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Equitalia e Commercialisti insieme per un fisco più amico

29/04/2015

Rateizzazione delle cartelle, compensazione dei debiti tributari, transazione fiscale, crisi da sovraindebitamento e impugnazione degli atti di riscossione. Questi i temi principali trattati oggi durante il convegno organizzato da Equitalia, Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili e Fondazione nazionale dei commercialisti. Le relazioni tecniche degli esperti del settore sono state occasione per approfondire le tematiche riguardanti l’attività di riscossione, con particolare riferimento alle tutele oggi esistenti a favore dei contribuenti.
Rate a quota 29,7 miliardi. Durante il convegno, moderato dal direttore scientifico della Fondazione nazionale dei commercialisti Giovanni Castellani, sono emersi alcuni dati. Le rateizzazioni ad oggi rappresentano circa la metà dei volumi annualmente riscossi da Equitalia e si confermano lo strumento più utilizzato da cittadini e imprese per regolarizzare la loro situazione debitoria. Dal 2008 ad oggi, al netto delle revoche, risultano attivi 2 milioni 765 mila piani di rateizzazione per un importo di circa 29,7 miliardi di euro (i dati per provincia disponibili sul sito www.gruppoequitalia.it a questo link www.gruppoequitalia.it/equitalia/opencms/.content/files/it/Comunicati/Rateazioni-attive-al-24-04-2015-.pdf). Nel 2014 sono state accolte 920 mila richieste di rateizzazione per un importo che sfiora i 14 miliardi di euro. Circa 50 mila delle rateazioni accordate lo scorso anno (per un importo di 4,4 miliardi di euro), si riferiscono a piani straordinari, cioè di durata compresa tra 6 e 10 anni, che possono essere concessi in base alla legge nei casi di comprovata difficoltà legata alla congiuntura economica.

Compensazioni fiscali per 900 milioni. Equitalia fornisce assistenza ai contribuenti che vogliono effettuare la compensazione dei debiti tributari, previdenziali e assistenziali con i crediti commerciali relativi a forniture e appalti con la pubblica amministrazione. Dal 2012 ad oggi i contribuenti hanno richiesto ed effettuato quasi 900 operazioni di compensazione per un importo di 52,5 milioni di euro. Per quanto riguarda invece le compensazioni delle somme iscritte a ruolo per imposte erariali (ad esempio Irpef, Ires, Iva) mediante i crediti relativi alle stesse imposte, dal 2011 a oggi sono state registrate 470 mila operazioni per un importo di oltre 900 milioni di euro.
«Stiamo dando indicazioni ai nostri uffici affinché offrano più consulenza sulle legittime opportunità a favore dei contribuenti – ha detto il presidente di Equitalia, Vincenzo Busa che ha introdotto i lavori del convegno – In collaborazione con i Commercialisti

intendiamo rafforzare la nostra capacità di assistenza e, anche attraverso il coinvolgimento degli enti accertatori, puntiamo a stabilire con cittadini e imprese un rapporto basato sul dialogo, sulla trasparenza e sulla semplificazione».
«Nell’ottica di una fattiva collaborazione tra Equitalia e Commercialisti, di cui questo convegno è una concreta dimostrazione – ha affermato il presidente del Consiglio nazionale della categoria, Gerardo Longobardi – sottolineiamo alcuni aspetti meritevoli di attenzione. Sull’efficacia esecutiva degli avvisi di accertamento relativi alle imposte sui redditi, all’Iva e all’Irap, innanzitutto, sarebbe il caso di intervenire sull’attuale impossibilità da parte del contribuente di richiedere la dilazione del pagamento ad Equitalia prima della scadenza del termine di versamento di quanto dovuto, ossia entro il termine di proposizione del ricorso. Altra questione sul tappeto attiene alla misura dell’aggio di riscossione connesso alla morosità del contribuente, attualmente pari all’8 per cento, che assume i connotati di una sanzione impropria, specie per i debiti di rilevante importo».
«Questo convegno- ha spiegato il presidente della Fondazione nazionale dei commercialisti, Giorgio Sganga – è la prima iniziativa in cui il comitato scientifico del nostro Istituto di ricerca, con alcuni suoi componenti, assume un ruolo dinamico su tematiche inerenti l’attività professionale dei commercialisti. Un coinvolgimento attivo che segna un’innovazione rispetto ai canoni abituali dei comitati scientifici, spesso statici ed elefantiaci, che si ripeterà a breve in eventi già in programma con Ragioneria generale dello Stato e Guardia di Finanza».
VADEMECUM SU OPPORTUNITÀ E TUTELE PER I CONTRIBUENTI

Le rateizzazioni. I contribuenti hanno a disposizione condizioni particolarmente favorevoli per il pagamento a rate delle cartelle. È possibile ottenere un piano di rateizzazione ordinario a 72 rate (6 anni) oppure un piano straordinario fino a 120 rate (10 anni) in base ai criteri stabiliti da un apposito decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Si può prorogare una rateizzazione già in corso o chiederne una successiva in caso di nuove cartelle. Finché i pagamenti sono regolari, il contribuente non è più considerato inadempiente e può ottenere il Durc e il certificato di regolarità fiscale per poter lavorare con le pubbliche amministrazioni. Inoltre il contribuente che paga a rate è al riparo da eventuali azioni cautelari o esecutive (fermi, ipoteche, pignoramenti). Per debiti fino a 50 mila euro la rateizzazione si richiede con una semplice domanda senza aggiungere altri documenti (ad esempio l’Isee) necessari invece per rateizzare importi superiori. Si decade dal beneficio della rateizzazione se non si pagano 8 rate anche non consecutive. Con il recente decreto Milleproroghe (decreto legge 192/2014, convertito con modificazioni dalla legge 11/2015) è stata concessa una nuova opportunità riservata a chi per legge ha perso il beneficio della rateizzazione alla data del 31 dicembre 2014. I contribuenti interessati potranno richiedere fino a un massimo di 72 rate (6 anni) presentando la domanda entro il prossimo 31 luglio. Ci sono però alcuni limiti rispetto alle regole generali sulla rateizzazione: il nuovo piano concesso non è prorogabile e decade in caso di mancato pagamento di due rate anche non consecutive (anziché 8 rate).

Le compensazioni. I contribuenti possono pagare gli importi delle cartelle relativi a imposte erariali utilizzando in compensazione i crediti erariali (es. crediti Irpef, Ires, Iva). Inoltre la legge prevede la compensazione tra debiti tributari (dello Stato, delle Regioni e degli enti locali), previdenziali e assistenziali oggetto di cartelle di pagamento di Equitalia, di accertamento esecutivo dell’Agenzia delle Entrate e di avviso di addebito dell’Inps, notificati entro il 31 marzo 2014, con i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili relativi a somministrazioni, forniture e appalti con lo Stato, gli enti pubblici nazionali, le Regioni, gli enti locali o gli enti del Servizio sanitario nazionale. Una volta ottenuta la certificazione dei crediti dalla piattaforma informatica del Ministero dell’Economia, i contribuenti possono presentare la documentazione agli sportelli di Equitalia dove potranno definire l’operazione di compensazione.
Le sospensioni. Il contribuente può chiedere direttamente a Equitalia la sospensione della riscossione se ritiene di non dover pagare le somme richieste dagli enti creditori riportate in una cartella. Equitalia si fa carico di inoltrare all’ente stesso la documentazione presentata, evitando così al cittadino la spola tra uffici pubblici. Il contribuente può richiedere direttamente a Equitalia la sospensione della riscossione quando, ad esempio, ha già pagato l’importo richiesto, oppure è in possesso di una sentenza che gli ha dato ragione o di uno sgravio dell’ente creditore. La sospensione può essere richiesta in presenza di qualsiasi causa che rende il credito non esigibile da parte dell’ente pubblico creditore. La domanda va presentata entro 90 giorni da quando Equitalia ha notificato la cartella o il primo atto di riscossione. Ricevuta la domanda completa di tutta la documentazione, Equitalia sospende immediatamente l’attività di riscossione e chiede una verifica all’ente creditore. Se entro 220 giorni il contribuente non riceve alcuna risposta dall’ente creditore, le somme richieste non saranno più dovute.
I limiti per fermi, ipoteche e pignoramenti. La legge prevede numerose tutele per i contribuenti in debito con lo Stato e gli altri enti pubblici. Equitalia non può pignorare la prima casa di proprietà dove il contribuente risiede. Per quanto riguarda gli altri immobili Equitalia può procedere solo in caso di debiti particolarmente elevati, superiori a 120 mila euro. Per garantire il credito da riscuotere, Equitalia può iscrivere ipoteca sugli immobili ma solo nei confronti di chi ha debiti complessivamente superiori a 20 mila euro. Sempre a garanzia del credito dei vari enti accertatori, Equitalia può disporre il blocco dei veicoli intestati al debitore tramite iscrizione del fermo amministrativo, tuttavia nessun fermo può essere iscritto se il debitore dimostra che il veicolo è necessario per lo svolgimento della professione, dell’attività di impresa oppure è utilizzato per finalità assistenziali. Nel caso di pignoramento di stipendio o pensione, la quota pignorabile procede per gradi per salvaguardare le necessità dei contribuenti con meno disponibilità economica. Si parte da un decimo per stipendi/pensioni fino a 2.500 euro, pertanto l’importo pignorabile è al massimo 250 euro al mese. Se lo stipendio o la pensione sono più elevati, allora aumenta anche la quota pignorabile (un settimo per importi compresi tra 2.500 e 5.000 euro fino ad arrivare a un massimo di un quinto se

si superano i 5 mila euro mensili). Nel caso di pignoramento di somme depositate sul
conto corrente del debitore, non è comunque possibile includere l’ultimo stipendio o pensione affluiti sul conto, che resta nella piena disponibilità del contribuente.




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