza età scopre inaspettatamente le sue vere origini solo dopo la morte dei genitori. Profondamente scossa, e in preda ad una vera e propria crisi di identità, decide di mettersi in viaggio sperando di poter riabbracciare la madre naturale mai conosciuta. Si reca così in un piccolo e remoto paese dell’Italia del Sud, Montedoro. Al suo arrivo viene sorpresa da uno scenario apocalittico: il paese, adagiato su una maestosa collina, è completamente abbandonato e sembra non ci sia rimasto più nessuno. Grazie all’incontro casuale di alcune persone misteriose, quelle che non hanno mai voluto abbandonare il paese, la protagonista compirà un affascinante e magico viaggio nel tempo e nella memoria ricongiungendosi con gli spettri di un passato sconosciuto ma che le appartiene, è parte della sua saga familiare e di quella di un’antica e misteriosa comunità ormai estinta che rivivrà per un’ultima volta.
> Consulta il programma completo sul sito della Cineteca
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