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A Teana la Grafica lucana del Novecento grazie al Mig

18/09/2015

A partire da martedì 22 settembre e fino a venerdì 20 ottobre 2015, nella Sala Multimediale “Marino di Teana, presso il Comune di Teana, per iniziativa del MIG Museo Internazionale della Grafica – Biblioteca Comunale “Alessandro Appella” di Castronuovo Sant’Andrea, in collaborazione con l’Associazione “Marino di Teana per l’Arte Contemporanea” e l’Amministrazione Comunale, sarà possibile visitare la mostra “Grafica lucana del Novecento” che, attraverso una selezione di opere grafiche di Mauro Masi, Luigi Guerricchio, Rocco Falciano, Antonio Masini, Pasquale Santoro e Pietro Tarasco, conservate nelle collezioni del Museo, traccia un’attenta analisi della vicenda creativa dell’arte lucana del secolo scorso.
Significative sono le parole di Carlo Levi riguardo agli artisti lucani che ebbe modo di conoscere durante gli anni del suo confino ad Aliano: “si può sperare di trovare, accostandoli, qualcosa di comune fra i pittori di questa terra; e non soltanto il fatto che essi vi siano nati o vissuti, o che i suoi paesaggi e le sue persone siano argomento dei loro quadri. Se questo fosse, se un qualche modo profondo dell’espressione, malgrado le differenze di formazione, di esperienza, di valore e di stile, potesse scoprirsi comune almeno ad alcuni di questi artisti; se cioè il rapporto di questi pittori con la loro terra si ritrovasse essere un rapporto reale, legato alla sua storia e alla sua esistenza, ciò, credo, sarebbe cosa non priva di importanza.”
La costante, seppure lenta, ricerca di rinnovamento linguistico, presente negli artisti lucani del XX secolo, spesso cresciuti altrove, è posta tra due date: 1896-2004, ovvero la partenza da Muro Lucano per New York di Joseph Stella e la morte prematura, a Roma, di Giacinto Cerone. Tra Stella e Cerone, si muovono i corregionali che hanno partecipato alle fasi più creative delle ricerche espressive del secolo appena trascorso, il cui percorso segna la vicenda esistenziale e creativa dell’arte lucana, quella che prende le mosse dalla tradizione ottocentesca ma per approdare a un sentimento più moderno, che si sottrae all’isolamento evidenziando tesori ambientali impensabili e risorse culturali del tutto sconosciute, e ritrova nelle peculiarità del passato, nella memoria storica, gli elementi per ricollegare il Mezzogiorno all’Europa, per proiettarsi verso il futuro. Il legame con la terra d’origine, dunque, è un elemento dominante nel mondo espressivo di tutti gli artisti in mostra, ma che si piega, di volta in volta, ad un diverso sentire e a svariati linguaggi artistici maturati nel corso delle personali formazioni di ognuno di loro.

Mauro Masi (Potenza, 1928 – Roma, 2011) cominciò a dipingere fin da bambino. Seguì gli studi classici e nel dicembre 1939 partecipò alla prima mostra collettiva con un gruppo di pastelli. Dopo i tragici anni delle esperienze belliche (espose alcuni ritratti nel campo di concentramento di Norimberga in una mostra organizzata dai prigionieri), entrò in un gruppo di pittori formato da Giocoli, Pergola, Remigio Claps, e con loro organizzò le prime mostre. Nel 1963 ebbe l’impatto con la grande città, Napoli, le nuove tematiche che riflettono le esperienze ivi vissute. È il periodo dei quadri sul lavoro nelle acciaierie, sugli aspetti caotici del traffico cittadino e della vita nella megalopoli. A conclusione del periodo napoletano, espose nella piazza di Rivello una serie di quadri impostati sui temi città-paese. Nel 1969 ci fu il gran salto nella capitale con i quadri sulla vita della città: il centro, la periferia, i cantieri. Le ricerche formali intese a trovare i mezzi pittorici idonei a realizzare i quadri su questi temi, non lo impegnarono solo in questo senso perché il pittore, nei periodici soggiorni in terra lucana, seguì con grande attenzione le trasformazioni in atto nella società ed impostò una produzione che cercava di sviluppare in parallelo con quella prima citata. Si trasferì a Rivello, dove insegnò francese, paese al quale rimase legato per tutta la vita e di cui divenne cittadino onorario nel 2000. Negli ultimi anni di vita si stabilì a Roma, dove visse fino alla morte avvenuta nel 2011. La sua pittura, influenzata dall'impressionismo francese e da Cézanne in particolare, ma anche da Klee e Matisse, trovò nei cromatismi stemperati dell'acquarello un mezzo per raffigurare la campagna lucana, tema prediletto e del quale Masi è considerato un importante interprete.

Luigi Guerricchio (Matera, 1932 – Matera, 1996). Dopo la maturità classica conseguita nella sua città natale, frequentò la Scuola di Nudo e successivamente il corso di Scenografia presso l'Accademia delle Belle Arti di Napoli; durante gli anni trascorsi nel capoluogo partenopeo aderì al movimento dei Giovani Realisti Napoletani e conobbe a Portici Rocco Scotellaro, poeta lucano che avrà grande influenza sulla sua vita artistica, e grazie all'amicizia con Scotellaro, anche Carlo Levi e Renato Guttuso. Si trasferì temporaneamente a Salisburgo, dove frequentò le scuole di pittura e scultura di Oskar Kokoschka e di Giacomo Manzù. Nel 1956 si trasferì a Milano per frequentare l'Accademia di Brera, dove fu allievo di Domenico Cantatore, ed entrò in contatto con la corrente della Giovane pittura milanese ed il movimento di “Corrente”. Rientrato a Matera negli anni sessanta, si dedicò all'attività di insegnante di Disegno presso diversi Istituti scolastici. Morì a Matera nel 1996 per un arresto cardiaco avvenuto nel giorno dell'inaugurazione del suo ultimo lavoro, Il Mercante della Murgia, una realizzazione delle carte del Mercante in fiera disegnate. La sua pittura è fortemente influenzata dalle immagini e dai paesaggi a lui familiari, in primo luogo Matera ed i suoi Sassi, ma anche il Mezzogiorno più in generale, le campagne, le feste ed il lavoro delle popolazioni meridionali. L'attenzione all'uomo ed alla sua terra di origine permeano la pittura di Guerricchio di un intenso realismo figurativo. Partecipò a numerose mostre di rilievo nazionale ed internazionale, tra cui l'VIII, IX e X Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma, la biennale dell'incisione di Venezia, Intergrafik '65 a Berlino, Premio Ramazzotti a Milano, Premio del Fiorino a Firenze, Mostra internazionale di arte impegnata a Vienna, Linz e Salisburgo.

Rocco Falciano (Potenza, 1933 – Roma, 2012). Se ne andò da Potenza, nel 1963, approdando, a Roma, nella bottega di Marino Mazzacurati. Una vicenda raccontata nel suo splendido libro intitolato «Il treno d’argento. Memoriale 1950-1990. L’Italia dei pittori e dei poeti» (Avagliano, Roma, 2007), una testimonianza delle speranze, dei problemi e delle illusioni di un artista fortemente impegnato in una regione del Mezzogiorno, la Lucania. A Roma, frequenta artisti e intellettuali come Mario Alicata, Leonardo Sinisgalli, Rocco Scotellaro, Adriano Olivetti e Carlo Levi, che esercitò su di lui una grande influenza: con quest' ultimo si incontrava spesso, soprattutto quando questi componeva il grande telero sulla Basilicata destinato all' esposizione di Italia ' 61. Si legò poi a un altro artista, Ettore de Conciliis, con il quale fondò il Centro di arte pubblica e popolare di Fiano Romano, nel quale nacquero diversi progetti di grandi pitture murali su temi come la pace, la bomba atomica, il capitalismo, la non violenza e l’occupazione delle terre. Alla fine degli anni 70, con De Conciliis e con l’architetto Giorgio Stockel collaborò alla realizzazione del Memoriale di Portella della Ginestra, opera di land art realizzata nel luogo dell’eccidio dei braccianti, avvenuto il primo maggio 1947, per mano della banda di Salvatore Giuliano. Ma lo sguardo di Falciano non restò imprigionato nella sua terra natìa: in tempi di confusione mediatica, l'artista confidò nella necessità di difendere la grande tradizione della cultura europea, senza in alcun modo eludere ogni possibilità attuale di un "nuovo inizio".

Antonio Masini (Calvello, 1933) è pittore, scultore e incisore. Nel 1960 partecipa alla Mostra Nazionale di Pittura "1° Centenario della Rivoluzione lucana" conseguendo il primo premio. Successivamente è invitato a importanti manifestazioni d'arte quali: Art 6'75 e Art 6'76 di Basilea, l'INCO-Art di Roma (1975), il Premio Internazionale della grafica di Cannes (1980), il Word Festival Art on Paper (Kranj, Slovenia, 2000), ecc. I cicli pittorici più importanti sono: il "Polittico di Balvano" sul terremoto del 1980; "I Fratelli Rosselli", un omaggio ai due martiri antifascisti uccisi in Francia; "Eclisse della ragione", dedicato ai massacri israeliani di Chabra e Chatila, in Libano; "Mythosm Mensch und Kommunikation-L’uomo del mito e della comunicazione", presentato alla Ferk Public Relation di Stoccarda (Germania) nel 1995; "Kunst ohne Grenzen-Arte senza frontiere", antologica presentata a Potsdam (Germania) nel 2000 alla Ostdeutsche Sparkassenakademie; "Trilogia Andina", comprendente anche il "Trittico di Iquique", presentato prima nella omonima città cilena e poi all’Istituto Italiano di Cultura a Santiago nel 2002; "Icaro e le streghe", dedicato al grande cinema internazionale di tutti i tempi, con presentazione a Melbourne (Australia) nel 2002 al Como Palas Center; "Dall’Atacama a Montreal", una antologica di pittura, insieme alla pittrice cilena Minerva a Montreal (Canada) nel 2004. Le mostre più recenti sono state ospitate dal Canada Bay Council di Sydney (Australia) e dal Centro Cultural di Miraflores a Lima (Perù).

Pasquale Santoro (Ferrandina, 1933). Trasferitosi a Roma, si iscrisse alla Facoltà di Medicina che abbandonò per dedicarsi all’arte. Nel 1956 iniziò l’apprendistato presso la “Scuola del Nudo” di Antonio Corpora in via Margutta, dove conobbe Achille Perilli e frequentò Giuseppe Capogrossi. Attraverso Giulio Carlo Argan, incontrò Lionello Venturi e Nello Ponente. Sono gli anni in cui l’informale comincia a mostrare le prime crepe e subito dopo, nella prima metà degli anni Sessanta, quando l’arte programmata e cinetica si pongono in contrapposizione con l’imperante Pop Art. Aderì al “Gruppo Uno” (Biggi, Carrino, Frascà, Uncini, Pace) che riporta sul tappeto i procedimenti tradizionali dell’arte “ma riconsiderati – come puntualizza Argan – da un nuovo punto di vista, come mezzi di indagine”. Nel 1958 è a Parigi dove frequentò l’Atelier 17 di Stanley William Hayter, incontra Jean Paulhan e gli intellettuali e gli artisti che facevano capo alla “Nouvelle Revue Français”: André Pieyre De Mandiargues, Jean Fautrier, Jean Bazaine, Pierre Mosquelier, François Peugeot, Jacques Villon, Hans Hartung e Max Ernst. Del 1959 è la sua prima mostra personale romana, alla Galleria Appia Antica, e dei primi anni Sessanta l’interesse per la scultura di cui Nello Ponente avvertiva le novità nello “spazio generato dai rapporti mutevoli dei profilati industriali, impiegati come struttura fondamentale”. Seguiranno, nel 1962 la partecipazione alla Biennale di Venezia (dove sarà presente anche nel 1966 e nel 1976) e la frequentazione con Alberto Giacometti. Nel 1979, la mostra di Bucarest e il Cristo in ferro e marmo per Matera inaugurano un nuovo periodo nel quale prevale l’aspetto progettuale e monumentale messi in evidenza nel 1980 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, nella mostra “Arte e Critica”.

Pietro Tarasco (Matera, 1956) è incisore e pittore. La sua città natale, gli offre notevoli stimoli e suggestioni creative. Nel 1976 iniziò ad incidere le prime lastre presso la Scuola Libera di Grafica di Matera, sotto la guida dei maestri Guido Strazza e Giulia Napoleone. Dal 1976 iniziarono i suoi frequenti viaggi in Europa: dalla Grecia alla Spagna, dalla Scozia alla Scandinavia, dalla Francia alla Germania, ai paesi dell'Est dove fu attratto dal fascino e dalla magia delle citta' esotiche, come Praga fonte di ispirazione per numerosi suoi lavori, oltre che dai paesaggi, dai boschi, dagli alberi diventati elementi fondamentali nei suoi disegni. Dal 1984 partecipò a importanti esposizioni internazionali di grafica dove si è costantemente segnalato. Ha tenuto mostre personali in Italia, Svizzera e Polonia. Dal 1990, in collaborazione letteraria con Marco Marchi, ha pubblicato numerose cartelle e libri d'arte su testi di scrittori e poeti italiani del Novecento. (Tozzi, Pavese, Caproni, Luzi). Ha illustrato, inoltre, testi letterari di Sinisgalli, Nigro, De Signoribus, Ghiandoni, Lisi, Grimaldi, Modesti, Morasso e Viviani.

La mostra rimarrà aperta fino al 20 novembre 2015 e sarà visitabile tutti i giorni dalle ore 17:00 alle ore 19:00.



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