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A Melfi per parlare di politiche di sviluppo del Mezzogiorno |
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24/01/2016 | Francesco Saverio Nitti riteneva che non potesse esserci sviluppo del Mezzogiorno senza industrializzazione. A declinarne proposte e contenuti oggi, erano presenti in sala Alessandro Laterza, vice Presidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno e Michele Somma, Presidente di Confindustria Basilicata. Gianfranco Viesti, economista e autore di molti saggi di successo sui temi del Mezzogiorno, dello sviluppo locale e dell’Università, è intervenuto in collegamento telefonico all’inizio del dibattito. Moderati da Claudia Lopedote (Fondazione Critica liberale).
Molteplici spunti sono stati sviluppati dai relatori seguendo due linee di analisi: proposte e contenuti per lo sviluppo industriale del Sud, leggendo i dati analitici, micro e macro, relativi al tessuto produttivo, pubblico e privato delle Regioni meridionali; e le narrazioni diffuse e maggiormente accreditate quando si parla di Mezzogiorno senza il supporto dei dati in questione (la “bufale” dell’impiego pubblico straripante al Sud, la retorica dello spreco delle risorse comunitarie, etc.).
Gianfranco Viesti, in apertura, ha tracciato un profilo chiaro dello stato delle economie e delle società del Mezzogiorno prese come aggregato: dati in risalita per l’export, la nascita di nuova impresa e il buon andamento del fatturato, l’occupazione, pur con l’ampio gap rispetto alle altre Regioni. Meno ottimismo e anzi molte preoccupazioni sul fronte degli effetti della crisi e delle politiche dell’ “austerità disuguale” sulla società: aumento delle disuguaglianze, aumento del sommerso nel mercato del lavoro, difficoltà di accesso ai servizi sanitari come documentato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, nuovi divari registrati dalle Università del Sud (Rapporto Fondazione RES).
Alessandro Laterza ha commentato i dati contenuti nel rapporto “Check up Mezzogiorno” di Confindustria ed SRM, per sottolineare quanto di positivo già c’è – per chi voglia leggere tali dati - nel quadro che emerge per la “ripartenza” del Sud, accompagnata da alcune importanti azioni di Governo, fortemente volute da Confindustria, quali i meccanismi fiscali del credito di imposta per nuovi investimenti e per R&S. Fermo restando che tali segnali positivi dovranno poi essere accompagnati e consolidati dalle imprese e dagli altri attori locali che ne beneficeranno. E, soprattutto, molto dipenderà dalla capacità di attrarre investimenti pubblici e privati, vitali per la ripresa e lo sviluppo, e calati su base annua di oltre il 35% tra il 2007 ed il 2014.
Chiesto ai relatori un giudizio sul Masterplan per il Sud del Governo, Laterza ne ha parlato come un inizio positivo, a patto di non commettere l’errore di considerarlo un intervento strategico invece che un catalogo di razionalizzazione ed accelerazione della spesa per le opere già in cantiere, a supporto delle vocazioni territoriali ed imprenditoriali autonomamente realizzatesi. Michele Somma ha espresso una visione ottimistica dei trend e delle politiche in atto, ponendo l’accento sull’importanza della responsabilizzazione delle classi dirigenti delle Regioni meridionali, e sui dati incoraggianti relativi alla vitalità del tessuto produttivo e sociale della Basilicata, anche rispetto alle potenzialità del terzo settore inteso come contributo alla tenuta ed alla resilienza delle politiche avviate.
Sul tema della “maledizione delle risorse”, Michele Somma si è espresso a proposito delle trivellazioni in Basilicata, richiamandone la conformità a norma di legge e la maggiore tutela della legislazione italiana sul tema rispetto ad altri contesti, in Europa e negli Stati Uniti, invitando tutti a confrontarsi senza pregiudizi sulle opportunità derivanti dallo sfruttamento del petrolio per lo sviluppo integrato della Basilicata, con investimenti in grado di creare un ricentramento regionale dei flussi produttivi, turistici, dei consumi, così da attrarre e “trattenere” i city users.
Alessandro Laterza ha speso alcune parole chiare sull’Ilva come questione spinosa che deve confrontarsi, in sede di decisione politica sulle sorti dello stabilimento, anche con analoghe esperienze (Bagnoli, ad esempio) che sembrano dire che un rischio anche maggiore di danno ambientale e sanitario scaturisce spesso dall’abbandono di tali siti industriali, senza che poi siano mai bonificati o recuperati.
A proposito di risorse, Laterza ha detto che una questione meridionale esiste eccome, impossibile da non cogliere leggendo i dati 2004-2013 relativi all’ampio divario della spesa pubblica pro capite del Nord, del Centro e del Sud - non giustificata dal carico delle pensioni, come si vuole fare credere - e al sostanziale allineamento, invece, per quanto riguarda la spesa per investimenti; allineamento del tutto fasullo, quando ci si accorge che in quella spesa, al Sud, rientrano gli ingenti fondi di coesione, nazionali e strutturali, divenuti ormai le risorse ordinarie, e non aggiuntive, che restano al Sud per uscire dalla trappola del sottosviluppo.
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