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Recensione:“Aldo Moro Governare per l’uomo” a cura di Michele Dau

1/10/2016

Il libro “Aldo Moro Governare per l’uomo” a cura di Michele Dau, di 160 pagine, edito da Castelvecchi ed acquistabile al prezzo di 22 euro, mette in rilievo che nei quasi quattro decenni dalla scomparsa dello statista democratico cristiano sono stati infatti scritti e pubblicati decine di volumi e di saggi tesi a mettere in luce le circostanze, le cause, le responsabilità della sua violenta eliminazione.
Opere e documenti spesso interessanti, basati di solito sull’analisi di frammenti di informazioni e di particolari di quei drammatici eventi. Una cospirazione del terrorismo politico interno, rappresentato in quel caso dalle Brigate rosse, con la collusione (o la regia vera?) di parti di apparati di intelligence interni e internazionali. La conoscenza non è ancora completa e certa. I processi del 1983 hanno identificato e condannato i componenti del gruppo di brigatisti che avrebbe effettuato l’agguato, l rapimento, la detenzione e l’uccisione. Tuttavia quasi nulla è stato accertato sui luoghi precisi della prigionia e della morte di Moro e, soprattutto, su quanti hanno dato copertura a questo eccezionale evento e a coloro che lo hanno ispirato e concepito. I mandanti, dunque, non sono stati individuati, malgrado tante ipotesi e numerosi particolari. Sulla coscienza civile e politica della nazione pesa dunque come un macigno il vuoto di conoscenza completa e quindi la mancanza di consapevolezza del disegno politico criminale che provocò questo fatto Ma ciò che in primo luogo preme sottolineare è che oggi questa stessa. coscienza civile e politica è stata anche svuotata della memoria, dello stesso significato, dell’elaborazione politica di Moro, della sua pregnanza intellettuale e del suo rilievo nella vita del Paese. Moro, dopo De Gasperi, per quasi due decenni, fu infatti la personalità più intelligente e capace di comprendere i bisogni e i cambiamenti della società e della democrazia italiana, e di tradurli in programmi e azioni concrete di governo. Nei quasi quattro decenni che ci separano dalla sua tragica morte – un periodo lunghissimo – non c’è stato nessuno, fra i politici che hanno avuto maggiori responsabilità, che si sia richiamato alla sua visione politica, alla sua iniziativa e ai suoi particolari tratti. Neanche fra gli studiosi, salvo sporadici episodi, è emerso un vero interesse, l’attenzione a ricostruirne sistematicamente il profilo, lo spessore del pensiero e dell’azione di governo e nel partito. La politica è una grandissima cosa, se si inserisca armoniosamente in un quadro complesso di valori e prenda respiro e luce da tutti Siamo stati perciò contro le esasperazioni provinciali e le politichette da corridoio, auspicando il serio dibattito delle idee, la signorile superiorità delle forme, il disinteresse pronto di chi è disposto a rinunziare e ad andarsene, per non accettare compromessi con la propria dignità morale”.
In sostanza sono riportati i discori tenuti in varie sedi che, avvalendosi della sua preparazione come docente universitario e di uomo politico ha tenuto e rappresentano un lascito per i giovani che decidono di intraprendere la carriera politica.


Biagio Gugliotta







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