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Riflessione su emergenza del fatto educativo |
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16/11/2011 | In seguito alla caduta delle ideologie totalizzanti e delle grandi utopie di liberazione storica, sono sorte nuove forme di relativismo, di indifferenza diffusa per le domande più radicali, senso del provvisorio, frammentazione del sapere e delle esperienze, da cui deriva un vero e proprio smarrimento, nel contesto di una società multimediale. Crisi? Senz'altro! Ne sentono le problematiche i giovani, le famiglie, la società e la Chiesa. E' sfida di vita: ossia una sfida che è in sintesi matrice di tante altre; non riguarda solo questo o quell'aspetto dell'esistenza; vengono mutilate e immiserite le basi profonde dell'essere e dell'agire. Ma <> non significa sconfitta. I giovani sono alla ricerca di senso, bramano scoprire il segreto dell'esistenza, vorrebbero penetrarne il mistero. Quale mistero? Quello dell'uomo: chi è, dove va, che missione porta con sé? I giovani oggi non trovano il vero modello su cui fissare lo sguardo; vivono all'oscuro, senza la luce del sole; si smarriscono dietro piccole stelle cadenti. Anelano alla verità. Ormai non si lasciano ingannare dalle ideologie; non si accontentano di surrogati, anche se ne gustano il sapore. Bramano incontrare il Profeta del Mistero, il Maestro che sa tutto dell'uomo, Colui che è egli stesso l'Uomo nuovo.
Urge allora una nuova evangelizzazione. Occorre che le nostre comunità coltivino costanti rapporti intersoggettivi di comunione ecclesiale e di solidarietà civile, impegnandosi a inserire il fermento evangelico nelle strutture e nelle istituzioni.
Ci vuole una nuova immagine di parrocchia. Questa non può ridursi al solo culto, e tantomeno all'adempimento burocratico delle varie pratiche. Innanzitutto deve porsi come soggetto sociale nell'attività pastorale: soggetto solidale, nello stesso tempo, di una catechesi permanente e integrale – rivolta a tutti e in particolare ai giovani e agli adulti – di una celebrazione liturgica viva e partecipata, di una testimonianza di servizio fraterno di carità, attenta e operosa (cf Ev. e Test. di carità, n. 28); deve anche fortemente incidere sul tessuto della società; deve far passare la gente dal soggettivismo degli interessi egoistici alla consapevolezza e responsabilità proprie di un popolo che vuole farsi soggetto costruttivo del suo nuovo futuro.
Le contraddizioni che segnano la nostra società sono vissute con una carica intensa nel mondo dei giovani: il fascino della società dei consumi li rende prigionieri di una visuale egoistica ed edonista dell'esistenza; però gli stessi giovani sono portatori di autentici ideali che si affacciano alla ribalta della storia ed allora nella nostra società contemporanea, così contraddittoria, così frastornante, così frustrante, occorrono punti sicuri (non monolitici) cui aggrapparsi per formarsi un carattere e una coscienza morale e la formulazione di valide ipotesi e strategie formative, per poi agire di conseguenza. Per i giovani, soprattutto, bisogna sapere individuare strutture e contenuti idonei alle loro dinamiche, in base ad una visione pedagogica non epidermica e non legata alle facili suggestioni delle mode.
Occorre educare i giovani al senso di responsabilità, favorirne lo spirito di iniziativa; far si che acquistino un carattere che escluda ogni forma di ipocrisia e di palese o larvata ingiustizia. Quindi vale molto l'esempio degli adulti, la forza della testimonianza. Restiamo convinti che il processo educativo non sia esclusivo della sola famiglia, ma che la scuola, gli oratori, le parrocchie, le associazioni, i movimenti e tutti gli spazi della cultura e della socialità debbano, in sinergia, contribuire alla formazione della cittadinanza. Le agenzie educative, in conclusione, devono essere per i giovani luoghi educativi che valorizzano tutte le dimensioni della vita, rispondendo così al loro bisogno di senso e di felicità.
Sac. Camillo Perrone. Parroco emerito di San Severino Lucano.
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