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L'anima della storia di Terranova di Pollino in un libro di Pasquale Tufaro |
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22/04/2015 | Ogni paese, alla stregua di ciascuno dei suoi abitanti, presenta un volto e un'anima, che lo rendono vivo, dando alla sua profonda essenza una conformazione peculiare, esclusiva. Il volto di una città è rappresentato dalla realtà superficiale che appare agli occhi di chi la ammira ed è, per sua stessa natura, effimero, mutevole. La sua anima, invece, è il frutto della sua Storia: espressione dei volti e degli avvenimenti che si sono succeduti, del tempo trascorso e dei cambiamenti naturali e antropici che si sono avvicendati. Ogni popolo avverte, in maniera naturale e spontanea, l'esigenza di scoprire la propria anima, la "città invisibile" sottesa alla realtà in cui vive, per evitare di essere abbagliato da una superficiale e distorta osservazione del suo volto apparente, che ne offusca negativamente la sua identità autentica.
Anche Terranova di Pollino, grazie a diversi validissimi contributi di ricerca storica, sta, lentamente, riscoprendo la sua anima nascosta e, per certi versi, dolosamente distrutta ( si pensi al terribile incendio che la notte di San Silvestro del 1944 ha cancellato l'archivio storico comunale, lasciando il piccolo paese senza una completa identità storica ufficiale).
Ultimo, in ordine cronologico, è il prezioso lavoro offertoci dal professor Pasquale Tufaro con il libro "Terranova nel '900 - Storia e ricordi", edito da 'Archivia'. Un percorso, ricco di racconti e di immagini, che ricostruisce la storia del piccolo Paese alla pendici del Pollino. Il punto di partenza dell'attenta panoramica degli avvenimenti è il 1936, chiave di volta nella storia socio economica del piccolo borgo. In quell'anno memorabile, infatti, un industriale boschivo campano, Don Alfonso Siani, decide di investire in un progetto di disboscamento a Terranova. È la grande svolta economica e demografica. La popolazione raggiunge il picco storico di 2660 abitanti (al 30/04/1936). Nonostante la triste parentesi della II guerra mondiale, che ha presentato il suo drammatico bilancio anche alla comunità terranovese con il sacrificio, sul campo, di 26 valorosi suoi figli, Terranova vive il suo momento d'oro, almeno dal punto di vista economico e politico. Nel dopoguerra, le attività commerciali e le botteghe artigiane si moltiplicano. L'economia si sviluppa straordinariamente. Sotto il profilo politico, la cittadinanza dà segnali di una straordinaria volontà di cambiamento: prima con la convinta e corale scelta della Repubblica in occasione del Referendum del 1946 (al contrario di quanto avvenne in altri paesi meridionali) e poi con l'acclamazione plebiscitaria a sindaco del socialista Antonio Castellano. Vicende politiche che diventano ulteriormente intriganti nel periodo a cavaliere tra il 1952 e il 1970 con l'acceso scontro politico tra "due leder carismatici", Giacomo Fasiello e Carmine Guaragna, dei quali l'Autore ci delinea un prospetto completo.
Il professor Tufaro, nel suo viaggio nella memoria, tra immagini e ricordi, ha saputo magistralmente ricostruire l'anima della nostra Terra. L'Autore ci ha condotto lungo sentieri nascosti, attraverso un mondo che molti di noi, per ragioni anagrafiche,non hanno direttamente conosciuto ma che inevitabilmente ci appartiene ed è parte integrante e costitutiva del nostro essere. Un viaggio straordinario,dunque, in un 'piccolo mondo antico', "serrato negli usi e nei costumi, (talvolta) negato alla Storia e allo Stato' ( direbbe Carlo Levi), ma sicuramente caratterizzato, oggi come ieri, dalla genuina e recondita autenticità che è propria delle piccole cose e che è riscontrabile nei gesti spontanei e naturali della laboriosa ed umile gente di queste terre. Sfumature cangianti di una ricca quotidianità che conserva, nel suo essere immutato (quasi rassegnato o, addirittura, indifferente all'evolversi della Storia) il genotipo dell'anima di un popolo; proprio come ci rammenta il grande Italo Calvino nelle sue straordinarie "Città Invisibili": in verità 'una città non dice il suo passato, lo contiene, come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, in ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole'.
Ecco,dunque, che il primario e nobile compito di chi si appropinqua a raccontare la storia di una città appare chiaro: raccogliere i frammenti nascosti negli intagli della sua quotidianità; 'squarciare' maieuticamente " il velo di Maia' che avvolge il volto di una città, traendone fuori la sua essenza nascosta in ogni suo elemento e facendo comunicare, così, ammirevolmente le generazioni, vincendo la distruttiva macchina dell'oblio e della dimenticanza. Questo, dunque, ha fatto magistralmente nella sua opera il prof. Tufaro: ha recuperato nella memoria i fatti e i volti di un popolo, li ha analizzati, ne ha raccolto l'essenza, li ha alchemicamente tessuti regalandoci così un ulteriore e preciso quadro della Storia della nostra Terra, ossia (per riprendere l'immagine metaforica ma pregnante di un grande filosofo contemporaneo), ci ha fatto generosamente dono di un frammento importante di quella preziosa "bobina intessuta di fatti e persone" che raccoglie insieme ciò che è stato, ciò che è e ciò che per sempre sarà: la Storia.
Mario Golia |
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