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L. Napoleoni “ISIS lo Stato del terrore, chi sono e cosa vogliono le milizie... |
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25/04/2015 | Nel libro di Loretta Napoleoni “ISIS lo Stato del terrore, chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche che minacciano il mondo”, pubblicato nel 2014, si parla dell’ascesa al potere del gruppo armato che nel giugno dello stesso anno, ha assunto il nome di Stato Islamico è stata rapida e, fino a non molto tempo fa poco nota. Negli ultimi anni quest’organizzazione ha cambiato spesso nome e nella sua versione originale in inglese è stato usato il termine idi Stato Islamico in quanto essa è la definizione più recente che il gruppo ha dato di se stesso, ed è probabile che così continuerà ad essere conosciuto, e l’espressione “Stato Islamico” comunica un messaggio molto più realistico rispetto a Isis o Isil.
Questo messaggio corrisponde alla determinata volontà di portare a buon fine la costruzione della versione contemporanea del Califfato. Usare sigle meno precise a scopi propagandistici, per esempio per occultare la vera natura dello Stato Islamico, non aiuterà a far fronte all’attuale minaccia. Al contrario, molto probabilmente, ci impedirà ancora una volta di sviluppare una strategia ad hoc in grado di
portare una volta per tutte la pace in Medio Oriente. Nella versione italiana, tuttavia, il termine Isis è spesso usato quale sinonimo di Stato. Per la prima volta dalla fine della Prima guerra mondiale un’organizzazione armata sta ridisegnando la mappa
del Medio Oriente tracciata da francesi e inglesi. Combattendo una guerra di conquista, lo Stato Islamico (Is), già noto come Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (al Sham), ossia Isil o Isis, sta cancellando i confini fissati nell’Accordo Sykes-Picot formulato nel 1916. Oggi la bandiera nera e dorata dell’Isis sventola su un territorio, più vasto del Regno Unito o del Texas, che va dalla sponda mediterranea della Siria fino al cuore dell’Iraq: l’area tribale sunnita.
Dalla fine di giugno 2014 questa regione è nota come “il Califfato”,1 una denominazione che aveva cessato di esistere nel 1924, in seguito alla dissoluzione dell’Impero Ottomano per mano di Atatürk. Nello Stato Islamico, come precedentemente in al Qaeda, molti osservatori occidentali vedono un’organizzazione
anacronistica che vorrebbe riportare indietro le lancette dell’orologio.
Quel che distingue l’organizzazione da ogni altro gruppo armato che l’ha preceduta – compresi quelli attivi durante la Guerra fredda – e quel che ne spiega l’enorme successo sono la sua modernità3 e il suo pragmatismo. La leadership sembra comprendere con una lucidità inedita i limiti che un mondo globalizzato e multipolare impone alle potenze contemporanee. Per esempio, lo Stato Islamico ha intuito che un intervento straniero congiunto simile a quello attuato in Libia o in Iraq, non sarebbe mai stato possibile in Siria.
Sulla base di questa analisi, la leadership ha sfruttato a proprio vantaggio, per di più passando quasi inosservata, il conflitto siriano – versione contemporanea della guerra per procura, dove sono schierati numerosi sponsor e gruppi armati. Mirando a un cambiamento di regime in Siria, paesi come il Kuwait, il Qatar e l’Arabia Saudita hanno attivamente foraggiato una pletora di organizzazioni armate, delle quali l’Isis è soltanto una. Tuttavia, anziché combattere la guerra per procura degli sponsor, lo Stato Islamico ha usato il loro denaro per impiantare i propri capisaldi territoriali in regioni economicamente strategiche, in contrasto con la retorica talebana, e nonostante il modo barbaro in cui tratta il nemico, lo Stato Islamico sta diffondendo un potente, e in parte positivo, messaggio politico nel mondo musulmano: quello del ritorno del Califfato, l’età dell’oro dell’Islam. Questo messaggio arriva in un momento di grande destabilizzazione in Medio Oriente, con la Siria e l’Iraq in fiamme, la Libia sull’orlo di un nuovo conflitto tribale, l’Egitto irrequieto e dominato dall’esercito, e Israele ancora una volta ai ferri corti con i palestinesi di Gaza..Le sommosse dell’ultimo decennio e lo Stato Islamico sono due prodotti dell’attuale disordine di un mondo multipolare, un fenomeno che è andato prendendo forma sin dalla fine della Guerra fredda. La Primavera araba e lo Stato Islamico, in particolare, sono un moderno Giano: due risposte allo stesso problema, quello di una leadership mediorientale corrotta. fredda. La Primavera araba e lo Stato Islamico, in particolare, sono un moderno.
Biagio Gugliotta.
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