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Rotonda: a scuola di emozioni |
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30/04/2016 | Ieri mattina, presso il cine - teatro Selene di Rotonda si è svolto un incontro intitolato "Laboratorio esperienzale sull'emozione", tra gli studenti del liceo scientifico "Nicola Miraglia", i genitori e due professioniste: dott.ssa Rosita Filardi psicologa psicoterapeuta presso l'Associazione Nazionale dell'Azione Sociale di Cosenza è titolare di diversi incarichi professionali con altri enti in particolare nel Plesso scolastico di Mormanno e a Castrovillari; dott.ssa Carmen Rosato, pedagoga collaboratrice di un associazione di Milano, educatrice esperta nel progetto "Dispersione Scolastica" di Castrovillari, con esperienza pregressa anche in istituti penitenziari.
L'evento rientra nel novero di una serie di attività culturali, collaterali alla kermesse teatrale "Festival del Teatro Amatoriale di Rotonda", manifestazione della quale La Siritide ha già avuto modo di occuparsi in più circostanze. Del resto, la prorpedeuticità della rassegna rispetto ad eventi come questo si può evincere proprio citando un pensiero di Silvestro Maradei, leader A.C.A.V, ovvero il sodalizio organizzatore del Festival, che in occasione dell'intervista concessa alla nostra testata lo scorso 7 marzo, affermò proprio che: «Il teatro esalta le emozioni ed insegna ad emozionarsi». Ed è proprio questo il tema discusso con gli studenti, ovvero cosa siano le emozioni e, soprattutto, cosa accade quando si manifestano, quando si controllano o, peggio, quando si reprimono. La giornata è stata organizzata dalla Pro Loco, nell'ambito del progetto "Rotonda eventi", con la collaborazione e alla presenza di due rappresentanti dell'amministrazione comunale. «Con oggi proseguono una serie di avvenimenti socialmente rilevanti, che consentono l'arricchimento sotto il profilo culturale della nostra comunità, senza alcun impiego di risorse pubbliche», ha chiosato Vito Sabia, consigliere comunale della compagine facente capo al sindaco Rocco Bruno, sottolineando la gratuità degli eventi e, in particolare, delle partecipazioni da parte dei professionisti.
«Le emozioni sono postini che recapitano un messaggio», esordisce la psicoterapeuta Rosita Filardi, che continua precisando: «E ci chiedono di reagire in modo soggettivo ad un evento saliente caratterizzando cambiamenti fisiologici, esperenziali e comportamentali. Nel momento in cui non si reagisca si verifica un blocco emozionale». In sostanza, se non si manifesta nessuna reazione emotiva possono sorgere problemi. Infatti, sempre secondo la dott.ssa Filardi, se si smettesse di parlare di quello che si sente dentro si rischia «Di creare una generazione liquida con un’identità plurima». Non solo, in quanto «Affrontare i propri sensi è indispensabile affinchè si crei quel giusto equilibrio tra i momenti positivi e negativi, in modo tale da evitare che la sofferenza superi la capacità della mente di tollerarla, generando stress», conclude la psicologa. Questi aspetti vengono analizzati ulteriormente dalla pedagoga dott.ssa Carmen Rosato, la quale si è soffermata, in particolare, sul concetto di “life skills”, intendosi con skills «Le abilità o compotenze necessarie per relazionarsi e affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri, e alla comunità». La dott.ssa Rosato termina affermando che: «La mancanza di skills socio emotive può favorire, soprattutto nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio». Considerando il mondo scolastico e adolescenziale, esempi tipici di comportamento a rischio sono rappresentati dal bullismo, dai disturbi compulsivi alimentari, fobia scolare e successivo abbandono. Le professioniste intervenute al Selene hanno interagito con i ragazzi per più di due ore, rispondendo a tutte le domande formulate dagli stessi ma anche dai docenti o dalle madri presenti. L’incontro è stato molto costruttivo soprattutto per la disponibilità dimostrata dai discenti, favorita sicuramente dall’interesse suscitato dal tema trattato e dalla chiarezza espositiva delle loro due interlocutrici.
Federica, studentessa 19enne, è stata colpita in modo particolare dalla discussione, anche per la sua naturale propensione nei confronti della materia, non a caso ci ha confidato che: «Questi argomenti mi stanno molto a cuore, infatti mi piacerebbe iscrivermi alla facoltà di psicologia. Ritengo sia fondamentale discutere di temi quali l'emozione o i rapporti interpersonali, soprattutto tra i giovani e alla luce delle difficoltà che si incontrano nell'affrontare simili argomenti. Sono molto soddisfatta, tanto che credo di aver maturato definitivamente la scelta su quale sarà il mio percorso di studi per il futuro». Alla domanda relativa alle modalità con le quali manifesta le sue sensazioni, Federica ha ostentato una certa sicurezza: «Dipende, a volte riesco ad esternare ciò che provo, altre invece sono più introversa. Trovarmi con persone con le quali mi senta a mio agio mi consente di essere spontanea, mentre le situazioni nuove possono favorire una mia chiusura, tuttavia riesco a superare l'imbarazzo e a sciogliermi in poco tempo. A volte mi è capitato di imbattermi in qualcuno non in grado di dominare le proprie percezioni e che si è reso protagonista di episodi di discriminazione. Questo ha generato in me tanta rabbia, un senso di ingiustizia ma, allo stesso tempo, ho sentito il bisogno di aiutare il colpevole di un simile gesto, pensando che problemi del genere si possano risolvere».
Anche Manuel di 17 anni, sollecitato dalle nostre domande, ha risposto in modo piuttosto risoluto: «L'incontro è stato davvero interessante e ci ha offerto diversi spunti di riflessione, d'altronde la tematica in questione è molto importante. Le emozioni rappresentano un argomento di grande rilevanza per i ragazzi, soprattutto nella fase dell'adolescenza, cioè proprio la nostra età. Condividere ciò che si prova non è sempre facile, dipende dai momenti. Chiaramente è molto semplice lasciarsi andare con chi si frequenta abitualmente, mentre è difficile farlo in contesti sconosciuti. Pur senza esserne mai stato una vittima, mi è capitato di vedere chi, essendo magari in preda ad un eccesso di impeto, si sia reso autore di atti di bullismo. In una comunità può succedere, anche se da noi non è un fenomeno diffuso né frequente».
Maria Giulia De Cristofaro, vice sindaco di Rotonda con delega, tra le altre, alle politiche sociali e alla formazione, ha analizzato la significatività dell'iniziativa, sia sotto il profilo istituzionale che affettivo, individuando il carattere preventivo della necessità di conoscere e controllare i propri impulsi: «Il mio impegno istituzionale mi porta sempre maggiormente a trattare problemi sociali che, se fossero stati affrontati in età scolastica, non avremmo. Si pensi ai problemi di alcolismo, piuttosto che di dipendenza dal gioco o dalle droghe. A queste si uniscono altre problematiche derivanti dai rapporti all'interno delle famiglie che, se risolte al momento opportuno, avrebbero consentito di evitare il crearsi di situazioni di insicurezza e di totale dipendenza dal nucleo familiare, senza la minima capacità di superare autonomamente gli ostacoli della vita. Per cui - prosegue- quando si presentano opportunità del genere devono essere colte al volo, proprio per fare in modo che i nostri ragazzi diventino degli adulti più sicuri e più maturi». Ma il vice sindaco, in quanto madre di due figli, in seguito alle nostre domande sulle conseguenze derivanti dall'incapacità di controllo delle percezioni, ha voluto anche condividere la sua esperienza in famiglia: «Mio figlio, fin da quando era molto piccolo, ha avuto difficoltà a gestire ed esternare le sensazioni, tanto che non riuscivamo nemmeno a capire se avesse sete o fame. E oggi, a distanza di anni, continua ad emozionarsi eccessivamente, diventando ingestibile nella gioia e nel dolore. Quindi, la collaborazione con un professionista per noi genitori può diventare veramente indispensabile. Ma stranamente, siamo sempre pronti a recarci da un gastroenterologo per un problema allo stomaco, piuttosto che dall'otorino per un fastidio all'orecchio, mentre ci dimostriamo abbastanza riluttanti a ricorrere ad uno psicoterapeuta che, al contrario, potrebbe essere molto utile non solo per imparare a gestire gli stati d'animo, ma anche per scoprire la felicità».
Gianfranco Aurilio
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