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A Montemurro il convegno Panta Rei, la Memoria dell'acqua |
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24/06/2015 | Grazie alla collaborazione tra l’Ibam del Cnr e la Fondazione Leonardo Sinisgalli, domenica 21 giugno presso l’ex Convento di San Domenico, ha fatto tappa anche a Montemurro il convegno internazionale Panta rei. La memoria dell’acqua, organizzato in maniera itinerante in Basilicata fra il 17 e il 23 giugno dall’ente di ricerca regionale, nella persona della dott.ssa Antonella Pellettieri, dallo scorso marzo membro del direttivo della Fondazione.
Il paese natale di Sinisgalli è stato il quarto, degli otto comuni - insieme a Monticchio, Matera, Nova Siri, Senise, San Severino Lucano, Latronico e Maratea –, ad ospitare questo viaggio fra le principali riserve d’acqua della Basilicata, risorsa di cui la nostra regione è ricca. La scelta di Montemurro, come ha spiegato la dott.ssa Pellettieri, è legata alla sua posizione strategica sulla Diga del Pertusillo che, sbarrando il corso del fiume Agri, ha dato vita all’omonimo lago artificiale. Le sue acque, ben 156 milioni di metri cubi, sono utilizzate per l’irrigazione dei campi, la produzione di energia, la fornitura di risorsa idrica potabile per la Basilicata e la vicina Puglia.
Da questo territorio, ha sottolineato il neopresidente della Fondazione Sinisgalli, Mario Di Sanzo, si ricavano anche altre due fonti di energia: quella eolica, con la presenza di 36 aerogeneratori a nord dell’abitato, e quella petrolifera, essendo il paese collocato fra i due maggiori giacimenti attualmente presenti in regione. Due risorse che, come emerso più volte nel corso del convegno, sono in netta antitesi fra loro, e le cui politiche di sfruttamento saranno determinanti per le sorti ambientali ed economiche non solo della Valle dell’Agri, ma della Basilicata intera.
In questo contesto, il lavoro della ricerca e dei ricercatori, che meriterebbe maggiore attenzione da parte del governo nazionale, diventa fondamentale – ha detto il Presidente del Consiglio Regionale, Piero Lacorazza – anche per ciò che concerne il recupero delle origini e il racconto delle radici più genuine del nostro passato, senza le quali non ci può essere futuro.
Proprio dal ricordo ha preso le mosse l’emozionante intervento dello scrittore e giornalista lucano Raffaele Nigro, un per-corso che dal “Basento delle storie” arriva fino al “Mediterraneo delle fughe”. La rete idrica che fa da “scheletro” al condominio barese nel quale vive, è diventato, infatti, per Nigro lo spunto per riportare alla mente le memorie dell’acqua sulla quale egli ha fondato tutta la sua narrazione: le acque dei laghi del Vulture, immagine dell’immobilità del paese d’origine, dal quale in gioventù voleva fuggire; le acque frizzanti che sgorgavano da quella terra e mettevano allegria all’agricoltore e al bestiame assetato; le acque del Basento, “sistema venoso” della Lucania, sulle cui sponde si è consumata la storia di questa regione; le acque del mare, più minacciose di quelle dolci, poiché condannano alla sete e alla siccità, ma anche teatro nel quale si consumano i drammi
dell’immigrazione, prima dall’Est Europa, poi dai Paesi africani. E così il corso dell’acqua diventa metafora del percorso della vita di ogni uomo, che “come la rugiada è destinata a sparire all’apparire dell’alba”.
Alla narrazione letteraria ha affidato il suo intervento anche il direttore della Fondazione Sinisgalli, Biagio Russo, incentrato sulla figura e l’opera del poeta-ingegnere di Montemurro, cultore delle due Muse in ogni forma possibile, dalla poesia alla matematica, dalla pubblicità all’arte, dalla prosa alla scrittura pubblicistica. Proprio l’infanzia trascorsa tra artigiani e manufatti nel piccolo borgo lucano, ha generato in lui l’amore per la tecnica, per la macchina, per la fabbrica, guardate e descritte nelle sue opere con stupore di bambino. Per Sinisgalli, tra la bottega dell’artigiano e l’arte del poeta c’è un profondo parallelismo: entrambe richiedono, infatti, fatica e sudore, tecnica e studio.
Al “reperto” di archeologia industriale si è collegato, invece, l’intervento dell’ex giornalista Rai, nonché nuovo membro della Fondazione Sinisgalli, Rocco Brancati, il quale ha proposto due suoi contributi audiovisivi su alcune opere di ingegneria idraulica legate al processo di industrializzazione della Basilicata, che trova le sue origini nell’impegno profuso da Francesco Saverio Nitti in favore del Mezzogiorno: il primo bacino idroelettrico di Muro Lucano, la turbina per la produzione di energia idroelettrica di Pescopagano, la via dei mulini tra Pescopagano e San Fele, i lavori di costruzione della Diga del Pertusillo fra il 1959 e il 1963. Con i suoi 14 invasi e una portata di 1 miliardo di metri cubi d’acqua, da un parte, e i giacimenti petroliferi presenti nel sottosuolo - che coprono il 10% del fabbisogno nazionale -, dall’altra, la Basilicata si trova di fronte a un’importante sfida: puntare sulla risorsa idrica o sull’idrocarburo?
Il dibattito nato dopo gli interventi dei relatori si è focalizzato su questo e altri spunti di riflessione, proposti dai diversi esperti presenti fra il pubblico, provenienti da centri di ricerca e atenei nazionali ed esteri. Si è parlato della necessità di sfruttare le bellezze naturali e tecnologiche del territorio in chiave turistica, ma anche di tutte le problematiche legate all’accoglienza, generate sia dall’attività di estrazione petrolifera che dalla situazione di isolamento infrastrutturale in cui versa la regione; del paradosso che nasce dal confronto con il mondo arabo, dove la risorsa petrolio è funzionale all’acquisto della risorsa acqua; di valorizzazione dei parchi letterari e delle Fondazioni culturali, anche al fine di avere ricadute occupazionali per le popolazioni locali; della grande opportunità offerta da Matera Capitale Europea della Cultura 2019 anche per i centri più piccoli della Basilicata. Gran parte di queste problematiche, secondo i relatori intervenuti, richiedono una risposta di natura politica, sia a livello regionale che nazionale. Il territorio, da parte sua, deve “continuare a combattere” e creare momenti di riflessione e confronto, anche con il coinvolgimento di altre realtà, in modo tale da poter far sentire forte la propria voce.
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