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Amare verità poetico-satiriche:gli epigrammi di Francesco De Napoli |
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3/11/2011 | Francesco De Napoli, il noto poeta nativo di Potenza, già giovanissimo lodato da studiosi di fama quali Antonio Lotierzo e Raffaele Nigro, ha licenziato per le stampe il suo terzo libro di epigrammi “Welfare all’italiana” (Mondostudio Edizioni, Cassino, 2011, pag. 118).
La raccolta, preceduta da una approfondita Prefazione di Domenico Cara, utilizza il genere satirico-epigrammatico per scagliare un sereno e sincero, a momenti amaramente divertito, j’accuse innanzitutto contro l’attuale sistema mediatico, biecamente lercio e cronicamente malato, le cui degenerazioni sembrano aver sviluppato nell’opinione pubblica una insanabile sfiducia nelle istituzioni e forme di qualunquismo senza ritorno.
Domenico Cara nella sua Prefazione è molto preciso al riguardo:
“C’è, nel leit-motiv comico di questi attacchi satirici, in apparenza saltuari, un forbito e mai confuso movimento di erranza, che ricorda maestri e poeti d’archivio, da cui l’Autore riprende gli avvii, le intrinseche espressioni di graffio, proposte di disseminazione ironica che rendono il discorso agile per tutti, scritto a passi di danza, umoroso e amaro, frutto di riflessioni intime, rifiuti non certo disarmati di mondo, di tecniche adulterate dal benpensantismo, che incidono sul percorso della vita dal punto di fuga, sulla sintesi riscoperta, sullo slow estroso e familiare, sui risvolti consecutivi e decisi fino all’ultimo piccolo verso dei suoi assalti, concepiti come dissenso e risposta mai compiuta.”
Riguardo alla vena epigrammatica di Francesco De Napoli era stato, del resto, molto chiaro Pasquale Maffeo:
“Una coscienza che ama e coltiva poesia e arte, risucchiata dalla vita ad assistere al silenzio per inerzia, alla dissipazione per incuria, all'oltraggio per cecità: questa l'esperienza, peripatetica anzichennò, da cui muove lo scandaglio oculare e memoriale di De Napoli.”
Anche Giovanni Meneghello ha speso ottime espressioni di elogio nei confronti del fermo impegno morale del Poeta potentino:
“La profonda vena moralistica aiuta il poeta a non cadere nell'abisso aperto dalla caduta dei valori e a recuperare il senso perduto della parola.”
Infine Giacomo Oreglia, già docente dell’Università di Stoccolma, così si era espresso:
“Sinceramente, i suoi versi mi interessano, anche per la straordinaria carica civile che contengono. Francesco De Napoli non è certamente un abatino, a differenza di molti nostri poeti laureati e non”.
Sergio Vettese
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