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| Recensione libro di Marco Damiani “La sinistra radicale in Europa |
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13/08/2016 |  Il libro di Marco Damiani “La sinistra radicale in Europa – Italia, Spagna,Francia, Germania” di 260 pagine, edito da Imprimatur editore ed acquistabile al prezzo di 19,50 euro, mette in rilievo che l’espressione “sinistra radicale” conta numerosi sinonimi e molte traduzioni in altrettante lingue del mondo, sia di matrice anglosassone sia di origine neolatina. Altre perifrasi in grado d’indicare la medesima categoria politica sono: sinistra alternativa o sinistra di alternativa, sinistra non-socialista e sinistra non-socialdemocratica, sinistra massimalista, sinistra sociale, sinistra-sinistra, ultra-sinistra. Oppure, ancora: sinistra della sinistra, sinistra unita, sinistra tout court. Tuttavia, tra le tante etichette possibili la locuzione new left è quella che gode di maggiore prestigio nella letteratura politologica internazionale e per questo motivo verrà frequentemente utilizzata anche in questo volume. Altre espressioni del tipo: far left, anti-capitalistic left o revolutionary left, tendono, invece, a individuare formazioni politiche più vicine all’estrema sinistra che non alla sinistra radicale secondo la definizione fornita nel capitolo precedente. L’assenza di una univoca determinazione dello spazio collocato a sinistra del campo socialista fornisce la prova della vasta eterogeneità riconosciuta a tali formazioni politiche, che nelle pagine successive proveremo a descrivere più approfonditamente prendendo in esame i casi di Italia, Spagna, Francia e Germania1. Tralasciando, quindi, volutamente, le varie declinazioni assunte dai partiti dell’estrema sinistra, che rappresentano un altro campo politico rispetto a quello oggetto di studio, di seguito presentiamo il percorso che porta alla costruzione delle principali forze politiche della sinistra radicale. In merito, come già ampiamente indicato nell’introduzione, è stata effettuata una doppia scelta metodologica, individuando un criterio- per l’individuazione dei partiti della new left incorporati all’interno dei corrispondenti sistemi politici nazionali. A nostro avviso, il rispetto di entrambi i requisiti fornisce la patente di partito della sinistra radicale europea, escludendo tutti quelle formazioni borderline, che, pur affacciandosi al medesimo campo politico, non superano il processo di accountability definito per individuare le forze politiche presenti all’interno dei confini indicati. L’applicazione della griglia dei requisiti indicati consente di individuare con estrema precisione il campo della ricerca. Per l’Italia concentriamo l’attenzione sul Partito della Rifondazione comunista e sul Partito dei comunisti italiani, seguendo la traiettoria del loro tortuoso percorso di trasformazione; per la Spagna analizziamo i casi di Izquierda unida e Podemos; per la Francia prendiamo in esame il Parti communiste français, successivamente riunito nel Front de gauche; per la Germania si fa riferimento alla Partei des Demokratischen Sozialismus, poi confluita in Die Linke. Nell’arcipelago della sinistra post-novecentesca, in questo volume, vogliamo concentrare l’attenzione sulla cosiddetta «sinistra radicale».
Nel nostro paese dopo il crollo del Muro di Berlino il PCI è devenuto PDS con la svolta della Bolognina poi DS e nel 2007 PD dove sono confluiti alcuni militanti della ex DC spazzata via da “Mani Pulite”, ed ha cercato di opporsi contro il Centro Destra anche se dobbiamo ammettere che alcuni componenti del PD sono contro Renzi.
Il libro nel suo complesso è invitante alla lettura ed è scritto con un linguaggio chiaro e lineare ed offre importanti spunti di riflessione sul ruolo della sinistra oggi.
Biagio Gugliotta.
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