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Il fante di Tursi, successo per la mostra di Nicola Filazzola

8/10/2011

Dopo l’interessata serata di presentazione, condotta da Rocco Brancati, con gli interventi di Francesco Ottomano (Presidente Parco letterario “Albino Pierro”), di Giuseppe Labriola, sindaco di Tursi, Angelo Garbellano (assessore alla Provincia di Matera), Domenico Todaro (commissario del Parco della Val d’Agri-Lagonegrese), e dell’artista Nicola Filazzola, Casa Pierro, è stata –in questi giorni- meta di visitatori che hanno particolarmente apprezzato l’opera, intensa ed appassionata,, dell’artista ferrandinese che si divide tra il suo studio di Matera e quello di Grizzana Morandi, piccolo centro dell’appennino emiliano.
Le opere proposte nella mostra “Il Fante di Tursi” (pastelli-tempere e foto), presentata nella Città di Pierro per la prima volta, sintetizza un’intesa attività di ricerca artistica e documentale di Nicola Filazzola, non disgiunta da una approfondita denuncia storico-sociale, riferita ai “caduti lucani” nelle due guerre, attraverso la rivisitazione delle opere sorte in loro ricordo e, attraverso di esse, la conoscenza della cultura degli uomini che hanno amministrato la LucaniaBasilicata.
“Pastelli, tempere e foto” di un lungo percorso di ricerca, a volte ostacolato “da preconcette opposizioni che hanno impedito che attorno a questi monumenti si sviluppasse un ragionamento” in quanto -per l’artista- da questi bronzi e cippi “non si riceva alcuna emozione, alcun sentimento, se non quello delirante e menzognero delle classi dominanti affermatesi con il fascismo”.
Le opere sono parzialmente riprodotte nel volume dall’omonimo titolo uscito nel lontano 1999 da Grafiche Paternoster, con la presentazione di Amerigo Restucci. Da aggiungere che a Tursi
Ma perché “Il fante di Tursi”? E’ stato lo stesso artista a spiegarlo nel suo breve intervento, riportato nel libro:
“L’idea della mostra e di raccogliere in un volume, per una indagine conoscitiva, le immagini dei monumenti di guerra sorti successivamente ai due conflitti mondiali, utili alla comprensione del linguaggio e, quindi, della cultura delle classi dirigenti di Lucania, è nata dapprima come stupore: la felicità del bambino che vede allineati su un piano la quantità di giocattoli di sua proprietà. Come giocattolo, infatti, mi appare, nell’immaginazione, il monumento di Tursi. Una mattina d’autunno, a Tursi, fermata la macchina sulla piazzetta a balcone sul letto di un fiumicello eternamente in mora, mi sento additato, attraverso il riverbero caldo della luce, da un intrepido fante, proteso dal solido cemento ad attaccare e richiamare all’attacco. Da ragazzo ho visto giovani partire per il servizio di leva e tornare nel pieno della canicola. Li ricordo ad uno ad uno dentro l’enorme divisa grigio-verde: piccoli, estremamente magri, colpevoli verso le proprie famiglie, di essere stati sottratti al lavoro, ai campi. Del fante di Tursi non avevano, insomma, la pronunciata baldanza. Il pensiero, veloce, corre a Oliveto, a Banzi, a Guardia Perticara, là dove altri monumenti, altri bronzi, simili tra loro, presidiano le piazze di Basilicata. Sollecitato dalla visione delle immagini, scorro le pagine di Cervantes. Sento galoppare Ronzinate e urlare l’antico cavaliere. Perché, mi domando, i monumenti di Tursi, di Brienza e di altri paese, che in quell’istante mi fu dato di ricordare, si rivelano, nella rappresentazione, più vicini a Don Chisciotte e non a Sancio Panza, contadino-bracciante-servitore come tutti i caduti di queste terre? Mi ritrovai improvvisamente turbato e non poco, tanto che l’allegra emozione ha ceduto pian piano ad altre e più ragionate considerazioni”. La mostra resterà aperta sino al 10 ottobre dalle ore 16.00 alle ore 19.00.

Battista D’Alessandro




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