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Giuseppe Capitano al Mig per la XI Giornata del Contemporaneo

8/10/2015

Sabato 10 ottobre 2015, alle ore 17.00, il MIG Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale “Alessandro Appella” - Atelier “Guido Strazza”, in occasione della XI Giornata del Contemporaneo, ospiterà il giovane scultore Giuseppe Capitano che, in Piazza Guglielmo Marconi, darà vita ad un'installazione-performance e incontrerà gli studenti degli istituti superiori dei paesi limitrofi per un seminario incentrato sulla realizzazione di una scultura attraverso l'impiego degli elementi naturali che connotato il suo percorso artistico.
Ancora una volta, sollecitati da AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani), circa 1000 realtà dell’arte contemporanea apriranno le loro porte al pubblico, garantendo per l’intera giornata la partecipazione gratuita a tutte le iniziative in programma. Il MIG aderisce per la quarta volta all’iniziativa, proponendo un interessante incontro con Giuseppe Capitano che, dagli inizi di settembre, nel territorio di Terranova, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, è impegnato in una personale ricerca sull’utilizzo dei carboni.
Con una sensibilità artistica vicina a un universo poetico che allude, spesso, a un mondo arcaico ma al contempo fortemente contemporaneo, Capitano sceglie la canapa, da sola o abbinata al marmo, al ferro, al travertino, e ne fa un materiale privilegiato, tanto da porlo come registro di un codice stilistico. Duttile e plasmabile, la canapa è particolarmente adatta alla manualità di Capitano e al suo universo fantastico. Le sculture morbide, leggere, dalla forte valenza simbolica, espressione di un mondo disperso o dimenticato, si pongono ogni volta nella condizione di comunicare qualcosa agli altri e anche di ricevere, in un autentico scambio di emozioni. Sulla nascita delle sue opere dichiara: “Penso a un oggetto e inizio a disegnarlo su dei quaderni. Non so perché penso proprio a quell’oggetto, è una prima idea che arriva involontaria, ma a quel punto cerco di capire cosa è questo oggetto (…). Tuttavia non si tratta di un percorso metodico, non sempre arriva prima il disegno e poi la scultura. Il disegno lo utilizzo molto perché è un sistema veloce per fissare l’idea, anche perché io tendo a pensare velocemente e poi altrettanto velocemente dimentico. Quando ritengo che una forma sia importante, utilizzo il disegno per fermarla. A questo punto realizzo anche due, tre versioni di questi oggetti e cerco di capire se possono essere interessanti, se funzionano, se comunicano qualcosa. Mi sforzo di evadere la noia della rappresentazione in maniera visionaria, a volte intimista, a volte ironica. Ogni lavoro è diverso. L’unico stacco è il tentativo di comprendere quando un lavoro è forte e quando invece non lo è. Quando lo è, mi rendo conto che dice di più o dice meglio di tutto ciò che avevi pensato. Il mio lavoro nasce da un bisogno, è come la fame. Ogni volta che lavoro, lo faccio spinto da un bisogno diverso, perché magari in quel momento sento di dover realizzare qualcosa, ho un’idea che devo esprimere con urgenza. Insomma, non c’è un inizio, c’è solo un bisogno. L’inizio è quello che ti dà la tua memoria, quello che tu ricordi”.
Come da tradizione, il MIG, per la giornata del contemporaneo, anche per non interrompere il filo che lega il presente al passato, esporrà una cartella fondamentale per la storia delle avanguardie, tornate in attività dopo le tragedie della guerra. Si tratta di Art Abstrait, pubblicata a Parigi nel 1946, con una prefazione di Charles Estienne e litografie originali di Del Marle, Dewasne, Deyrolle, Domela, Engel Pak, Fleichmann, Hartung, Misztrik de Monda, Poliakoff, Raymond, Schneider, Warb.
Continua, intanto, la mostra Marino Marini – Kengiro Azuma, inauguratasi il 26 settembre scorso e aperta fino al 6 dicembre: 100 opere grafiche che chiariscono il lungo rapporto tra il maestro e l’allievo.




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