Sabato 15 ottobre 2016, alle ore 18.30, nella Sala Convegni di Aliano (MT), nell’ambito della XII Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, si terrà un Incontro con Assadour che, in Palazzo de Leo, raccoglie una sua mostra antologica dell’opera grafica ricca di 50 opere datate 1967-2014.
All’incontro, guidato da Beatrice Volpe, partecipano Giuseppe Appella, Marta Ragozzino, Lorenzo Madaro e l’artista arrivato direttamente da Parigi.
Assadour Bezdikian, meglio conosciuto con il suo primo nome, lascia il Libano all’età di diciotto anni per iscriversi all’Accademia Pietro Vannucci di Perugia. Prosegue i suoi studi all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi, dove vive e lavora dal 1964.
Ha tenuto, dal 1968 ad oggi, mostre personali in tutto il mondo (Parigi, Bruxelles, Roma, Pesaro, Trieste, Lione, Firenze, Amsterdam, Novara, Bari, Firenze, Pisa, Grenoble, Göteborg, Tokyo, Ferrara, Lima, Essen, Losanna, Metz, Colonia, Nagoya, Matera, Taipei, Metz, Vicenza, Matera, Spoleto, Seoul, Reggio Emilia, Osaka, ecc.) e ha partecipato a tutte le grandi mostre e biennali internazionali (Cracovia, Parigi, Epinal, Firenze, Venezia, Katowice, Buenos Aires, Bradford, Toulon, Lijubljana, Belgrado), ricevendo numerosi premi di prestigio tra i quali, nel 1984, il Grand Prix des Arts de la Ville de Paris.
Nelle sue opere si dispiegano tutte le forme della geometria, piana e solida (quadrati, rettangoli, triangoli, cerchi, ellissi, piramidi), e accanto a loro stelle, pezzi di arcobaleno, metri, scale, labirinti, anfiteatri. Guardando più attentamente, ecco comparire lettere dell’alfabeto e numeri, scritte, punti e poche figure umane stilizzate, quasi come se fossero dei manichini disarticolati. Nulla sembra trovare un ordine apparente, il cosmo pare impazzito. Provare a svelare i nodi dell’universo misterioso di Assadour, sarebbe come contare i granelli di sabbia. La sua essenza è un enigma senza fine. L’artista, disseminando le sue opere di innumerevoli indizi, a volte identificabili e altre volte no, spinge la capacità di analisi dell’osservatore al limite. Riconosciuto un simbolo, inciampiamo in un altro che ancora una volta ci conduce verso un orizzonte sempre più sfuggevole e l’indovinello ricomincia. In questo universo magico, dentro questo vortice di segni e questa dispersione di oggetti, c’è l’amara constatazione di una disintegrazione del mondo, ma anche, in fondo, oltre il pessimismo, la speranza di un mondo diverso che vale la pena esplorare e abitare.
La mostra di Assadour resterà aperta fino al 30 novembre 2016.
|