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'Aiutiamoli a casa loro: la Nigeria' |
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15/07/2016 | La Nigeria è una repubblica che con i suoi 177 milioni di abitanti risulta essere lo Stato più popolato dell'intero continente africano.
Il Nord del paese è abitato dagli Hausa, musulmani; l'Est dagli Igbos, cristiani; l'Ovest dagli Yoruba, divisi a metà tra cristiani e musulmani; il Sud, ricco di petrolio, varia per etnie e religioni. Boko Haran, il cui nome tradotto significa «l'educazione occidentaletale è proibita», è il gruppo più efferato: parliamo di estremisti di matrice islamica nati ufficialmente nel 2002 e inseriti nella lista delle organizzazioni terroriste dagli Stati Uniti d'America.
La fazione si è radicata nel Nord del Paese, dove due terzi della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. Questa condizione, unita agli abusi della forza pubblica, ha agevolato l'inizio di un'intensa attività di reclutamento, seguita da una vera e propria pulizia etnica al fine di istituire un califfato islamico. Si ritiene che i fondamentalisti controllino una porzione di territorio estesa quanto il Belgio.
L'Osservatorio per i Diritti Umani presso le Nazioni Unite ed Amnesty International hanno individuato, solo per il 2015, in oltre 10 mila le vittime provocate dagli islamisti in Nigeria. Senza considerare le migliaia di profughi costretti ad abbandonare le proprie case e terre. I cristiani, ad esempio, sono obbligati a scappare dal Nord: si calcola che solamente lo scorso anno ne siano stati uccisi più di 4 mila.
Non sono ipotizzabili aiuti dagli Stati confinanti per effetto delle pessime relazioni intercorrenti, acuite da interessi economici confliggenti: il Ciad, ad esempio, ha rafforzato il presidio militare al confine col Camerun, altra nazione in contrasto con la Nigeria, per proteggere il passaggio del proprio petrolio. Per di più, la condotta dei soldati nigeriani, poco inclini al rispetto dei diritti umani, ha indotto la comunità internazionale a limitare la fornitura di mezzi e addestramento.
Si spera che il presidente Muhammadu Buhari possa risolvere i problemi, ma la diserzione e la corruzione dilagante rendono il suo compito molto arduo.
Nel contempo, il Paese continua ad avere grosse difficoltà: accanto alle nozioni diffuse sul reddito nella parte settentrionale, il dato aggregato prevede che il prodotto interno lordo pro-capite per il 2015 sia stato pari a 6054 dollari (fonte F.M.I). Aspetto che evidenzia quanto, in generale, i nigeriani godano di un basso livello della qualità della vita, che colloca la Nazione al 124° posto su 187 Paesi.
Inoltre, la comunità si trova alle prese anche con forti rivendicazioni: negli ultimi mesi sono diventate più frequenti le incursioni dei ribelli del Niger Delta Avangers, che intimano alle compagnie straniere di abbandonare la propria attività di estrazione e raffinazione nei giacimenti del Delta State nigeriano. Le rappresaglie, nello scorso mese di maggio, hanno colpito l'americana Chevron, che è stata costretta a chiudere un impianto che consentiva di estrarre fino a 35 mila barili al giorno. Ma anche l'Eni è stata presa di mira.
Attualmente, per effetto di tutte queste vicissitudini, la Nigeria ha perso il primato africano nella produzione del petrolio, superata dall'Angola, subendo in modo particolare gli effetti del crollo del prezzo del greggio.
Comunque, l'olio nero continua ad essere estratto e portato via, lasciando alle popolazioni locali la depressione e la devastazione dell'ambiente. Si stima che i galloni di petrolio riversati nelle acque del Niger siano più di 10 milioni l'anno. In più, l'inquinamento dell'area aumenta in modo esponenziale, anche perché le compagnie non interrompono la vietatissima pratica del gas flaring, ossia di dare fuoco ai gas di scarico, che devasta irrimediabilmente anche la fauna selvatica.
La commistione di questi problemi, con quelli derivanti dalle diversità etniche e religiose, hanno favorito una sempre maggiore affiliazione ai vari gruppi estremisti.
Ciononostante, gli interessi italiani in Nigeria sono sempre piuttosto cospicui. Complessivamente, parliamo di un centinaio di aziende: in particolare, oltre ad Eni, la Trevi gode di una grande tradizione nell'edilizia e nelle grandi opere. A queste, si aggiunga la presenza del gruppo Salini Impregilo che dai lontani anni sessanta, attraverso le controllate Impresit Bakolori e PGH Nigeria Ltd, opera nell'edilizia civile e privata e nella realizzazione di infrastrutture stradali e aeroporti, generando un volume di affari complessivamente superiore ai 4,5 miliardi di dollari. Dal 2000, anche la Salini Nigeria Ltd, altra società controllata dalla holding Salini Impregilo, ha iniziato la sua attività nel Paese dando vita ad un'attività economica di circa 2 miliardi di euro.
Ad oggi, le difficoltà etniche, religiose, economiche, sociali e ambientali rendono difficilissima la semplice sopravvivenza dei nigeriani e alimentano i flussi migratori.
Mentre l'Italia e l'Occidente seguitano ad aiutarsi in casa loro.
Gianfranco Aurilio
lasiritide.it
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