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Parco Appennino Lucano su seminario interpretazione ambientale

18/01/2016

Per i Parchi lucani si apre un nuovo capitolo che, a giudicare dall’interesse suscitato dal seminario che si è svolto a Grumento Nova, nel salone del Castello Sanseverino, venerdì 15 gennaio scorso, raccoglie notevole interesse. Si tratta dell’interpretazione ambientale, o Heritage Interpretation come viene chiamata negli Stati Uniti, paese in cui è nata e si è sviluppata.
Al seminario internazionale, organizzato dal Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, gli interventi si sono susseguiti per l’intera giornata, e hanno portato alla luce una pratica che trova applicazione in diversi paesi del mondo che hanno fatto del patrimonio naturale e culturale che caratterizza i loro Parchi un’occasione di conoscenza esperienziale che accresce le potenzialità di sviluppo economico e sociale dei territori.
Molti e di notevole rilievo gli esperti che sono intervenuti nel corso delle due sessioni della giornata seminariale aperta dalla relazione del presidente del Parco dell’Appennino Lucano Domenico Totaro. Sono intervenuti Maurilio Cipparone e Massimo Caetani della Fondazione Roffredo Caetani, Aurelia Sole rettrice dell’Università di Basilicata, Claudio Bocci direttore di Federculture, Andrea Gennai presidente dell’Assozione Italiana Direttore Aree Protette, Giampiero Sammuri presidente di Federparchi, Mariachiara Monaco docente UNIBAS, Stefano Spinetti presidente dell’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche, Nino Martino, interprete ambientale, e Giulia Sirgiovanni vicepresidente dell’Istituto Pangea Onlus.
I due ospiti internazionali sono stati Dorothea Papathanasiou Zurth dell’Università dell’Egeo – Atene, ed Eva Sandberg, direttore dell’Istituto Nazionale Svedese per l’Interpretazione e docente dell’Università di Uppsala.
Ai lavori hanno partecipato anche i presidenti dei Parchi Nazionali del Pollino, Domenico Pappaterra, e dell’Aspromonte Giuseppe Bombino.
In apertura ha portato i saluti anche il presidente della Comunità del Parco Ugo Salera.
Durante la sessione pomeridiana dei lavori, conclusi dall’intervento del presidente del consiglio regionale di Basilicata Piero Lacorazza, sono state presentate anche due testimonianze dal territorio del Parco Appennino Lucano, due esempi di valorizzazione del patrimonio culturale e naturale da interpretare, affidati a Biagio Russo, che ha parlato della Fonazione Leonardo Sinisgalli, e a Giovanna Petrone, presidente dell’Associazione delle Guide Ufficiali ed Esclusive del Parco.
“I parchi del Mezzogiorno e della Basilicata hanno fatto propria ed accettano la sfida di lavorare affinché il binomio indissolubile tra Natura e Cultura sia un asse strategico di sviluppo equilibrato dei nostri splendidi territori. Hanno fatto proprie le linee guide adottate nella Carta di Roma, declinate in Basilicata nella più recente Carta di Matera.” È questa l’affermazione con cui il presidente Domenico Totaro ha dato l’avvio all’intensa giornata, partendo da ciò che il Parco Appennino Lucano ha già messo in campo. “Le tecniche di interpretazione possono insegnarci un modo nuovo di trasmettere la conoscenza affascinando il visitatore –ha continuato. Sono state avanzate negli ultimi mesi alcune importanti proposte, una rete per i parchi letterari lucani, l’idea progettuale per valorizzare il patrimonio archeologico regionale intitolato ‘Basilicata 2019, scaviamo il futuro’, e il parco della Magna Grecia. Queste potrebbero essere idee vincenti se diventassero assi fondamentali di conservazione e sviluppo per la Basilicata, se si innestano con i grandi valori ambientali di cui si occupano i Parchi nazionali e regionali lucani.
L’interpretazione ambientale e culturale è una grande opportunità tecnica per realizzare queste ottime idee progettuali.”
Maurilio Cipparone, che vanta una lunga esperienza internazionale nelle aree protette ed è stato responsabile dell’agenzia dei Parchi del Lazio, ha illustrato molti esempi pratici di interpretazione ambientale del patrimonio culturale e ambientale, spiegando poi, che questa attività “richiede una formazione e uno studio adeguati che crescono negli anni, e che partono innanzitutto da una profonda conoscenza del patrimonio che si interpreta e si presenta agli altri, e poi, la capacità di legare le cose che si narrano all’esperienza quotidiana del visitatore. Importante, però, è che l’interpretazione del patrimonio non sia legata solo ai Parchi, che sono i luoghi in cui oggi maggiormente si pratica, ma anche fuori di essi, nei musei o negli altri luoghi di cultura”.
La rettrice dell’UNIBAS, Aurelia Sole, ha riportato la necessità di dare una visione organica e unitaria al sistema composto da ambiente, cultura e territorio. “Il turista non va in un luogo per trovare una singola cosa –ha spiegato- ma trovare un ambiente, un sistema che lo accoglie. In tal senso le competenze individuali e collettive sono da considerarsi strutture intangibili, ma assolutamente indispensabili per lo sviluppo di un territorio, la piattaforma di sviluppo di quelle capability che lo contraddistinguono e lo caratterizzano”.
Claudio Bocci, direttore di Federculture, ha insistito sulla necessità di raggiungere una progettualità integrata per lo sviluppo dei territori nei processi di valorizzazione e gestione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, e passare “da progettazioni puntuali a progettazioni di sistema, in grado di generare un più corretto orizzonte di gestione sostenibile innescando processi virtuosi di crescita, di consapevolezza e di partecipazione della società civile. È una visione innovativa del rapporto tra patrimonio cultural-ambientale e territorio che può generare progetti in grado di trasformarsi in sviluppo locale”.
Per Nino Martino “l’interpretazione ambientale e culturale trova uno dei suoi terreni elettivi proprio nella gestione di territori speciali, come i Parchi, in cui le tecniche di comunicazione, fin dalla loro nascita, hanno avuto come obbiettivo quello di raggiungere il cuore e suscitare il coinvolgimento emotivo della gente, sia turisti che abitanti dell’area protetta. Per questo –ha concluso l’esperto, riferendosi in particolare al Parco Appennino Lucano- occorrerebbe realizzare un piano di interpretazione ambientale, o quanto meno conseguire un documento di studio con gli elementi fondanti l’interpretazione del Parco”.
Molto sentiti e qualificati sono stati anche gli interventi dei due presidenti di Parchi Nazionali. Giuseppe Bombino, del Parco Aspromonte, che ha sottolineato il grande valore innovativo dell’accostamento dei termini natura e cultura, impensabile fino a pochi anni fa, e Domenico Pappaterra, del Parco Pollino, che ha sottolineato come la giornata seminariale abbia segnato uno spartiacque per i Parchi meridionali e abbia scritto una bella pagina nella loro storia.




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