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”Vota Destra” – Storia delle destre nell’Italia repubblicana |
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18/04/2015 | Il libro”Vota Destra” – Storia delle destre nell’Italia repubblicana sottolinea che Il rapporto fra le destre e la Repubblica italiana è stato notoriamente
assai problematico. Anche perché entrambi i protagonisti del rapporto sia le destre sia la Repubblica, hanno assunto nel tempo una configurazione piuttosto complessa
Lo spazio pubblico repubblicano è stato strutturato dall’interazione fra due meccanismi largamente concorrenziali di legittimazione/delegittimazione, inclusione/esclusione: l’antifascismo e l’anticomunismo.
Quello com’è ovvio tendenzialmente chiuso, questo invece tendenzialmente aperto sulla destra. A complicare ulteriormente la situazione, sia l’anticomunismo sia l’antifascismo sono stati a loro volta degli oggetti ideologici tutt’altro che univoci e coerenti. Il primo oltre ad articolarsi lungo la frattura fra la dimensione nazionale e ed internazionale, chi era ostile all’Unione Sovietica non lo era obbligatoriamente anche al Partito comunista italiano, ha anche mostrato gradi differenti di intensità.
Per capirci. C’era chi per arginare un presunto o reale pericolo comunista era disposto ad allearsi con chiunque, violare la legalità repubblicana o perfino tentare un colpo di Stato, e chi invece era fermamente convito che la lotta anticomunista fosse condotta restando dentro i confini della democrazia.
L’antifascismo nelle sue declinazioni moderate si è mantenuto ancorato a una nozione storicamente determinata e circoscritta di fascismo: ha condannato il regime in vigore in Italia dal 1922/25’ al 1943/45 si è opposto a chiunque vi si richiamasse e intendesse ricrearlo o crearne uno analogo. Nelle sue declinazioni più radicali, però ha attribuito al fascismo dei caratteri ben più ampi ed indeterminati includendovi, oltre al fascismo ed al neofascismo storici di volta in volta, in tutto o in parte, la monarchia e l’Italia liberale un certo tipo di capitalismo o il capitalismo tout court, le disuguaglianze sociali e l’economia di mercato, il clericalismo della Chiesa cattolica ecc.
Oltre a essere degli artefatti ideologici piuttosto complessi tanto in se tessi quanto nel loro interagire l’uno con l’altro, poi l’antifascismo e anticomunismo si sono modificati ed hanno visto modificato il loro peso storico, nelle diverse stagioni della vicenda repubblicana.
.Il punto di svolta più importante come quasi tutti i saggi contenuti in questo volume è rappresentato dal primo semestre del 1960. Il secondo governo Segni, monocolore democristiano nato nel febbraio del 1959 e tenuto in vita dai voti delle destre in assenza di un accordo politico esplicito, viene fatto cadere un anno dopo dal Pli di Giovanni Malagodi, convinto che la Dc stia in realtà prendendo tempo allo scopo di preparare l’apertura a sinistra.
Il governo Tambroni, monocolore monocolore democristiano formatosi in seguito ad una crisi molto complessa e prolungata e votato dal Movimento sociale, è considerato da molti nella Dc a partire dal segretario Aldo Moro, come una soluzione inevitabile anche, se non soprattutto, perché consente di evitare un accordo politico di Centro Destra “pulito” (ossia senza il Msi) fra Dc, monarchici e liberali.
L’apporto non contrattato della destra estrema, insomma, serve a impedire
che si debba ricorrere all’apporto (contattato della destra moderata: una
soluzione quest’ultima politicamente assai più onerosa, e che per altro
rischierebbe di funzionare, consolidarsi e durare nel tempo. Nel luglio del
1960 infine il governo Tambroni cade a seguito dei moti di piazza e lascia
il posto a un gabinetto Fanfani “di pacificazione” destinato a rivelarsi
l’anticamera del centrosinistra.
Biagio Gugliotta.
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