Carnevale a Gallicchio, successo per i carri ma è già vedova Quaremma
12/02/2016
E’ già vedova Quaremma! Sì perché è mancato all'improvviso Carnevale: il suo sposo non ha retto agli eccessi dell'ultima festa. Quella gran festa che per sempre e in maniera definitiva avrebbe sancito che anche il peggiore di tutti, e Carnevale ben incarna il vizio in tutte le sue forme, per amore può invertire la rotta e passare dall'essere il debosciato per eccellenza a colui che gli altri giovani e scapestrati amici, dall'indomani dall'aver preso moglie, potranno prendere ad esempio. Da domani però, appunto. Ma "del domani non v'è certezza", recita uno dei più famosi canti carnevaleschi e perciò non si saprà mai se davvero Carnevale, dopo l'ultimo tuffo nei suoi vizi avrebbe davvero messo la testa a posto. La realtà racconta che dopo l'ennesimo metro di salame spintogli in gola dagli amici di merende e accompagnato da poco pane e abbondante di vino, Carnevale non supera un malore e stramazza morto a terra. Sarà così che dall'abito bianco Quaremma passerà al nero luttuoso. Ai colori vivi e alle urla di gioia pomeridiane, via via che trova conferme la notizia del decesso di Carnevale, a farsi spazio a sera sarà il pianto disperato della novella sposa-vedova che annuncia giorni bui. Ma quanto accade non deve lasciare nessuno indifferente e soprattutto non senza speranza nel futuro. Per tutti sarà un monito: cambiare si può ma è necessario sapersi fermare in tempo. Perché spesso è proprio quell'ultima goccia a far precipitare tutto. È ormai buio e la tragedia è consumata. Attingendo alla tradizione si vorrebbe poi che si procedesse a bruciare il corpo del fantoccio carnevale, con le fiamme ad illuminare i volti riflessivi dei presenti. Un fuoco purificatore che se nulla può ormai per il corpo che brucia e incenerisce, racconta di come è ancora data una possibilità di salvezza a chi vi assiste. Ad affiancare nelle scene del racconto messo su dai giovani del posto e alla cui prima parte è stato dato corso sabato, i carri allegorici cui altri gruppi di giovani hanno lavorato intensamente nelle scorse settimane. "Un lavoro svolto con spirito volontaristico il cui scopo è quello di rivitalizzare manifestazioni in cui tutti possano sentirsi partecipi", ha spiegato Miriam Di Pierro la quale -al pari di Rosaria Gesualdi -occupatasi di seguire il gruppo di attori e comparse-, ha affiancato i creativi addetti ai carri e che di seguito ne spiega l’allegoria: "Sono 2 i carri dal titolo “Il diavolo e l’acqua santa”. Nel primo abbiamo raffigurato Matteo Renzi visto sarcasticamente. Un po’ Pinocchio, con una corona che quasi lo autoincorona re; nelle sue mani una rete di partiti in qualche modo tutti collegati tra loro. Nei contorni i problemi della nostra terra di Basilicata: barili di petrolio, scarti radioattivi e torrette del centro olii fumanti e puzzolenti! Sull'altro carro è rappresentata la porta Santa. Non poteva mancare nell'anno del Giubileo straordinario, corredata da Papa (Dominicus I) con cerimoniere e guardie del corpo. Sullo stesso carro prigionieri dal volto anonimo. Prigionieri dei mali della società e in particolare alcool, gioco d'azzardo e soldi." E’ felice Miriam Di Pierro per il successo che i carri hanno riscosso e ci tiene a sottolineare che "Il merito va ad ognuno dei ragazzi che vi hanno lavorato e che voglio ringraziare: Antonella Pandolfo, Domenico Luparelli, Giovanna De Leo, Luigi Bernardo, Massimo Tortorelli, Pasquale Montano, Pietro Di Pierro, Raffaella Esposito, Rosario Pandolfo, Vittorio Galoppante.
qui il racconto per immagini, grezie agli scatti di Carmela Sanchirico
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